”Francesco, siamo con te”

“Francesco, siamo con te”

Dal “RisVeglio Duemila” N. 36/2017

C’è la curiosità dei bambini per vedere dal vivo il signore “simpatico e gentile” che guardano spesso alla tv. C’è il ricordo e il desiderio di rivivere i grandi raduni delle Gmg, per altri.
Ma soprattutto c’è la voglia di incontrare chi, da quattro anni è un punto di riferimento per la propria fede e per una Chiesa che vuole camminare verso gli uomini e le donne di oggi.
Ecco i ravennati da papa Francesco: domenica pomeriggio sono partiti in 110, con la proposta dell’Ufficio Viaggi e Pellegrinaggi, per partecipare alla Messa allo stadio dall’Ara, in occasione della visita pastorale a Bologna. “E tanti altri avrebbero voluto partecipare, da Argenta – assicura don Ugo Berti, parroco di Portomaggiore, che guida il gruppo più numeroso –, ma non c’erano più posti”.
Non solo da Ravenna: 150 si sono mossi da Forlì, 50 da Faenza, un’ottantina da Rimini, 110 da Imola. Assime ad altri 45mila provenienti da tutta la Regione e non solo, hanno riempito lo stadio dall’Ara, per la Messa conclusiva di una visita che ha toccato i punti nevralgici della società civile ed ecclesiale di Bologna (e in realtà di tutto il nostro territorio): al mattino l’incontro con i “lottatori di speranza” all’hub regionale di accoglienza dei migranti, poi in piazza Maggiore quello con il mondo della cooperazione, a San Petronio il pranzo con i poveri, e ancora l’incontro con il clero e con l’Università. “Parola, pane e poveri”: è la consegna che ha dato, alla fine, papa Francesco ai 45mila dello stadio Dall’Ara, come via per incontrare il Signore, via che richiede spesso quella creatività pastorale che va oltre le tradizioni consolidate. Parole che i ravennati che hanno scelto di esserci porteranno nel loro cuore.
Ma perché esserci? Innanzitutto per papa Francesco, spiegano “Credo innanzitutto che sia una testimonianza per chi è qui e per chi è rimasto a casa – racconta Chiara Duranti, che al Dall’Ara ha portato la figlia e la suocera Nais –. Poi per me questo Papa è fantastico: tutte le volte che lo vedo e lo ascolto mi dà una carica, un’energia per andare avanti”. Anche Nicola Mandich, 45 anni parrocchia di Santa Maria del Torrione è qui con tutta la famiglia: “Era un’occasione da non perdere – racconta –. Francesco ha portato a un risveglio della mia fede e dell’attenzione verso tutti”. Sorpreso di essere tra i gruppi romagnoli più numerosi a Bologna? “No, nonostante quello che si pensi, le nostre comunità parrocchiali sono vive e Francesco riesce appunto a richiamare anche persone che non frequentano abitualmente la parrocchia”. “Per me venire qui oggi significa un po’ rivivere in piccolo esperienze belle di alcuni anni fa – racconta Stefania Capucci, che di lavoro fa l’insegnante –, come le Gmg di Denver e Cracovia. Sono sentimenti ed emozioni che vanno ripresi. Poi, il fatto che un Papa venga qui, a pochi chilometri da casa nostra è il segno del fatto che è vicino a tutti, dappertutto. Infine mi ha sempre colpito la sua capacità di parlare a tutti”. “Per i cristiani – aggiunge don Ugo Berti – il Papa resta il punto di unità, il punto di riferimento, il vicario di Cristo. Siamo in tanti, chissà che non sia una profezia per il futuro”. “La sua semplicità, la sua modestia, la sua umanità, mi affascinano – racconta Nais –. In lui rivedo la mia nonna e questo me lo rende un personaggio vicino. Ma soprattutto, Francesco è un vero pastore. Come si fa a non volergli bene?”. “Domenica a Bologna ho visto una grande manifestazione di affetto, vicinanza e solidarietà – aggiunge l’arcivescovo Lorenzo, anche lui allo stadio dall’Ara – sia da parte dei vescovi che da parte della gente. Un bel segno”.

 

Daniela Verlicchi