Il frutto della vita è la gloria del Padre

Il frutto della vita è la gloria del Padre

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 11/2012
 
Domenica 25 marzo
V di Quaresima
2 Cr 36, 14-16
Salmo 136
Ef 2, 4-10
Gv 3, 14-21
Commento a cura di Don Christian Cerasa, Parroco di San Vittore
 
Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto. Il centro della frase non è il morire, ma il molto frutto. Lo sguardo del Signore è sulla fecondità, non sul sacrificio. Vivere è dare vita. Non dare, è già morire. Tuo è solo ciò che hai donato. Come accade per l’amore: è tuo solo se è per qualcuno.
Un chicco di grano, il quasi niente: io non ho cose importanti da dare, ma Lui prende questo quasi niente e lo salva, ne ricava molto frutto. Sarò un chicco di grano, lontano dal clamore e dal rumore, caduto nel silenzio, seminato giorno per giorno, senza smania di visibilità e di grandezza, nella terra buona della mia famiglia, nella terra arida del mio lavoro, nella terra amara dei giorni delle lacrime. Chicco di grano che prendi in mano e sembra una cosa morta, una cosa dura e spenta, mentre è un nodo di vita, dove pulsano germogli. Così è ogni uomo: un quasi niente che però contiene invisibili e impensate energie, un cuore pronto a gemmare di pane e di abbracci.
Chi vuole lavorare con me, mi segua. Seguire Cristo, unico modo per vederlo. Per rispondere alla richiesta che interpella ogni discepolo: vogliamo vedere Gesù. L’unica visione che ci è concessa è la sequela. Come Mosè che vede Dio solo di spalle, mentre passa ed è già oltre, così noi vediamo Gesù solo camminando dietro a lui, rinnovando le sue opere, collaborando al suo compito: portare molto frutto.
Gesù, uomo esemplare, non propone una dottrina, realizza il disegno creatore del Padre: restaurare la pienezza, la gloria dell’umano. Gloria dell’uomo è il molto frutto di vita, gioia, libertà. Gloria di Dio è una terra che fiorisce, l’uomo che mette gemme di luce e di amore.
L’anima mia è turbata, Padre salvami. Mi possono togliere tutto il Vangelo, ma non i turbamenti di Gesù, il suo amore inerme e lucido, il suo amore inerme e virile insieme. Mi danno tanta forza come per un uomo trovare un tesoro. Perché mi dicono che ha avuto paura come un coraggioso, che ha amato la vita con tutte le sue fibre; che non è andato alla morte col sorriso sulle labbra, ma con un atto di fede.
Poiché è uomo di carne e di paure, e ama a tal punto, in Lui splende la gloria del Padre e la gloria dell’uomo. Innalzato, attirerò tutti a me.
Alto sui campi della morte, Gesù è amore fatto visibile. Alto sui campi della vita, è amore che seduce. E mi attira, dolce e implacabile, verso la mia casa, verso la mia gloria, verso il molto frutto.