Educare nella società complessa. Ne ha parlato Don Lorenzo Ferraroli a San Simone e Giuda
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 5/2011
Nella sera di sabato 22 gennaio presso il Salone Don Bosco a San Simone e Giuda si è tenuto un incontro-dibattito tenuto da Don Lorenzo Ferraroli salesiano, psicologo e direttore del Cospe (Centro psicopedagogico e di orientamento scolastico e professionale).
Buona la presenza di pubblico a questo incontro su un tema che desta sempre enorme interesse.
Intrigante il fatto che a parlarne sia stato uno psicologo, prete, che si rapporta con gli adolescenti per l’orientamento scolastico e professionale, ma anche con adolescenti ‘problematici’ che provengono dal disagio giovanile.
Don Ferraroli si è presentato come persona al di fuori degli schemi e delle aspettative: informale.
Lui, esperto di disorientamento scolastico, si è perso nell’entrare a Ravenna, nonostante tutte le indicazioni fornitegli. Ha subito concretizzato quello che a seguire è stato il suo interessante intervento, dicendo che suo scopo era quello di mandarci a casa a continuare il nostro discorso educativo con qualcosa in più.
Educare i ragazzi vuol dire agire quando le cose non vanno bene. Obiettivo dell’aiuto che lui ci ha offerto è far emergere quell’educatore che siamo e che la vita non ci permette di essere.
La traccia che delinea è subito chiara, citando il pedagogista Pestalozzi, il quale affermava che per cambiare le persone bisogna amarle. La nostra influenza arriva solo fin dove arriva il nostro amore.
Si arriva poi subito a Don Bosco: ‘Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati’ (10/5/1884).
Tappa fondamentale sarà la capacità di muoversi nella complessità che la società di oggi offre.
Nella cultura del consumismo non passa il messaggio della gratuità e della solidarietà.
Essere genitori vuol dire quindi far fare loro tali esperienze
Senza vestire l’abito del genitore perfetto, occorre insegnare loro a distinguere tra bene e male dando equo spazio ai tre momenti dell’agire: emozione, ragione, azione. Oggi succede che c’ è un eccesso emozionale senza un adeguato spazio di raffreddamento razionale, che genera un sovraccarico di eccitazione. Possibili esiti sono il rifugio nel virtuale, il rifugio in se stessi, il bullismo’ Invece occorre avere un progetto, una azione che avrà una storia.
I ragazzi vivono troppo in non-luoghi dove le azioni negative non hanno storia e perciò possono prendere loro la mano.
Il ragazzo capisce chi è da chi si prende cura di lui: con amore accogliente.
Deve sapere che in casa c’è qualcuno che tifa per lui. Nostro dovere è potenziare il suo lato buono.
I ragazzi ‘sono’ il giudizio che diamo loro. Poi hanno bisogno di allontanarsi, come in un tiro alla fune in cui più mi allontano e più mi rinforzo. Cito due affermazioni a chiusura di questo incontro davvero formativo. La prima è di Don Ferraroli: ‘I genitori perfetti sono quelli che sbagliano sempre (ma si mettono in gioco)’ e una di Don Bosco: ‘Non c’è ragazzo non capace di cose belle’.
All’interno delle celebrazioni per la Festa di Don Bosco, questa iniziativa ci ha fatto arrivare la sua voce consolatoria e ci ha trasmesso la sua forza educativa.
Rossella Bassi