Educare alla Legalità: “Ecco cosa mi ha insegnato mio padre”

Educare alla Legalità: “Ecco cosa mi ha insegnato mio padre” Dal “RisVeglio Duemila” N. 29/2017    
“Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto (…)”.
Sono forse le frasi più importanti della lettera-testamento che Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana assassinato nel ‘79, scrisse alla moglie il 25 febbraio 1975 e riassumono l’impegno che da molti anni sua figlia Francesca porta avanti perché, come lei stessa dice “l’esempio che mio padre è stato per me possa diventare importante anche per altri”. Lo farà anche venerdì 4 agosto alle 21.15 nella chiesa di Stella Maris a Milano Marittima, in un incontro realizzato con l’associazione “Libera” e incentrato sul tema della legalità nell’Italia di oggi. Il punto, doloroso, di partenza, sarà quell’11 luglio 1979, quando suo padre venne ucciso a Milano, per mano di un sicario assoldato da Michele Sindona. Diversi anni prima, Ambrosoli era stato nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana e delle attività finanziarie di Sindona, e proprio su queste e sull’intreccio tra politica, finanza, massoneria e criminalità organizzata siciliana stava indagando.
“Da quella notte dell’11 luglio – racconta la figlia – ho vissuto un periodo doloroso, disperato, pervaso di sentimenti di rabbia e di incredulità. Avevo 11 anni, ero in vacanza con mamma, fratelli e un’amica; assolutamente serena e inconsapevole dei rischi che invece papà stava correndo già da cinque anni. Vivevo come tanti ragazzini della mia stessa età le mie giornate, ignara del male che un uomo può arrivare a compiere nei confronti di un altro uomo”.Pure a conoscenza dei rischi che stava correndo, Giorgio Ambrosoli non smise di indagare e di cercare di battersi per la legalità. “Penso – afferma in merito Ambrosoli – che l’integrità morale di mio padre sia cresciuta durante gli anni della giovinezza: gli studi classici, le amicizie di cui si circondava e i riferimenti ricevuti in famiglia hanno fatto poco alla volta di lui l’uomo adulto, capace di scegliere, di essere professionale e intellettualmente onesto. In lui c’è l’agire secondo coscienza, in modo responsabile verso gli altri e verso se stessi. Cosa che si impara dalla libertà di pensiero e azione che dovrebbe muoverci tutti”.Non proclamata, ma comunque presente e salda, c’era in Giorgio Ambrosoli una fede radicata, che l’ha sostenuto anche nei momenti difficili e che ha lasciato in eredità alla moglie e ai figli.”Ci teneva – continua Ambrosoli – ad accompagnarci nei nostri percorsi di crescita cristiana privilegiando alcune persone rispetto ad altre, ma soprattutto aiutandoci a comprendere la straordinaria bellezza della relazione che si crea durante esperienze di vita comunitaria e fraterna. I campi scout e una sorella in affido temporaneo dal carcere di San Vittore rimangono a testimonianza nella mia memoria di quella fede condivisa con mamma”. Francesca Ambrosoli ha ricevuto il “testimone” dal padre e oggi, insieme all’associazione “Libera”, fondata da don Ciotti con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia, porta la sua testimonianza nelle scuole o in altri luoghi civili in tutt’Italia.”I frutti che quotidianamente vedo – afferma – sono i miei figli e tanti altri ragazzi, il loro modo di ragionare e di esprimersi la loro voglia di spendersi nell’educare ragazzi più piccoli o meno fortunati, il loro desiderio di comprendere l’attualità impegnandosi e partecipando attivamente alle proposte educative che a loro vengono offerte, con speranza e fiducia e un innato senso di giustizia”. Perché se ci si schiera, insieme, dalla parte della legalità e si lotta per l’affermazione della giustizia e si portano alla luce, afferma Ambrosoli “storie di vita ‘controcorrente’, di sacrifici, di studio, di professionalità messa al servizio de bene comune” questo è il modo di fare politica al di là di schieramenti.
 Fabrizio Casanova