
Il 2° Incontro di aggiornamento IRC
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 9/2013
Lunedì 25 febbraio, nel pomeriggio a Ravenna, nella Parrocchia di San Giuseppe Operaio, si è svolto il secondo incontro di aggiornamento per gli insegnanti di religione tenuto dalla professoressa Maria Teresa Moscato, dal titolo ‘Lo sviluppo del pensiero simbolico nella prospettiva della formazione religiosa’.
La relatrice, che come sempre ci ha coinvolti con la sua spiccata capacità comunicativa, è partita dalla distinzione tra insegnamento ed educazione.
L’educazione è un processo dinamico non controllabile, che dura circa vent’anni, fatto di interazione e relazione con tutte quelle figure significative con cui i bambini e i ragazzi entrano in contatto e che termina quando l’individuo diviene adulto e autonomo in quelle conoscenze, abilità e competenze che ogni società definisce e richiede.
L’insegnamento è invece quella categoria di azioni umane che vengono apprese, ma non per semplice trasmissione di contenuti, perché la conoscenza passa sempre attraverso la mente di chi conosce e le diversità individuali. Di più: l’insegnamento è arricchimento per chi insegna, che nello svolgere questo ruolo è chiamato a ‘ripensare’ ciò che insegna e a chi lo insegna. L’insegnamento perciò porta all’aumento e alla differenziazione delle conoscenze, nell’ottica in cui Bruner lo definisce ‘il segreto dell’homo sapiens’.
La dottoressa si è poi soffermata sul senso dell’insegnamento e dell’apprendimento, spiegando come l’apprendimento sia per lo più involontario, ma che ciò che porta a cambiamenti sostanziali in colui che cresce sono quegli apprendimenti coscienti e volontari che si avvantaggiano dell’insegnamento: non si può imparare casualmente una equazione matematica, né una verità di fede! Ecco perché è così importante puntare sulla qualità dell’insegnamento.
Inoltre è importante tenere presente che si apprende quando ‘si vuole’ (e quante volte, specie noi adulti, siamo capaci di chiudere i canali della comunicazione!). Qui entra il campo l’esperienza.
A partire dall’attivismo di J. Dewey, questo concetto ha preso sempre più piede, quasi a voler sostituire l’insegnamento, ma l’esperienza diretta (spesso neanche educativa) è comunque filtrata dal contesto e, anche se stimolata positivamente dall’insegnamento, non può essere sufficiente.
Grazie alla natura culturale dell’uomo, possiamo imparare attraverso l’esperienza indiretta, mediata, indotta ed è questa la nostra risorsa fondamentale, quella che ci permette di spaziare e apprendere le conoscenze accumulate dall’umanità nei secoli.
Il cristianesimo stesso, ha sottolineato la Moscato, è un ‘fidarsi’ dell’esperienza diretta di altri.
Ma perché un’esperienza indiretta diventi significativa e porti alla conoscenza occorre che la si percepisca come tale e la si possa confrontare con la propria esperienza personale. E’ necessario che nei contenuti che vengono proposti si riconosca un’altra esperienza umana con la quale mettersi in relazione, altrimenti è pura, lontana e vana astrazione.
Nell’insegnamento è perciò fondamentale che i concetti siano tradotti in immagini comprensibili, vicine, concrete e riferite ad esperienze vissute.
Per gli insegnanti di religione allora, ha concluso la professoressa, si tratterà di dare le ‘chiavi di lettura’ per un’esperienza religiosa, fornire un supporto razionale e conoscitivo della dimensione religiosa e ciò indipendentemente dalla scelta di fede o laica del discente, perché il sacro è ‘esperienza di umanità’.
Il linguaggio religioso diventerà, citando Guardini, un’anticipazione dell’esperienza del sacro, dando la possibilità di riconoscere quell’esperienza in un altro momento della vita, quando si collegherà e si confronterà con la propria esperienza personale.
Ecco il compito primo dell’insegnante di religione nel relativismo di oggi più che mai: far scoprire ai ragazzi e dare loro la possibilità di accettare la dimensione religiosa!
Angelica Morini, insegnante di religione cattolica