27 Giugno 2013

Il mandato missionario di Sofia, Simona e Victoria

Il mandato missionario di Sofia, Simona e Victoria
 
Dal ‘RisVeglio Duemila’  N. 25/2013
 
L’evento si è svolto nella Parrocchia di Ponte Nuovo
 
Commentiamo la consegna del Mandato missionario a tre giovani, svoltosi sabato 8 giugno nella Parrocchia di Ponte Nuovo.
 
Fuori l’allegro vocio dei tanti bambini che si rincorrevano felici, intrecciando suoni, facendo brillare sorrisi e amorevolmente seguiti da insegnanti e genitori che si erano raccolti per celebrare, con un momento di convivialitภla fine dell’anno scolastico.
Nella sala parrocchiale un piccolo gruppo di giovani donne che avevano risposto all’invito di don Stefano, che voleva salutarle a nome di tutto il Centro missionario, in vista della loro partenza per le Missioni in Perù e Kenia, con mandato Missionario del Vescovo.
Sofia, Simona, Victoria hanno risposto con slancio alle domande.
Possiamo chiedere una vostra breve presentazione?
Sofia Brina è di Ravenna, ha 19 anni ed ha terminato il Liceo socio-psico-pedagogico. Simona Felletti è nata a Lugo ed ha 22 anni, proviene da Longastrino. Ha frequentato il Liceo a Lugo e poi la facoltà di Chimica a Ferrara. Victoria Marino è nata a San Lorenzo ( Lugo) ed ha 20 anni. Ha frequentato il Liceo a Lugo, dove è diventata amica inseparabile di Simona, ora è iscritta a Medicina.
 
Qual è stato il percorso che vi ha portate a fare questa scelta?
Sofia dopo la Comunione e la Cresima a Sant’Antonio ha conosciuto i ragazzi che operavano nell’Oratorio di Don Bosco. Ai momenti di gioco si alternavano ore di formazione, in cui si parlava di povertà e di carità e la realtà missionaria si faceva presente attraverso le testimonianze. Victoria ha avuto la fortuna di conoscere un’associazione di Faenza, l’AMI. Ha iniziato a partecipare agli incontri che si tenevano una volta al mese, sempre in una sede diversa. Simona ha incontrato i ragazzi del gruppo del Mato Grosso e della Caritas, aderendo alle loro iniziative; per tutte e tre questi contatti sono serviti per sollevare lo sguardo da quella quotidianità fatta di gesti abituali, di azioni che si svolgono lungo binari già segnati dalla vita in famiglia e nel paese. Nelle loro anime si andavano sempre più fortemente ravvivando le immagini di lidi lontani ad attenderle. A poco a poco, sentendo parlare di tanti missionari che con caparbia generosità continuavano a donare la loro vita, si sono rese conto che dentro di loro stava avvenendo un lavorio che le stava formando e le spingeva verso una certa direzione’.
 
Come avete preso coscienza di questo desiderio? Avete trovato difficoltà nel manifestare quella che potremmo chiamare, con una parola che oggi si usa troppo poco e che molti specialmente fra i giovani, fanno fatica a sentire: Vocazione?
All’inizio, per Simona e Victoria, c’è stata esitazione a parlarne, prese da una specie di timore davanti a cose grandi. Si sono incoraggiate a vicenda e non hanno trovato opposizione da parte dei genitori, tant’è che Victoria ha già fatto un’esperienza in Tanzania. Sofia ha dovuto affrontare qualche resistenza in famiglia ma ha prevalso la fiducia nella sua determinazione di mettersi a disposizione per dare un piccolo ma sentito contributo.
 
Qual è la motivazione che accomuna le vostre scelte?
La necessità di guardare attorno a noi, di  ‘Andare fuori le mura’, di ‘Enucleare dal superfluo le cose che contano e non demordere’, hanno risposto praticamente in coro I mezzi di informazione, la scuola ove ci siano dei docenti sensibili, il contatto con i gruppi missionari, hanno dato loro la coscienza di trovarsi davanti ad un mondo profondamente ingiusto e carico di sofferenza e di morte.
I giovani devono darsi il coraggio di educarsi alla missione non rassegnandosi a una vita protetta, ma rispondendo a una chiamata, senza soffocarla, quando l’hanno avvertita.
 
Cosa metterete nel vostro zaino? Qual è lo spirito con cui partite?
‘Poche cose che ci servono per vivere una vita povera, facendoci povere, stando fra la gente, condividendo i loro miseri pasti (fagioli, riso, patate) cercando di non sprecare nessuna ora, per aiutare i malati e gli orfani, leggere negli occhi i bisogni ed agire nella semplicità del quotidiano’. Queste partenze non sono la conclusione di un percorso, ma trampolino di lancio per scelte future ed altruiste.
A tutte loro il nostro pensiero e l’augurio al loro ritorno, di testimoniare serenamente e gioiosamente la speranza. ‘Perché il cammino della Chiesa ha bisogno anche dei nostri piedi’.
 
Anna Martino