02/06/2014

In Terra Santa, l’invito del Papa ai leader di Israele e Palestina

In Terra Santa, l’invito del Papa ai leader di Israele e Palestina
 
Dal ‘RisVeglio Duemila’  N. 21/2014
 
 
‘Offro la mia casa in Vaticano per pregare insieme’
 
Da venerdì 23 a lunedì 26 maggio scorsi Papa Francesco si è recato in Terra Santa. Riportiamo un commento a uno dei momenti più significativi di questa storica visita.
 
Un gesto più eloquente di tante parole: lungo la strada che lo portava alla piazza della Mangiatoia, Papa Francesco ha fatto fermare la jeep bianca, è sceso, si è avvicinato al muro di separazione israeliano e, poggiandovi la testa, si è raccolto per alcuni minuti in ‘silenziosa preghiera’. Una sosta ‘non preparata’ davanti quel muro che segna la divisione tra Israele e Betlemme, rendendo la città natale di Gesù una prigione a cielo aperto. Papa Bergoglio ha implorato ancora una volta pace e giustizia per questa terra martoriata. Poco prima, nel suo discorso al palazzo presidenziale, appena giunto in elicottero dalla Giordania, alla presenza di Abu Mazen, aveva invocato ‘il coraggio della generosità e della creatività al servizio del bene, il coraggio della pace, che poggia sul riconoscimento da parte di tutti del diritto di due Stati ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti’.
Un altro gesto doveva arrivare di lì a poco per dare una sferzata allo stallo diplomatico tra israeliani e palestinesi: una proposta ai presidenti palestinese e israeliano, Abu Mazen e Shimon Peres, ‘elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa Terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace’. Un invito, subito accettato dai due presidenti, che dovrebbe tenersi ‘in tempi brevi’ vista anche la prossima scadenza del mandato di Peres.
Pace e occupazione non possono andare d’accordo, hanno testimoniato al Papa i bambini dei campi profughi di Dheisheh, Jibrin e Aida incontrati nel Phoenix Center del campo profughi di Dheisheh, prima di lasciare Betlemme e partire per Gerusalemme, via Tel Aviv. ‘Non lasciate mai che il passato vi faccia interrompere la vita, guardate sempre avanti. La violenza non si sconfigge con la violenza, ma con la pace’ è stata la risposta di Bergoglio ‘Bisogna intraprendere sempre con coraggio e senza stancarsi la via del dialogo, della riconciliazione e della pace. Non ce n’è un’altra. Pertanto rinnovo l’appello che da questo luogo rivolse Benedetto XVI: sia universalmente riconosciuto che lo Stato d’Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto ad una patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente’. Un messaggio chiaro: ‘la soluzione di due Stati diventi realtà e non rimanga un sogno’.
 
Daniele Rocchi