una vera esperienza di sinodo
della Chiesa italiana
Dal “RisVeglio Duemila” N. 43/2015
L’esperienza fatta anche dalla nostra delegazione di Ravenna Cervia (Vescovo, un presbitero, laici uomini e donne) è stata ricca di grazie e di entusiasmo. “Un cammino sinodale, che ci ha fatto sperimentare la bellezza e la forza di essere parte viva del popolo di Dio” (Bagnasco). La Chiesa come Corpo, l’abbiamo vissuta nelle celebrazioni, nell’incontro col Papa, nelle assemblee, nei piccoli gruppi di lavoro. Una bella esperienza di comunione che ci ha spinti a sentirci ancor più responsabili gli uni degli altri; anzi ad andare oltre la comunità cristiana per raggiungere anche le persone più lontane, poiché “non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere” (Papa Francesco a Prato)
L’incontro col Papa ci ha confermato che la sua proposta è far assumere uno stile sinodale non solo alla Chiesa universale ma a tutte le chiese particolari. Anche noi dunque ci portiamo a casa il desiderio e l’impegno di assumere uno stile sinodale nella nostra Chiesa diocesana: stabilendo relazioni tra persone e tra comunità, tra organismi e associazioni, tra consacrati, laici, clero, movimenti, che siano segnate dal dialogo, dal confronto, dalla ricerca di collaborazione perché il camminare insieme richiede di adattarsi allo stesso passo con pazienza, di andare nella stessa direzione superando le diversità di posizioni, di ascoltarsi e conoscersi per condividere le risorse umane e spirituali lungo il cammino. Spesso le nostre comunità invece camminano in parallelo senza preoccuparsi troppo del cammino degli altri. Diventare Chiesa in uscita senza paure, Chiesa che annuncia con le opere e le parole, Chiesa che educa e trasmette la centralità di Cristo, Chiesa che abita e trasforma la città, e che trasfigura tutto nella preghiera, richiede una grande impegno di conversione. Il Papa ci ha indicato tre atteggiamenti positivi per raggiungere questo obiettivo che ci umanizza e ci santifica: l’umiltà, il disinteresse, la gioia (beatitudine). Ci ha esortati a prendere il largo con coraggio e a innovare con creatività, nella compagnia di tutti coloro che sono animati da buona volontà.
Dopo aver messo in guardia dalla tentazione di voler pianificare tutto in maniera astratta e da quella di una fede rinchiusa nel soggettivismo, ha raccomandato “a tutta la Chiesa italiana l’inclusione sociale dei poveri e la capacità di incontro e di dialogo per favorire l’amicizia sociale nel Paese, cercando il bene comune”.
E alla fine: “In ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni”. Questo sarà il nostro compito nei prossimi tempi: raccogliere tutti gli spunti del Papa, modellare la nostra azione pastorale sugli atteggiamenti evangelici del missionario, accogliere e approfondire le cinque vie che mettono la Chiesa in stato di missione permanente.
+Lorenzo Arcivescovo