6 Giugno 2013

Il 40° della Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII

Il 40° della Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII
 
Dal ‘RisVeglio Duemila’  N. 22/2013
 
La Repubblica italiana è fondata sul lavoro, ma bisogna ampliare quel titolo della Costituzione e scrivere che è fondata anche sulla famiglia’. Così Giovanni Paolo Ramonda, Responsabile Generale della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, durante l’intervento introduttivo al convegno ‘Una Famiglia per Tutti’, svoltosi il 31 maggio scorso a Rimini Fiera per raccontare i ‘primi’ quarant’anni di vita di questa realtà nata da un’intuizione di don Oreste Benzi nel lontano 1973.
Ai lavori sono intervenuti ‘ tra gli altri – Stefano Zamagni, Economista e Ordinario di Economia Politica presso l’Università di Bologna, Tonino Cantelmi, Psichiatra e Psicoterapeuta, Presidente dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici e l’On. Cosimo Ferri, Sottosegretario alla Giustizia, ‘Lo Stato spenderà nei prossimi anni 14 miliardi di Euro per gli F-35, ma non ha i soldi sufficienti a pagare le rette alle Case Famiglia’, ha detto Ramonda.
‘Nel maggio 1973 sulle colline di Coriano di Rimini è nato un modo nuovo di concepire l’assistenza: dalla ‘prestazione’ alla condivisione. La rivoluzione è dare una famiglia a chi non ce l’ha. E questo non significa favorire il matrimonio fra persone dello stesso sesso, beninteso noi non siamo contro nessuno e vogliamo bene a tutti, ma vogliamo un padre e una madre perché abbiamo bisogno di una società alterocentrica. La genitorialità è il perno di questa complementarietà che è antropologicamente fondata: non c’entra niente la fede, è la natura dell’uomo che è così. La Casa Famiglia è per sua natura ambiente terapeutico, genera benessere, ognuno si sente importante, perché è amato, perché c’è qualcuno che crede in te. L’uomo non è il suo errore. Non è il suo handicap. Non è la sua malattia mentale. Non è la sua tossicodipendenza. Ci sono tanti giovani che hanno incontrato la realtà delle Case Famiglia attraverso il Servizio Civile che ora è stato gravemente penalizzato. Dico ai nostri governanti: ridateci i fondi per il Servizio Civile. Magari comprate 10 F35 in meno, ma diamo fondi a tanti giovani che possono fare un’esperienza di vita e maturare’.
Da 40 anni migliaia di bambini cerebrolesi, spastici, autistici, disadattati sociali, giovani schiavi della droga, adulti sofferenti, provenienti dal carcere, dalla strada, da tante situazioni di solitudine e disagio, anziani e malati non autosufficienti, hanno trovato una famiglia. E tutti hanno scoperto che ci si salva insieme, camminando per mano verso la stessa meta. È questa la realtà della Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, una rete di 340 Case Famiglia in Italia e nel mondo che propongono un modello diverso, inusuale, che supera l’assistenzialismo attraverso la condivisione diretta di vita con gli ultimi. Le Case Famiglia in Italia oggi sono 251. A queste si aggiungono 51 case di pronta accoglienza, 14 case di accoglienza e fraternità, 7 case di accoglienza e preghiera, per un totale di 323 strutture.  Le Case Famiglia all’estero sono 90, in 21 paesi nei 5 continenti. Più di 600 i bambini e i ragazzi di strada che ricevono ogni giorno un rifugio sicuro, materiale e affettivo.
‘Con questo convegno ‘ ha dettoRamonda, -, vogliamo ribadire la validità pedagogica ed educativa della casa famiglia. Ogni persona ha diritto a crescere in una famiglia con la coppia genitoriale del papà e della mamma, è questa la base della società civile di tutte le generazioni e le culture. La casa famiglia dà un padre ed una madre a chi ne è privo per motivi di abbandono, di handicap, di malattia mentale. In più dà la relazione con altri fratelli e sorelle in una famiglia allargata. Questo crea benessere e fiducia in sé stessi. Vogliamo ‘censire’ i risultati che in questi 40 anni ci sono stati certificati da psicologi, medici, pedagogisti, giudici e soprattutto da tante famiglie in difficoltà. Decine di migliaia di bambini con gravi handicap, adolescenti a rischio devianza, persone con malattie mentali, giovani tossicodipendenti, donne e uomini che uscivano dal carcere o che vivevano in strada hanno ritrovato realmente una famiglia e chi li sceglieva amandoli e camminando con loro. 
Vogliamo dire basta alla sperimentazione e richiedere il riconoscimento della casa famiglia con forza di legge ordinaria dello stato, una legge nazionale che definisca i requisiti essenziali e imprescindibili perché una casa famiglia possa essere una vera famiglia sostitutiva’.
Ufficio stampa convegno