In attesa della Pentecoste… il nostro roveto ardente

In attesa della Pentecoste… il nostro roveto ardente

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 21/2011
 
È in corso la Novena di Pentecoste, che si tiene tutte le sere, con inizio alle ore 20.45, nella chiesa di Santa Giustina (P.zza Duomo, Ravenna). La solenne Veglia di Pentecoste cittadina, invece, sarà sabato 11 giugno alle ore 20.45 presso la Cattedrale e sarà presieduta da Mons. Giuseppe Verucchi. In preparazione a questo importante evento, pubblichiamo la seguente riflessione.
Non so se anche voi avete desiderato ardendo nelle spine di vita, ascoltare come Mosè la voce di Dio nel roveto.
Mosè assistette a uno spettacolo meraviglioso e soprannaturale quanto insolito: un roveto sul monte Horeb (il Sinai) che, pur essendo in mezzo alle fiamme, non veniva bruciato, e, come noi siamo il roveto, così Dio Padre è il fuoco.
Il fuoco che non brucia, fuoco impossibile, fuoco divino che ci fa soffrire se dimentichi del nostro essere figli di Dio, fuoco della disperazione per il silenzio nella prova, ma fuoco che non distrugge, perche diviene misericordia, mentre Lui ci osserva attraverso i rovi di quello smarrimento umano che è così caro a Gesù Cristo, Suo Figlio e nostro Signore.
Con il passare degli anni, nel nostro esilio, i popoli si sono mescolati come si mescolarono gli Ebrei agli ‘Egiziani’, alcuni sono diventati ricchi e influenti, rispettabili e temuti, altri oppressi e allontanati, esiliati.
In tutto il mondo ci sono queste cronache.
La verità è spesso ingannata da falsi predicatori, e tutti ci identifichiamo con schemi comportamentali, ci nutriamo di immagini, nuove idolatrie, ora come allora, non vitelli d’oro, ma connessioni digitali, reti, network’. astuzie.
Ma a ben guardare, il roveto, oltre a non bruciare, illumina, come una torcia nella notte.
Si percepisce quindi meglio la profondità della nostra schiavitù di arresi al ben pensare, e, finalmente, si solleva il sipario che nasconde la superficialità con la quale maneggiamo grandi eventi della vita come nascita, morte, essere e divenire genitori.
La luce del rovo diviene così ‘Lampada ai miei passi’, dissolve la coltre nebulosa che diviene evanescente, fino a scomparire al suono e all’ascolto della Parola di Dio che ci invita alla fiducia in Lui.
‘Quando saranno nel paese dei loro nemici, io non li disprezzerò e non li detesterò fino al punto di annientarli del tutto e di rompere il mio Patto con loro, poiché io sono Hashem, il loro Dio’ (Levitico 26:44).
Fu la meraviglia suscitata da quel miracolo ad attirare Mosè verso il luogo in cui il Creatore dell’universo gli parlò per la prima volta, ed è lì davanti, che dovremmo pensare di essere a Pentecoste, per invocare la discesa dello Spirito Santo, luce dei cuori cioè delle menti, perché dentro all’immagine del roveto ardente si nasconde un significato preciso, togliamoci perciò i sandali anche noi, perché è un luogo santo ove lasciarsi incontrare dal troppo grande Amore di Dio per mezzo di Gesù Cristo, suo Figlio e nostro Salvatore.
Patrizia Maioli

 
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