
Inaugurazione della Biblioteca Peppino Impastato e Incontro con Salvo Vitale
Dal “RisVeglio Duemila” N. 22/2015
Lunedì 8 giugno alle ore 18, presso la sede della Fraternità San Damiano, nell’ex convento dei Cappuccini, in via Oberdan, 6, Ravenna, sarà inaugurata la biblioteca intitolata a Peppino Impastato, giornalista siciliano ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Interverrà all’inaugurazione Salvo Vitale, che ha attraversato lo stesso percorso politico di Peppino Impastato; a un suo libro, dedicato proprio a Impastato, è ispirato il film “I cento passi”. Salvo Vitale alle ore 20.45, terrà un incontro pubblico dal titolo “Quando vai giù al nord… cento passi ancora”. Martedì 9 giugno alle ore 20 presso la parrocchia di San Michele si terrà una cena con l’autore (per info: Daniela, 3386215630). Abbiamo intervistato padre Claudio Ciccillo, responsabile della Fraternità San Pier Damiano.
La biblioteca “Peppino Impastato” che cosa conterrà e quali saranno i suoi orari di apertura?
“Il Centro Studi Peppino Impastato raccoglie materiali video e cartacei che il Gruppo San Damiano ha raccolto in questi 18 anni di vita, a Santarcangelo di Romagna dove è nato e svolto le sue attività educative e di promozione di Cittadinanza attiva. Il Centro Studi fu tenuto a battesimo da Giovanni Impastato e Salvo Vitale in quando dedicato da sempre a Peppino Impastato. Narra le storie della gente, le domande e i misteri della nostra Repubblica, in una parola ‘la vita’ che si racconta nei libri e che cerca ascolti per diventare saggezza. Noi ci auguriamo che accanto a Gigi e ai nostri volontari ci siano tante persone soprattutto giovani che ci aiutino a custodire e coltivare questo sapere. Le aperture sono legate alla partecipazione di altri volontari che permettano di ampliare le possibilità di fruizione in modo continuativo da parte della Cittadinanza a partire dall’ autunno prossimo”.
Che significato ha la presenza di questa biblioteca per la città di Ravenna?
“I libri come i video raccontano. Nel Centro Studi Peppino Impastato ci sono narrazioni che dicono un pezzo della Storia d’Italia, le luci e le ombre della nostra Repubblica. Conoscere il passato è importante per capire l’oggi e soprattutto per tenere sveglia la memoria e l’attenzione perché la democrazia non impallidisca nel nostro Paese. Ravenna è Medaglia d’oro della Resistenza. Il Centro Studi Peppino Impastato vuole essere un punto di riferimento ulteriore nella nostra Città perché la resistenza e i suoi valori trovino un luogo in più per dirsi specie alle nuove generazioni”.
Avete deciso di intestarla a Peppino Impastato, il giornalista molto attivo nella denuncia delle attività criminali, ucciso dalla mafia; quali sono i motivi di questa scelta?
“Peppino Impastato è un cittadino che ci ha messo ‘la faccia’. Un ragazzo che si è liberato dalla cultura mafiosa e con determinazione e coraggio ha cercato di capire, di denunciare e proporre. Un ragazzo che ha capito l’importanza della cultura e della bellezza come strumento di risveglio delle coscienze. Un ragazzo che non voleva essere “un eroe” ma voce di riscatto della sua terra. Peppino ha abitato il territorio, prendendo le distanze fisiche e culturali… Quei cento passi…. Che segnano la linea di demarcazione fra la legalità e quel pensiero mafioso che addormenta le coscienze nella paura, nella rassegnazione e nell’indifferenza. Dedicare il Centro a Peppino vuol dire per noi continuare a “camminare e contare” cioè tenere vivi la Democrazia la Legalità, i Diritti, la Giustizia, la Pace offrendo un luogo di pensiero e condivisione e strumenti per informarsi e formarsi restando umani”.
La Chiesa è da sempre impegnata nella lotta contro la mafia ma, allo stesso tempo, i mafiosi mascherano i loro atti criminali dietro le loro “devozioni” religiose. Che cosa si può fare di più per dividere in modo ancora più netto la Chiesa stessa dalla mafia?
“La Chiesa ha ultimamente detto con chiarezza e coraggio l’incompatibilità tra mafia e Vangelo. Papa Francesco ha detto con ‘parresia’ che i mafiosi sono fuori dalla comunione con la chiesa. La comunità cristiana ha in sé martiri della violenza mafiosa, basti ricordare don Puglisi e don Peppino Diana. Credo che la comunità cristiana debba impegnarsi di più per saldare il cielo con la terra, il Vangelo con la Costituzione. Dissequestrare il Vangelo riportandolo per le strade tra la gente, togliendolo dal chiuso delle sacrestie dove le mafie vorrebbero che i preti rimanessero. Il Vangelo chiama tutti e ciascuno a prendere le distanze da quelle zone grigie in cui le mafie si nascondono, quel bacino di ambiguità fatto di paure, silenzi complicità, deleghe, indifferenza in cui prosperano e si riproducono”.
Anche il nostro territorio non è esente da infiltrazioni mafiose. Quali attività di prevenzione e informazione – a tutti i livelli – è possibile fare per evitare il diffondersi di questo fenomeno?
“Bisogna tenere gli occhi aperti sul territorio. Credo che sia importante la conoscenza e soprattutto la formazione. Antonino Caponnetto diceva che le mafie hanno più paura delle scuole che delle aule di tribunale perché la cultura tiene deste le coscienze. Occorre educare ed educarci alla responsabilità perché è questa la terza gamba, insieme alla legalità e alla giustizia, che tiene in piedi la Democrazia. Dobbiamo rimettere insieme le parole e le azioni, per vivere da cittadini consapevoli e non ad intermittenza circa i valori che sono a fondamento della nostra carta costituzionale. Credo che ci sia bisogno di partecipazione, di più Politica e Diritti e meno solidarietà, per ridare alla gente ciò che le spetta per diritto e che le mafie elargiscono per favore. Per dirla con Roberto Bobbio la democrazia vive di buone leggi e di buoni costumi. Dobbiamo più testa e più cuore tutti perché la Costituzione da Carta diventi carne”.
A cura di Fabrizio Casanova