I progetti dell’Ufficio Comunicazioni. “Creare ponti” e annunciare il Vangelo

I progetti dell’Ufficio Comunicazioni. “Creare ponti” e annunciare il Vangelo

Dal “RisVeglio Duemila”  N. 39/2016

 

Il 13 novembre in diocesi la Giornata della buona stampa. I progetti dell’Ufficio Comunicazioni. Al via il 3 novembre il corso di giornalismo “Raccontare la diocesi”

 

Dalle colonne di Risveglio Duemila, attraverso le onde di Ravegnana Radio, nella cultura che contribuisce a costruire la libreria San Paolo, nel mare del web, lo scopo dei mezzi di comunicazione sociale della diocesi è “diffondere la Buona Notizia” del vangelo agli uomini e alle donne di oggi, nel territorio di Ravenna-Cervia. Il 13 novembre, in diocesi si celebra la giornata di Avvenire e Risveglio Duemila, un’occasione in più per ricoprire e valorizzare questi strumenti e la loro missione. Ne parliamo con il direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali, Enrico Maria Saviotti.

 

Quali sono i principali appuntamenti che cura e promuove l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali in quest’anno pastorale?

“Un corso di giornalismo, la giornata di Avvenire e Risveglio o quella per le comunicazioni sociali aiutano ad acquistare consapevolezza dell’importanza della comunicazione per i credenti e per le nostre comunità ecclesiali. Pensiamo cosa vorrebbe dire se in tutte le parrocchie vi fossero una cinquantina di abbonamenti ad Avvenire e Risveglio, cosa comporterebbe in termini di sostegno a questi strumenti, in termini di veicolazione del messaggio e di possibilità di diffondere dei punti di vista di ispirazione cristiana utili a dare un criterio di giudizio sicuro sulla realtà.

Il corso di giornalismo è finalizzato, da un lato, ad individuare alcune persone che intendono spendersi come servizio alla propria comunità ecclesiale nell’attività della comunicazione, dall’altro, a fornire alcuni strumenti per svolgere un servizio che richiede un minimo di professionalità”.

 

Quale è in diocesi il ruolo dell’Ufficio Comunicazioni sociali e quali gli obiettivi che si pone?

 “Il ruolo dell’Ufficio Comunicazioni Sociali è collegato al ruolo e al compito della comunicazione oggi, specificamente alla comunicazione oggi per la Chiesa. In sintesi dico che la comunicazione è: una forma di libertà; una necessità per entrare in relazione tra individui e con una comunità; l’espressione dell’essenza di una realtà; lo strumento per veicolare un messaggio, un contenuto. Tra gli obiettivi c’è quello di mettere a punto una strategia comunicativa complessiva, proporre alla comunità ecclesiale che il servizio nella comunicazione è rispondere a una vocazione (è importante essere in grado di costruire una gruppo di persone in tutto il territorio della diocesi da Portomaggiore a Cervia che costruiscano una rete di comunicazione diffusa), aumentare il grado di professionalità e efficienza e anche il livello di diffusione degli strumenti di comunicazione diocesani con il coinvolgimento di tutte le realtà ecclesiali e del territorio, essere davvero Chiesa ‘in uscita’ come non stanca di ripeterci il Santo Padre Francesco e per questo rendere la nostra comunicazione aperta a tutto il territorio e alla realtà sociale di cui le nostre comunità parrocchiali sono parte; entrare in dialogo con la realtà circostante e portare i valori del Vangelo deve essere la nostra missione. Quello che non dobbiamo mai dimenticare è che l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali deve servire per portare il lieto annuncio della Buona Notizia, del Vangelo, che già nella sua essenza è comunicazione e già nella sua essenza genera comunicazione”.

 

Oggi la comunicazione è cambiata. I media diocesani come possono rendere il loro modo di comunicare più adeguato ai tempi?

“Siamo in una sorta di ‘terra di mezzo’ dove insieme ai tradizionali mezzi di comunicazione, carta stampata, radio, giornali, televisione, libri si afferma con grande capacità diffusiva la comunicazione via web, digitale e telematica. Ritengo sia necessario tenere i piedi in entrambe le staffe, consapevoli che non si può abbandonare l’antico improvvisamente, se non a rischio di perdere strumenti di libertà, ma nel contempo sapendo che la sfida della rete e delle nuove tecnologie vada accolta e non rifiutata. La strategia comunicativa di cui parlavo prima deve valorizzare, ed in parte si sta già cercando di farlo, la comunicazione nel web e con le nuove tecnologie, sapendo che sarà sempre più l’oggi della comunicazione, che è necessario avere persone che se ne occupano, con una formazione e un linguaggio specifici, conoscendo i rischi che la realtà virtuale e l’accelerazione continua produce nella diffusione del messaggio, senza assolutizzare questa nuova comunicazione”.

 

Papa Francesco scrive che “la comunicazione ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione, arricchendo così la società”. Il Risveglio, Ravegnana Radio, la libreria San Paolo, cosa possono fare in questo senso?

“Risveglio, Ravegnana Radio, libreria San Paolo, ma anche la collaborazione con Teleromagna devono, non possono, agire in questa prospettiva. La nostra diocesi ha il grande dono di avere alcuni strumenti che sono stati un’intuizione dei propri pastori e che i successori hanno coltivato e incrementato con grande impegno.

Penso all’intuizione di monsignor Tonini quando volle fondare la Radio Ravegnana e quando ridiede slancio al giornale diocesano; penso a monsignor Amaducci quando decise di correre il rischio di tenere aperta la libreria San Paolo nel momento in cui le suore paoline dovettero lasciare Ravenna; penso a monsignor Verucchi quando, insieme a monsignor Marchetti, investirono nella libreria, ridandole una nuova sede e una nuova prospettiva o quando decise di investire nella televisione, stringendo un rapporto stabile con Teleromagna; penso a monsignor Ghizzoni che insieme al mantenere il portato della storia passata sta affrontando la sfida del futuro, delle tecnologie e della rete. Tutto tra l’altro necessita di un impegno anche economico non indifferente e la nostra arcidiocesi è fortunata perché ha l’Opera di Religione, a cui l’arcivescovo Tonini ha voluto allargare lo scopo fondativo, attribuendogli l’onere dei suddetti mezzi di comunicazione. Tuttavia, tutti i sacrifici che si fanno hanno senso solo se servono a raggiungere quanto detto da papa Francesco: con l’aiuto dei propri pastori, è in quella prospettiva che bisogna agire ed è lì che continuamente bisogna trovare le linee guida del proprio agire”.  

 

Fabrizio Casanova