16/11/2012

Don Giovanni Buzzoni: La Sapienza del Giusto

Don Giovanni Buzzoni: La Sapienza del Giusto
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 42/2012
      
L’Associazione Culturale ‘Don Giovanni Buzzoni’ pubblica una edizione, ampiamente rinnovata e migliorata, delle omelie di Don Giovanni Buzzoni, predicate nella Cattedrale di Ravenna nella messa domenicale di mezzogiorno per oltre un decennio. Il corredo di note spiega assai più di quanto non possa fare questa scheda di breve recensione. E’ fondamentale sapere che don Giovanni ha composto un solo lavoro, non pubblicato, che meriti di essere un libro: la sua tesi di laurea in filosofia, presso l’Università Gregoriana. Si offre l’elaborato titolo di questa tesi perché anche gli inesperti di filosofia avvertano la dimensione profonda del filosofo che si trovano di fronte: La funzione dell’esperienza per la formazione del nesso fra i termini dei primi principi in S. Tommaso d’Aquino, Roma 1954, pp. IV-130. Le Omelie sono altra materia, ma rivelano una mente che pensa dietro la lingua che parla, e, con l’aiuto dei Padri della Chiesa, parla l’intelligenza prima della Bibbia, poi del Vangelo. Nella prima edizione che fu del 1994 (Don Giovanni era morto nel 1991 all’età di 66 anni) il titolo era Eredità di un maestro: Omelie di ispirazione patristica. Queste rilevanti parole restano nell’attuale titolo così espresso: La sapienza del giusto: Omelie di ispirazione patristica, con Introduzione di Padre Benedetto Colati, Edizioni Dehoniane Bologna, pp. 371. Deve rimanere nella storia culturale di alcuni del Clero ravennate che si tratti di omelie di ispirazione patristica. La ragione è che Don Giovanni usava comporre gli appunti con l’ausilio delle citazioni dei Padri quali trovava nella Catena aurea di S. Tommaso. E’ questa un’opera assai importante del Dottore Angelico; S. Tommaso, servendosi a sua volta di raccolte a lui precedenti, aveva radunato, in una serie continuata, emergenti testi di commento ai Quattro Vangeli presi dalle prediche di massimi Dottori greci e latini dell’Antichità cristiana: S. Agostino, S. Giovanni Crisostomo, S. Ambrogio, S. Girolamo, S. Giovanni Damasceno. Nelle edizioni sono volume di oltre mille pagine: come scrivo in nota dall’introduzione a p. 44 sono ‘pagine 1181 nel testo stampato a Venezia nel 1572’. S. Tommaso aveva composto la Catena aurea su Matteo ad Orvieto (1261-1265); aveva completato a Roma (1265-1268) con Catena aurea (Marco, Luca, Giovanni). In aggiunta a Catena aurea, che gli editori di Don Giovanni citano di frequente come a pp. 68,70,72,73, ecc. ecc., Don Giovanni, sempre dalla biblioteca del Seminario, si serviva diligentemente del Commentario alla Bibbia (Vecchio Testamento ad eccezione di Giobbe e Salmi, e Nuovo Testamento) del gesuita Cornelio a Lapide (1567-1637) professore dei gesuiti a Lovanio, prima, poi al Collegio Romano della Compagnia. C’è un particolare della tecnica di Don Giovanni che imita metodologie patristiche nella ‘traduzione’ moderna, allegorico-simbolica, del testo biblico, adattandolo all’esigenza ‘pastorale’ degli ascoltatori contemporanei: ‘il prossimo è il prossimo concreto ed esistenziale; la parabola insiste proprio su questo. S. Agostino commenta: prossimo è chi ha bisogno o può avere bisogno? ‘E chi è il mio prossimo?’ domanda un dottore della legge, il quale intendeva tutti gli uomini, sì, ma nella distinzione di colore, razze, culture. ‘Devo distinguere o no?’: questa è la vera domanda. E Gesù risponde di no: il testo è di un’universalità globale, la risposta pratica di Gesù è la parabola (p.246). Sapienza del Giusto (mi permetto di scrivere che i discepoli di Don Giovanni considerano il loro professore come un maestro di giustizia per il posto riservato alla giustizia nell’etica) ma è il Giusto secondo tutta la Bibbia. Non faremo, qui, commento su giustizia, nel Paganesimo, e giustizia nell’Ebraismo-Cristianesimo. Però chi ci legge comprende che l’edonismo egoistico, imposto dalla ‘in-cultura’ della cosiddetta cultura della ‘bestia trionfante’, per giunta sempre ‘arrogante’ rozzamente, ha una alternativa di rilievo nella ‘rivoluzione cristiana’. L’assuefazione narcotica alla dittatoriale prepotenza del degrado etico (perfino verbal-linguistico si ascoltino Deputati e Senatori), non è civiltà, molto meno è democrazia e libertà.
Don Giovanni Montanari – Presidente Archivio Arcivescovile Ravenna
 
N.B. Il libro sarà presentato sabato 17 novembre alle ore 16.45 al Cinema Corso, Via di Roma, 51 Ravenna.