Giovani, sfida per tutti

Giovani, sfida per tutti Dal “RisVeglio Duemila” N. 17/2017 
  Con i giovani, non ci sono mezze misure, sembra rilevare il Rapporto Giovani 2017 dell’istituto Toniolo. O si investe e attraverso le loro potenzialità si cerca di costruire un futuro migliore per tutti. O, per dirla con le parole di Alessandro Rosina, coordinatore scientifico del Rapporto Giovani, “dove si scontrano le fragilità della nuove generazioni con i nuovi rischi delle società moderne, i giovani diventano il costo sociale più elevato di un presente senza prospettive”.
O risorsa per tutti, o peso per tutti: forse, anche per questo si dice che i giovani sono “il futuro della società”. Il dato della disoccupazione giovanile che ha superato il 40% indica bene, purtroppo, quale direzione ha imboccato il nostro Paese. Sui giovani non si investe perché l’investimento è a lungo termine, per molti rischioso e richiede di mettere in discussione modelli predefiniti, quel “si è sempre fatto così”, dal quale papa Francesco mette in guardia nella Chiesa. Ma il fatto è proprio che il “si è sempre fatto così” già ha prodotto risultati, non sempre apprezzabili, e che per evolvere la società e l’economia hanno bisogno di creatività, innovazione, risorse nuove, esattamente quello in cui sono maestri i giovani. Il fatto è che “l’investimento sulle giovani generazioni richiede generosità e intelligenza – continua Rosina –, perché ha bisogno di risorse economiche e intellettuali, oltre che di riconoscimento che ciò che migliora la capacità di essere e fare dei giovani aumenta in prospettiva il benessere di tutti”.Bella sfida, insomma. La Chiesa è decisa ad accettarla, con il sinodo del giovani del 2018. Non ha posti di lavoro da offrire, ma intanto vuole puntare il faro sui loro progetti, vuole partire da loro per costruire la Chiesa di domani. Nel nostro piccolo la Pastorale Giovanile da anni investe sulla formazione, non solo interna, ma anche di animatori ed educatori capaci di mostrare il volto più bello e vero della Chiesa, anche attraverso esperienze di confine come quella dei Grest. E il fatto che domenica prossima siano in arrivo 150 giovani alla Giornata Animatori di San Paolo è un piccolo frutto di qualcosa che è stato seminato. Anche Ravenna, città piuttosto ripiegata sul “si è sempre fatto così” mostra piccole isole d’innovazione, come raccontiamo a pagina 9, con esperienze come quella del fablab W3make.it, ed altre già avviate in forma di incubatori d’impresa o spazi di coworking e tirocini (Co.Lab.o.Ra in Darsena e Cresco sono altri esempi).Lo scorso primo maggio, dall’Ufficio per la Pastorale Sociale della diocesi è stata rilanciata la proposta di un tavolo provinciale, un incubatore di lavoro, che pensa soprattutto ai giovani. A partire dalla considerazione dell’arcivescovo Lorenzo che “poche possibilità per i giovani significa poco sviluppo per la società”. Germi, non c’è dubbio, poco di più. In qualche caso produrranno lavoro, in altri no. Ma c’è chi ha scelto di investire, a lungo termine, senza troppe assicurazioni sul futuro proprio perché si tratta di una scelta per costruirlo, il futuro. La nostra società deve poterselo permettere.“I giovani restano portatori di una grande carica di speranza e costituiscono un formidabile potenziale per la costruzione di un futuro migliore”, ha detto il cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano al Sir, in occasione della Giornata per l’Università Cattolica che si è celebrata domenica scorsa. Una missione, insomma, non solo per l’Università Cattolica.
 Daniela Verlicchi