Eduard diventerà diacono il 10 dicembre
Dal “RisVeglio Duemila” N. 43/2016
Racconta il suo cammino che lo porterà al sacerdozio
“Se non vivi per servire, non servi per vivere”. Questa frase, letta su una maglietta nel pieno di un’attività pastorale a San Biagio, ha ancor più valore oggi per Eduard Vaida Alin che sabato 10 dicembre, in Cattedrale sarà ordinato diacono, un passo decisivo verso il sacerdozio. Ne sono passati tanti, di anni, da quando a Comanesti, piccolo paesino della Romania, con i capelli che gli arrivavano alle braccia e la passione per l’organo e il canto, suonava in un gruppo musicale, indeciso sul suo futuro.
“Sono cresciuto in una famiglia credente – racconta Eduard – , con i miei genitori Cristina e Francesco, e mia sorella Andrea Alexandra. La nostra diocesi è grande quanto la Romagna e perciò il vescovo riesce a fare le Cresime, in una parrocchia, mediamente ogni quattro anni. Io sono stato cresimato a diciotto anni, dopo che mi ero riavvicinato alla vita di fede”.
Le difficoltà economiche della famiglia, le inquietudini giovanili, con le prime esperienze affettive, avevano disorientato Eduard in quegli anni, ma c’erano anche dei punti di riferimento, spiega. “Il più importante fu mio nonno materno. Finché ha potuto, mi ha portato ogni domenica alla Santa Messa. Mi ha insegnato ad amare gli altri, sacrificandosi sino in fondo per la famiglia e la natura, grazie alle passeggiate che facevamo insieme. E’ stato dopo la su morte che ho ripreso ad andare in parrocchia”. Anche l’associazionismo cattolico ha avuto il suo peso nella formazione di Vaida.
“Prima sono stato scout, imparando che è bene fare un passo dopo l’altro, nella vita. Poi, nell’Azione Cattolica, sono diventato responsabile del settore ragazzi: erano quattrocento, divisi in ventidue parrocchie. Ho scoperto che potevo essere utile agli altri, che potevo trasmettere qualcosa e questo mi ha dato gioia. E mi hanno arricchito anche un’esperienza francescana con padre Mario Querini: pregando insieme a protestanti, cattolici e ortodossi ho scoperto il bisogno di silenzio, per maturare il mio rapporto con Dio”.
Ma la scintilla decisiva per incamminarsi verso il sacerdozio è stata casuale (almeno all’apparenza).
“Stavo vivendo un momento difficile – dice ancora Vaida -. Entrai in chiesa al momento della Comunione. Sentii una bambina che intonava ‘Disegno’ e le parole di quel canto (‘Avevi scritto già il mio nome lassù nel cielo’) mi commossero sino alle lacrime: Dio aveva già preparato un progetto su di me e mi lasciava libero di sceglierlo o meno”.
Vaida aveva capito che i suoi impegni parrocchiali, il suo darsi da fare per gli altri, non avevano senso se non lo conducevano a Dio. “Ho iniziato a capire che volevo servire gli altri, mettendo a disposizione tutto me stesso. Avrei potuto farlo anche in altri modi, in particolare desideravo diventare neurochirurgo, ma il richiamo del Signore è stato più forte”. Ma anche un’esperienza sentimentale, prima di trasferirsi in Italia, è stata importante in questo cammino.
“La mia fidanzata, alla quale avevo confidato il mio desiderio di entrare in Seminario, mi disse: ‘va bene, facciamo un cammino insieme, vediamo cosa succede’. Io grazie a lei ho scoperto il valore della fedeltà, dell’amore, dello spendersi tutto per una persona. E lei, forse grazie anche a me, ha riscoperto la fede. Alla fine ho capito che non potevo amare solo lei, ma volevo amare tutte le persone, mi sono innamorato dell’Amore. Ci siamo lasciati, ma siamo rimasti in buoni rapporti”.
Giunto in Italia nell’estate 2007, Vaida ha raggiunto i suoi genitori che abitano tuttora a Santerno.
“Come prima cosa, mi sono tagliato i capelli – chiarisce –. Con quel gesto, ho rotto definitivamente i ponti col passato. Dopo i colloqui con don Alvaro Marabini (allora rettore del Seminario) e l’arcivescovo monsignor Giuseppe Verucchi, nell’autunno 2007 è iniziato il mio cammino verso il sacerdozio”.
Nove lunghi anni, sinora, con tante esperienze arricchenti per Vaida.
“Ho conosciuto persone straordinarie, come don Matteo Laslau (era parroco di Santerno), che mi ha aiutato a capire cosa sia una parrocchia, mi ha insegnato a stare con la gente e a ‘sporcare le mani’ facendo attività umili, pratiche, ma necessarie per la comunità. O come don Marco Cavalli, parroco di Lido Adriano, un sacerdote sì, ma anche un padre di famiglia per i suoi fedeli, sempre presente in mezzo alla sua gente e che ha costruito una comunità dal nulla. O come, ancora, don Mario Zacchini, che in una parrocchia a Bologna ha dato vita a molte attività, come la Caritas, o iniziativa a sostegno dei ragazzi di strada”. Un sacerdote che secondo Eduard, più di altri rappresenta la ‘Chiesa in uscita’, non solo in Italia ma anche in Africa, dove è stato missionario. Infine, ha prestato sevizio pastorale anche a Pinarella e a San Pier Damiano, e a San Biagio.
Felice e per nulla spaventato: questi i sentimenti di oggi, alla vigilia dell’ordinazione, spiega Vaida: “So che vivrò anche momenti di crisi – spiega –. Ma so anche di essere sostenuto dalla preghiera mia e delle tante persone che continuamente pregano per me. La partecipazione ai sacramenti, ma anche la vicinanza dei miei futuri confratelli, in particolare di quelli con cui ho condiviso gli anni in Seminario ed ora sono già sacerdoti, saranno importanti nel mio cammino. Ma, prima di tutto, so che il Signore non mi abbandonerà mai: qualsiasi scelta farò, ovunque la vita mi spingerà, egli non mi abbandonerà mai”.
Fabrizio Casanova