27 Giugno 2013

Gli apostoli nella Cappella Arcivescovile di Sant’Andrea

Gli apostoli nella Cappella Arcivescovile di Sant’Andrea
 
Dal ‘RisVeglio Duemila’  N. 25/2013
 
Se ne parla in modo approfondito in una pubblicazione curata da Mons. Guido Marchetti
 
In preparazione alla festa dei Santi Pietro e Paolo presentiamo l’ultima pubblicazione dell’Opera di Religione a cura di Mons. Guido Marchetti preparata in occasione dell’Anno della Fede: ‘Gli apostoli nella Cappella di Sant’Andrea’. Disponibile nei bookshop della Diocesi di Ravenna-Cervia, essa vuole guidare nella conoscenza dei dodici apostoli.
 
Costante è la presenza degli apostoli nei monumenti ravennati di V e VI secolo. Essi sono rappresentati a figura intera oppure a mezzo busto all’interno di preziosi clipei; talvolta sono identificati con il loro nome, talvolta hanno il capo nimbato o reggono la corona della gloria. Alcuni di essi come Pietro e Andrea suo fratello, Giovanni e Paolo, sono riconoscibili per le particolari caratteristiche iconografiche che, già a partire dal III-IV secolo, iniziano a caratterizzarli. Pietro è sempre raffigurato con la barba e i capelli corti e bianchi; Andrea è contraddistinto da una folta capigliatura; Giovanni appare giovane e imberbe. L’apostolo Paolo, assume iconograficamente i caratteri del filosofo: il volto scavato è incorniciato da una barba scura. Egli è sempre considerato all’interno del gruppo dei dodici, pur non appartenendo al numero dei discepoli che Gesù aveva chiamato con sé. La sua presenza tra gli apostoli – posta già dall’epoca antica in relazione alla figura di Pietro – mostra come l’arte cristiana non sia una semplice illustrazione del testo biblico, ma una rappresentazione più complessa legata all’interpretazione che la tradizione della chiesa ha dato di esso. Paolo non è mai presente negli elenchi che i vangeli stilano del gruppo dei dodici (Mt 10, 2-4). Il suo nome compare nel libro degli Atti degli Apostoli quando il Cristo Risorto lo chiama ad essere suo discepolo (At 9, 1-19); nelle lettere egli stesso si definisce apostolo, chiamato dal Signore: ‘Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana’ (cf. 1 Cor 15, 8-11).
 
Nei battisteri ravennati, datati al V secolo, quello degli ortodossi e quello degli ariani, i dodici – guidati da Pietro e Paolo – sono disposti a corona attorno al clipeo centrale della cupola, dove è raffigurato il battesimo di Gesù. Nel battistero Ariano essi procedono verso il trono dell’etimasia sul quale è intronizzata la croce; nel battistero Neoniano incedono solenni verso l’Oriente, verso il Cristo, sole di salvezza.
 
La cappella arcivescovile, dedicata all’apostolo Andrea, custodisce i volti degli apostoli nei sottarchi in asse con l’abside: essi fanno corona a Cristo, raffigurato giovane ed imberbe, vestito di porpora con il nimbo crucisegnato. Nell’arco più prossimo all’abside sono Pietro, Andrea, Filippo, Paolo, Giacomo e Giovanni; l’arco posto all’ingresso presenta Tommaso, Matteo, Bartolomeo, Giacomo, Taddeo, Simone il Cananeo. Ad essi sono associati santi e sante della chiesa rappresentati nei restanti sottarchi.
 
Nella basilica di San Vitale gli apostoli sono presenti nell’arco trionfale, dove al centro è l’immagine del Cristo Pantocratore che regge il codice prezioso del vangelo: egli è la Parola del Padre. Pietro e Paolo, in una posizione preminente rispetto agli altri discepoli, sono rappresentati accanto al Signore. Associati ad essi vi sono Gervasio e Protasio che la tradizione agiografica riconosce come i figli di San Vitale e Santa Valeria.
 
Nella basilica di Sant’Apollinare Nuovo gli apostoli sono presenti in alcune delle splendide scene cristologiche del registro superiore. Nelle immagini di sinistra, incentrate sui miracoli e le parabole di Gesù, riconosciamo innanzitutto Pietro e Andrea nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci (Mt 14, 13-21). I due fratelli compaiono anche nella chiamata dei primi discepoli (Lc 5, 1-11): Andrea è intento a remare, mentre Pietro regge una rete colma di pesci.
 
Nelle scene di destra, incentrate sul tema della passione e resurrezione del Signore, la loro presenza è maggiormente sottolineata. Nell’ultima cena essi sono raffigurati seduti attorno ad una mensa triclinare nel momento in cui si svolge il drammatico dialogo tra Gesù e i suoi: ‘Uno di voi mi tradirà’. La scena è dominata da un gioco di sguardi che si fissano su Gesù e su Giuda (Mc 14, 17-21). La preghiera nell’orto del Getsemani mostra Gesù con le braccia alzate e le palme delle mani rivolte al cielo, nella classica posa dell’orante, affidato totalmente alla volontà del Padre: gli apostoli, undici a causa dell’assenza di Giuda, sono ai piedi del Cristo (Mc 14, 32-42). Nella scena dell’arresto Giuda è rappresentato al centro dell’immagine assieme a Gesù: ai lati sono i gruppi dei soldati e degli apostoli e, tra questi, è riconoscibile Pietro che regge la spada (Mc 14, 43-49). Due scene hanno come protagonista Pietro: sono quelle dell’annuncio del tradimento (Mc 14, 26-31) e del dialogo tra l’apostolo e la serva che lo riconosce come uno dei seguaci di Gesù (Mc 14, 66-72).  A queste segue un’immagine rara dove è ricordato Giuda che restituisce i trenta denari ai sacerdoti e agli anziani dicendo: ‘Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente’ (Mt 27, 3-10). Gli apostoli sono presenti anche nell’ultima scena ambientata nel cenacolo dove, otto giorni dopo la Pasqua, Gesù appare nuovamente ai suoi. Tra essi questa volta è anche Tommaso il quale non aveva creduto alle parole dei discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù: ora il Cristo gli mostra le ferite ed egli, prostrandosi, lo riconosce Dio e Signore (Gv 20, 24-29).
 
L’abside della basilica di Sant’Apollinare in Classe racconta, in forma simbolica, l’episodio evangelico della trasfigurazione (Mt 17, 1-9). Gesù trasfigurato è evocato dalla splendida croce gemmata dove, al centro, compare il volto del Cristo. Pietro, Giacomo e Giovanni, che il vangelo indica come i testimoni privilegiati della gloria del Signore, sono anch’essi rappresentati in forma simbolica come tre agnelli: Pietro alla destra della croce, i fratelli Giacomo e Giovanni alla sinistra. Nella fronte dell’arco absidale gli apostoli sono presenti nel simbolo delle dodici pecorelle che, sei per parte, escono dalla Gerusalemme celeste.
 
Nel mausoleo di Galla Placidia essi sono rappresentati mentre acclamano la croce gloriosa che compare al centro della volta stellata. Pietro e Paolo, orientati secondo l’asse della basilica di Santa Croce alla quale anticamente era unito il mausoleo, sono guida del gruppo degli apostoli.
 
Oltre che nelle basiliche essi sono presenti nei sarcofagi sia nel numero di dodici, sia nella scena della traditio legis che vede Pietro e Paolo affiancati a Cristo. I principi degli apostoli sono inoltre raffigurati nella capsella di Quirico e Giulitta, splendido reliquiario del V secolo, custodito nel Museo Arcivescovile di Ravenna.
 
Da ultimo va ricordata la Cattedra di Massimiano, straordinaria testimonianza artistica del VI secolo, dove possiamo ritrovare la presenza dei dodici nelle immagini dei miracoli del Signore.
 
Tra gli apostoli vanno inoltre ricordati Matteo e Giovanni che, oltre ad essere discepoli del Signore, sono evangelisti: essi sono raffigurati in forma umana o nel simbolo dell’angelo – Matteo – e dell’aquila – Giovanni – in tutte quelle rappresentazioni che mostrano i quattro vangeli.
 
Giovanni Gardini Consulente Diocesano per i beni Culturali giovannigardini.ravenna@gmail.com