Giornata del Ringraziamento. Nutrire il pianeta
Dal “RisVeglio Duemila” N. 41/2014
“Coltivare la terra in forme sostenibili, per nutrire il pianeta con cuore solidale. Adottare comportamenti quotidiani basati sulla sobrietà e la salubrità nel consumo del cibo.
Soprattutto rendere grazie a Dio e ai fratelli, umilmente, per il dono che ogni giorno riceviamo dalla terra e dal lavoro dell’uomo, in modo tale da tutelarli anche per le prossime generazioni”.
Sono tre considerazioni che la Commissione per i problemi sociali e del lavoro, la giustizia e la pace, offre per la Giornata del Ringraziamento, domenica 9 novembre.
Promossa nel 1951 dalla Coldiretti, è soprattutto un grande grazie non solo a Dio ma anche a chi sulla terra ci vive e ci lavora: “La terra, bene comune dato per la vita di tutti”.
Il messaggio dei vescovi conosce la complessità del sistema agricolo contemporaneo e insieme “la tragica condizione nella quale vivono ancora milioni di affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi bambini” (papa Francesco, 2013).
“Una situazione complessa che mette a rischio la capacità dell’agricoltura di garantire sicurezza alimentare, per avere un cibo che possa nutrire gli abitanti del pianeta e che sia affidabile per chi lo consuma”. “Nutrire il pianeta” è la speranza anche di Expo Milano 2015.
“Come uscire da tale situazione?”, si chiedono i vescovi, “come far sì che anche nella complessità contemporanea trovi espressione la realtà costitutiva di un’agricoltura che sia collaborazione all’azione di Dio provvidente, datore di vita?”.
Per la maggior parte di noi, solo consumatori e cittadini che dovrebbero essere più consapevoli e responsabili, il rapporto con la terra (e il territorio) è almeno un fatto culturale.
“La terra va custodita come un vero e proprio bene comune della famiglia umana, dato per la vita di tutti. Essa deve mantenere come primaria la sua destinazione fondamentale, quella di essere, appunto, fonte di cibo per i suoi abitanti, facendo in modo che il rispetto e la ricerca della qualità dei beni salvaguardi la capacità della terra stessa di produrre per la generazione presente e per quelle future”.
Attualissime le preoccupazioni dei vescovi di “presidiare il territorio contro il degrado e la cementificazione che lo rendono inospitale per la vita e sottraggono aree alla produzione di cibo”.
E c’è, dicevamo, un grande grazie a “i contadini e tutti coloro che lavorando con amore e passione la terra, ci forniscono un cibo buono e sicuro”. Senza dimenticare “il grande contributo offerto dai lavoratori immigrati presenti sul nostro territorio”. Sono testimoni concreti di un’alleanza con la terra da rinnovare tutti insieme.
Come tutti e insieme dovremmo ribaltare la “cultura dello scarto”, più volte denunciata da papa Francesco, soprattutto se a essere scartati sono uomini e donne, la loro dignità.
È cultura che “tende a diventare mentalità comune che contagia tutti”, rendendoci “insensibili anche agli sprechi e scarti alimentari”. L’alternativa c’è, inventare un nuovo stile di vita.
Giuseppe Piancastelli
Foto:
Jean-François Millet (1814-1875)
L’Angelus
1857-1859
Parigi, museo d’Orsay