La Notte di Natale

La Notte di Natale

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 47/2011
 
Notte di Natale
Is. 52, 7-10
Salmo 97
Eb 1, 1-6
Gv 1, 1-18
A cura di Mons. Guido Marchetti
Il Natale suscita nei cuori una gioia, un’atmosfera di familiare tenerezza: è quasi il risveglio di una poesia antica e nota, ma sempre eloquente e suggestiva.
Perfino il mondo moderno scettico, distratto e stordito dall’affollarsi di troppi messaggi, oggi per qualche momento sembra farsi attento al fascino della semplicità: la semplicità di una nascita senza splendore che però riesce a rischiarare di luce nuova e sorprendente la scena di una stalla. Noi però abbiamo ritrovato ancora una volta la strada della chiesa e siamo venuti a questo appuntamento annuale.
Percepiamo che il Natale ci offre qualcosa di ben più grande di una emozione estetica e sentimentale, che pure c’è rara e preziosa! Ci offre un evento e in esso la certezza di una ‘buona e bella notizia’.
Oggi ricordiamo e riviviamo non un mito o un’idea, ma la consistenza di un fatto!
Il fatto certo e cronologicamente situato del Signore che diventa l’Emmanuele, cioè il ‘Dio con noi’. È dunque la festa della riconciliazione tra l’umanità ribelle e il suo Creatore che nonostante tutto rimane fedele al suo originale disegno di amore. Per questo oggi gli animi, i riti, le stesse consuetudini della gente, sono pervasi di una grande gioia: una gioia che trabocca dal mondo intimo di Dio e raggiunge ogni terra, sotto ogni cielo, l’umanità intera: ‘Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: vi è nato un salvatore’. Dio è con noi: questa è dunque la ‘buona notizia’.
Oggi, con il Figlio di Dio, nasce e si accende in noi una immensa speranza, una speranza più forte di ogni paura. E una invincibile gioia torna a rifiorire sulle nostre tristezze. Più di quindici secoli fa, a una cristianità sconvolta dalle minacce e dalle atrocità dei barbari, Leone Magno parlava così del Natale: ‘Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita: una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa di questa gioia è comune a tutti ‘Gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono, riprenda coraggio il pagano perché anche lui è chiamato alla vita’.
Nell’incantevole pagina che l’evangelista Luca dedica all’avvenimento di Betlemme, colpisce l’insistenza sul particolare della mangiatoia, il solo indizio che la nascita di Gesù sia avvenuta in una stalla. In poche righe viene ricordata tre volte: ‘lo depose in una mangiatoia’; ‘troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia’; ‘trovarono il bambino che giaceva in una mangiatoia’
La mangiatoia è il segno e l’avvertimento che i più grandi prodigi divini preferiscono i mezzi più umili, quasi rivestiti di povertà e di squallore. Così siamo ammoniti che il Dio salvatore ama rivolgersi a coloro che sono ‘piccoli’: economicamente, culturalmente, socialmente. O almeno a coloro che non esitano a farsi piccoli nel loro spirito e nella loro vita, perché la potenza e la grandezza di Dio in loro possa lavorare e portarli alla ricchezza autentica.
Soprattutto la mangiatoia ci ricorda che per il Figlio di Dio, venuto per la nostra salvezza, ‘non c’era posto nell’albergo’ e in nessun altra casa di Betlemme. E dunque ci dice che prima del grande regalo natalizio del Padre celeste, c’era stato il rifiuto da parte degli uomini. Come si vede, quel Dio che si offre a tutti, che non esclude nessuno, accetta il rischio di essere rifiutato: ‘Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto’. Un rifiuto che proseguirà e condurrà colui che è nato a Betlemme fino alla condanna e alla morte di croce. Ma questo è un rischio anche nostro! È il rischio che dicendogli di no e non lasciandoci salvare da Lui, noi arriviamo a vanificare l’incredibile amore di Dio e per ciò stesso a vanificare la nostra unica vita. Allora la grazia più vera e più bella che in questo Natale possiamo e vogliamo chiedere per noi, per quanti ci sono cari, per tutti, è di saperci arrendere alla misericordia di Dio che è venuta a rivestirci, e di accogliere senza riserve colui che nel suo Natale si è fatto così amabile e così vicino.
E sarà per noi una stupenda fortuna: ‘a quanti lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome’.