La Nuova Evangelizzazione
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 42/2012
Tutti noi abbiamo ormai ben presente il fatto che l’anno pastorale da poco iniziato coinciderà con l’Anno della Fede indetto dal Papa nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e nel ventesimo dalla pubblicazione del ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’.
Ciò che, paradossalmente, è assai meno scontato, è l’individuazione dei reali destinatari di questo anno pastorale 2012/2013.
Allorquando il pontefice scriveva il motu proprio ‘Porta fidei’, non pensava infatti, in primo luogo, ai ‘lontani’, bensì ai fedeli laici.
Questo perché, mentre i non credenti sono sempre esistiti e, purtroppo, sempre esisteranno, qualcosa è invece cambiato in noi battezzati.
Che cosa?
A questa e ad altre domande altrettanto cruciali ha cercato di dare risposta Don Andrea Brugnoli (conosciuto per essere stato l’ideatore del progetto ‘Sentinelle del Mattino’), primo relatore, nella serata di lunedì scorso, nel Corso Diocesano di formazione ‘Gesù è il Signore: per una fede annunciata, testimoniata e vissuta’, che si svilupperà lungo cinque lunedì consecutivi presso la chiesa dei SS Simone e Giuda.
Ciò che di nuovo c’è, dopo che per tanti secoli il tessuto sociale, in particolare nell’Occidente, si era mantenuto omogeneo, in quanto ‘uniformemente’ cristiano, è che la fede è divenuta sempre più un mero dato anagrafico, non più esistenziale.
Per porre rimedio a questa situazione, che mina fin dalle fondamenta il nostro mandato di battezzati (il dovere, cioè, di annunciare Cristo ai nostri fratelli, vicini e lontani), Benedetto XVI auspica un’intensificazione della riflessione sulla fede dalla quale possa scaturire una nuova e più credibile forma di testimonianza.
Il nostro problema, quindi, non sono i ‘pagani’, gli atei. Se così fosse, infatti, che cosa avrebbero dovuto dire i primi cristiani, circondati come erano, da una realtà della quale tutto poteva dirsi, fuorchè che fosse cristiana?
Erano tempi, quelli, nei quali il solo fatto di chiamarsi cristiani, era motivo sufficiente per essere condannati a saziare l’appetito delle belve del circo.
Eppure essi hanno cambiato il mondo. Pur consapevoli di essere niente più che indegni strumenti nelle mani di Dio, i nostri predecessori hanno sperimentato l’oggettiva potenza ed efficacia dell’annuncio di Cristo, Figlio di Dio venuto nel mondo per guadagnarci la vita eterna. E tutto questo, semplicemente perchè essi ‘credevano’ veramente.
La Verità, quella con la maiuscola, colma le nostre insufficienze.
Nel corso di una notte di tanti secoli fa, Gesù spiegò a Nicodemo che la vita eterna è per coloro che credono nel Figlio, mandato da Dio agli uomini proprio perché essi non si perdano.
Dopo duemila anni nulla è cambiato. La salvezza risiede sempre nella fede in Lui, che è lo stesso ieri, oggi e sempre.
Siamo noi ad essere cambiati. Abbiamo perduto buona parte di quella Fede che è l’unica cosa di cui necessitiamo per poter trasmettere il messaggio che Egli ci affidò allora e che ancora oggi ci affida.
Torniamo ad inginocchiarci per incontrarLo e, ripieni dello Spirito che Egli ci ha donato, torniamo ad annunciarlo al nostro prossimo.
Al resto provvederà Lui. Come sempre.
Nulla di nuovo sotto il sole.
Non a caso quando Benedetto XVI parla di ‘nuova’ evangelizzazione, non intende certo dire che si debba oggi ricorrere a chissà quali nuovi metodi e strumenti pedagogici.
No, egli si limita a chiederci di rinnovare la nostra adesione a Gesù, di voler pronunciare un nuovo, e più convinto, sì.
Sirio Stampa
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