Il sogno di Cavalcoli: il porto, la speranza di Ravenna
L’Amministrazione comunale ravennate di concerto con la Camera di Commercio di Ravenna, con L’Autorità portuale e con Sapir vuole ricordare, attraverso un convegno presso la sala Cavalcoli alla Camera di Commercio il 10 maggio 2013 alle 9.45, la figura di Luciano Cavalcoli in quanto protagonista indiscusso della vita economica e politica ravennate del secondo dopoguerra.
Il convegno avrà lo scopo di analizzare anche il ruolo del porto di Ravenna nel contesto globale. Al termine del convegno, alle ore 12.30, si svolgerà la cerimonia di intitolazione di Via Luciano Calvalcoli che comprenderà un tratto di strada adiacente al canale Candiano a Ravenna.
Biografia di Luciano Cavalcoli
Luciano Cavalcoli (Ferrara, 11 aprile 1905 ‘ Ravenna, 22 aprile 1991) è stato un protagonista indiscusso della vita ravennate del secondo dopoguerra.
Amministratore pubblico (prima consigliere comunale nelle file della Democrazia Cristiana, poi assessore, vice sindaco, per oltre vent’anni – dal 1951 al 1974 – presidente della Camera di commercio di Ravenna, presidente della Sapir), seppe intuire – accanto a uomini come Benigno Zaccagnini, Enrico Mattei, Giuseppe Medici – che Ravenna sarebbe potuta uscire da una isolamento quasi secolare, dovuto anche alla sua collocazione geografica e alle difficoltà di collegamento, attraverso la creazione di una struttura portuale che fosse e di supporto allo sviluppo economico e di collegamento con l’intero territorio regionale, nazionale ed europeo. E concepì fin dall’inizio il porto non come una realtà economica prettamente locale, ma come una struttura di carattere regionale e nazionale. Già nel 1959, a Bologna, nel salone del Credito Romagnolo, affermava che Ravenna doveva essere il porto dell’Emilia e proseguiva illustrando le caratteristiche peculiari del porto ravennate, costituito da un canale che si insinua entroterra e da aree attorno al canale che consentono insediamenti di carattere industriale e commerciale, intuendo il possibile sviluppo del porto di Ravenna nella direzione dell’Emilia e delle regioni industrialmente ed economicamente più avanzate. E proseguiva trattando (nel 1959!) tematiche quanto mai attuali: l’approfondimento del canale, il recupero del materiale asportato, le spese di escavazione e trasporto, la convenienza dell’investimento un volta realizzate strade, ferrovie, piazzali e attrezzature.
Cavalcoli si rendeva conto che soltanto una profonda trasformazione del tessuto economico poteva assicurare un normale trapasso di lavoratori dal settore agricolo a quelli delle attività industriali e terziarie e che si rendeva necessaria la creazione di nuovi posti di lavoro per affrontare la piaga della disoccupazione e della sottoccupazione: negli anni 1950-57, con la scoperta dei giacimenti metaniferi di Ravenna, si rilevava infatti un flusso di immigrati dalle colline e da settori marginali dell’economia provinciale verso la grande industria ravennate: le due immigrazioni, dalla collina e dall’agricoltura, pur diverse fra loro, proponevano problemi complessi. Con grande lucidità Cavalcoli affrontò il tema dell’istruzione professionale come momento imprescindibile per consentire un più equilibrato inserimento del lavoratore-contadino senza qualifica nel nuovo mondo industrializzato (nel solo 1957 si tennero nella provincia di Ravenna oltre 49 corsi a carattere industriale).
La sua visione dei problemi non era inoltre disgiunta da un’analisi più vasta sul piano nazionale ed europeo: recatosi in alcune aree industriali d’Europa (a Rheinhausen nella Ruhr e a Mannhein, cuore della grande reindustrializzazione tedesca), sottolineava che l’Europa aveva necessità di una integrazione delle economie, e, soprattutto, di una loro omogeneizzazione che rendesse forti anche quelle più deboli.
Risale al 1952 l’incontro, fondamentale, con Enrico Mattei, presidente ENI. I continui contatti portarono, il 24 aprile 1955, alla firma del contratto di acquisto dei terreni destinati all’Anic e nell’aprile 1958 vi fu l’inaugurazione ufficiale del petrolchimico.
Il 3 febbraio 1957 Giuseppe Medici, allora ministro del Tesoro, inaugura la nuova sede della Camera di commercio, in viale Farini, e prende a cuore la causa dello scalo portuale di Ravenna. Luigi Greco, tecnico di chiara fama, redigerà il progetto del porto, verrà costituito un organismo per provvedere alla costruzione delle opere interne marittime e per redigere il testo della proposta di legge da presentare in Parlamento per il finanziamento delle opere, proposta che nel 1961 diventerà legge Zaccagnini e fornirà consistenti strumenti finanziari. Sempre nel 1957 nasce la Società Sapir, mentre la Camera di commercio diventa il centro strategico delle varie operazioni e Cavalcoli l’infaticabile tessitore dei mille rapporti con le autorità locali, provinciali e nazionali.
Il 3 luglio 1971 viene finalmente inaugurato il nuovo, grande porto di Ravenna.
Di pari passo con l’iniziativa portuale, Cavalcoli si occupa delle vie di comunicazione che devono togliere Ravenna dal secolare isolamento: nel 1953 l’ente camerale assume la gestione di cantieri di lavori per i disoccupati al fine di costruire i sette chilometri della strada litoranea da Porto Corsini a Casalborsetti che consentirà in seguito la nascita della località balneare di Marina Romea. Altri interventi camerali promuovono la costruzione del raccordo semi-anulare e del raccordo autostradale A14 bis per favorire i collegamenti con Bologna e con l’hinterland portuale.
A Cavalcoli va inoltre riconosciuta una costante azione a favore della creazione in Italia di un sistema di navigazione interna collegata al mare tramite il porto di Ravenna e decisivo fu il suo ruolo nella realizzazione del nuovo acquedotto di Ravenna, che utilizzava l’acqua del Reno tramite la canaletta Anic.
Alla sua lungimirante capacità progettuale e alla sua intelligenza, incisiva e concreta, la nostra città deve davvero moltissimo.