31 Ottobre 2013

Il pellegrinaggio in Terra Santa

Il pellegrinaggio in Terra Santa
 
     
Dal 3 al 10 ottobre scorsi si à realizzato il Pellegrinaggio in Terra Santa, ai monasteri del deserto e a Petra, promosso dall’Ufficio Viaggi e Pellegrinaggi della nostra Diocesi (via Canneti, 3, Ravenna, tel. 0544.216189).
 
Questo pellegrinaggio, a chiusura dell’Anno della Fede, nella Terra Santa e Giordania rappresenta una diversità e insieme la ricerca della spiritualità che i monasteri esprimono fin dal tempo della loro fondazione.
 
Iniziamo con la visita al Monastero di Latrun che è situato su di una salita che offre una magnifica vista sulla valle di Ayalon, dove Dio arrestò il corso della luna. Latrun è un punto di sosta per viaggiatori cristiani che vanno o tornano dalla Città Santa ed è uno dei tre luoghi identificabili con il villaggio di Hemmaus. Il percorso verso il monastero, costruito nel primo Novecento dai monaci Trappisti francesi, incornicia gli splendidi vigneti da cui provengono vini e succo d’uva, e la chiesa è un’interessante fusione di stile gotico e bizantino. I monaci osservano il voto del silenzio, ad eccezione di quelli che vendono vino e olio ai visitatori. Oggi il monastero è gestito dai Benedettini.
 
Dopo la visita e la celebrazione della Santa Messa, abbiamo raggiunto Gerusalemme e subito dopo la cena ci siamo recati al muro del pianto. Fede, cultura e storia si ritrovano tutte nel Muro, in quella mescolanza che rende la terra d’Israele così unica. Venerato come l’ultima traccia del secondo Tempio, il Muro Occidentale è il sito più sacro dell’Ebraismo. Abbiamo incontrato tantissimi fedeli perché in quei giorni si celebrava la Festa delle Capanne.
 
La mattina successiva è stata dedicata tutta alla Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Nell’orto degli ulivi abbiamo visitato, partendo dall’alto: il santuario dell’ascensione, il santuario del padre nostro con visita alla grotta, il Santuario del Dominus Flevit dove Gesù pianse sulla sorte di Gerusalemme, la grotta dell’arresto e la tomba di Maria (vuota).
 
 Il pomeriggio è stato dedicato alla visita del Gallicantu, dove Pietro rinnegò Gesù per tre volte; visita al Cenacolo, alla chiesa della ‘dormitio Mariae’ e al santuario del Santo Sepolcro. Questo per me è il terzo pellegrinaggio in Terra Santa e l’incontro con il calvario mi porta a pensare a quante volte anch’io ho contribuito con le mie debolezze alla passione di Cristo e non riesco a trattenere le lacrime e a impetrare la sua misericordia. Poi quella tomba vuota aiuta a rialzarsi e a dire grazie per tutto quello che il Signore ci dona, la croce compresa.
 
Lasciamo Gerusalemme e visitiamo il monastero di San Giorgio in Kotsiba, posto a strapiombo sul canyon del Wadi Qelt, un’area desertica. Per raggiungerlo si deve percorrere a piedi l’ultimo tratto, caratterizzato da un saliscendi non particolarmente faticoso: in ogni caso, lo sforzo sarà ripagato dal paesaggio circostante e dalla visita dello stesso Monastero che ha punti panoramici davvero mozzafiato! La struttura vale una visita per le bellissime icone e pitture, per la chiesa della Vergine Maria, per il reliquiario contenete i resti dei monaci uccisi nell’attacco dei persiani nel 614, per la caverna dove visse per tre anni il profeta Elia. Pare infatti che, nonostante questo luogo fosse propizio alla meditazione e alla preghiera, lontano dagli echi peccaminosi del mondo, alcuni monaci preferissero rinchiudersi in piccole fenditure della roccia: unico contatto con gli altri confratelli, il momento del pasto, somministrato attraverso un cestino calato una volta al giorno.
 
Proseguiamo per Betlemme con la visita alla Chiesa della Natività e alla grotta della natività. Purtroppo non ci è stato possibile celebrare l’Eucarestia nella grotta della natività; abbiamo però celebrato nella vicina grotta di San Girolamo. Lasciamo Betlemme per raggiungere Gerico, la città più antica del mondo risalente e 10.000 anni prima di Cristo. Il giorno successivo visitiamo il sito archeologico di Qumran che ha ospitato gli Esseni ai quali si deve la trascrizione dei testi del Vecchio Testamento, che sono stati poi salvati dalla distruzione provocata dai Romani, ponendo i rotoli in vasi di creta nascosti nelle grotte. Lasciamo Qumran e attraversiamo la frontiera della Giordania. Prima tappa è Betania di Giordania, dove si ricorda il Battesimo di Gesù e dove abbiamo rinnovato le promesse battesimali.
 
Quindi abbiamo raggiunto il Monte Nebo sul quale Mosè salì da solo dalle steppe di Moab dove lasciò il suo popolo: dalla sommità vide la terra promessa ma non vi entrò perché morì su questo monte. Secondo alcuni rabbini, Mosè fu sepolto da Dio pertanto nessuno sa dove sia la sua tomba. Siamo stati ospiti del monastero francescano che ci ha permesso di celebrare la santa messa nella cappella privata perché la chiesa, che risale ai tempi di Giustiniano, è in restauro.
 
Raggiungiamo la città di Madaba e visitiamo la chiesa ortodossa di San Giorgio, dove si trova il più celebre mosaico bizantino che fu scoperto verso il 1890 durante la costruzione della Chiesa. Questo mosaico è stato chiamato Mappa di Terrasanta, poiché raffigura l’itinerario per raggiungere Gerusalemme attraverso oltre centocinquanta località. Il mosaico è corredato di 157 didascalie in greco, che segnano i principali siti biblici del Medio Oriente, dall’Egitto alla Palestina. In origine il mosaico era lungo dai quindici ai 25 metri e largo sei ed era formato da circa due milioni di tessere, di cui solo un terzo è giunto sino a noi. Quanto è rimasto, permette anche di datare altri edifici come la basilica del Santo Sepolcro. Infatti il mosaico, iniziato nel 543, è stato completato nel 560.
 
7 Ottobre – Petra
 
Sebbene fiumi di parole siano stati scritti su Petra, nulla è più sensazionale della vista di questo incredibile luogo. Bisogna vederlo per crederci.
Spesso descritta come una delle otto meraviglie del mondo antico, Petra è il tesoro più prezioso della Giordania e la sua maggiore attrattiva turistica. È una vasta città dalle caratteristiche uniche: i Nabatei, industriosa popolazione araba insediatasi in questa zona oltre 2000 anni fa, la crearono dalla nuda roccia e la trasformarono in uno snodo cruciale per le rotte commerciali della seta e delle spezie, grazie alle quali Cina, India e Arabia del Sud poterono entrare in contatto con Egitto, Siria, Grecia e Roma.
 
Alla città si accede attraverso il Siq, una stretta gola, dove i colori e le formazioni rocciose lasciano il visitatore a bocca aperta. Una volta raggiunta la fine, si scorge il Tesoro. Un’imponente facciata, larga 30 metri e alta quarantatre, creata dalla nuda roccia, color rosa pallido fa sembrare insignificante quello che c’è intorno. È stata scavata all’inizio del primo secolo per essere la tomba di re nabateo e testimonia il genio architettonico di questo antico popolo. Dal tesoro si procede per raggiungere Petra. Lungo tutto il percorso s’incontrano le tombe scavate nella roccia che nonostante i terremoti sono rimaste intatte. All’inizio della città si trova un teatro risalente ai romani che può ospitare fino a 3000 spettatori. La tomba più grande, adiacente alla città, è stata trasformata ai tempi dei bizantini in una chiesa, dove si vedono ancora i resti, ma la cosa più incredibile è vedere le pareti e il soffitto che sembrano dipinti con i colori più svariati dal bianco, celeste, rosso e così via: il tutto è opera della natura.
 
Nel percorso incontriamo tante bancarelle che propongono souvenir prodotti dal popolo che abita queste zone. Il nostro viaggio in Giordania termina qui e ci dirigiamo ancora verso Gerico, dove saliamo con una modernissima funivia al monastero della Quarantena, dove la tradizione dice che Gesù, dopo il battesimo nel giordano, si rifugiò e qui il demonio lo tentò per due volte. Il monastero è gestito da monaci greco-ortodossi. Visitiamo le grotte e in una di queste vi è una pietra in cui la devozione vuole che si sia seduto Gesù. Il silenzio del monastero ci invita alla preghiera, a meditare, nel nostro deserto personale, le nostre povertà e ad affrettarci verso la pasqua di resurrezione attraverso la fede e l’amore. Discesi dal Monastero della quarantena facciamo una sosta al mar Morto dove ci tuffiamo per la delizia della pelle e per provare la sensazione di galleggiare pur non sapendo nuotare. Ci dirigiamo poi a Masada. Era inizialmente il palazzo di Erode il Grande che tra il 37 a.c e il 31 a.c. la fece anche fortificare. Nell’anno 70- caduta Gerusalemme, vi trovarono rifugio gli ultimi strenui ribelli, Zeloti. Dopo un lungo assedio, guidati da Lucio Flavio Silva, i Romani riuscirono a costruire un imponente terrapieno (ancora oggi visibile) che consentiva alle torri di assedio di arrivare sotto le mura per sgretolarle con gli arieti.
 
Tuttavia, poco prima che ciò avvenisse, nell’anno settantaquattro gli assediati misero in atto un’azione rimasta unica nella storia; quando i soldati romani vi entrarono senza trovare resistenza davanti ai loro occhi trovarono solo un’orrenda ecatombe: il suicidio collettivo della comunità ebraica. Fu trovato uno scritto che diceva: ‘meglio morire liberi che vivere da schiavi’.
 
Tale gesto, incomprensibile per noi, è per gli ebrei esempio di forza e per molto tempo Masada è stato il luogo in cui prestavano giuramento i militari.
 
Al mattino successivo raggiungiamo l’antica città di Avdat di cui rimangono le vestigia.