Domenica 11 la Giornata Mondiale del Malato
Dal “RisVeglio Duemila” N. 5/2018
Domenica in Duomo, Rosario e Messa con l’arcivescovo
Rosario, Santa Messa e sacramento dell’Unzione degli infermi: l’Ufficio per la Pastorale della Salute punta al cuore della sua missione nell’organizzazione della Giornata del Malato che si celebrerà anche in diocesi l’11 febbraio:
“D’altra parte, è Lui che fa la differenza nelle loro e nelle nostre vite, la nostra missione è portare gli ammalati al Signore” spiega padre Stephen Kennedy, dell’Istituto del Verbo Incarnato, parroco dell’ospedale e direttore della Pastorale della Salute. L’appuntamento per il pomeriggio organizzato con altre realtà che si occupano dell’assistenza e del sostegno anche spirituale degli ammalati in diocesi, è per le 15, in Duomo, quando si inizierà a recitare il Rosario.
Alle 15.30 è invece in programma la Santa Messa celebrata dall’arcivescovo monsignor Lorenzo Ghizzoni e concelebrata da alcuni sacerdoti, durante la quale sarà amministrato ai malati il sacramento dell’Unzione degli infermi. Il tema scelto per la Giornata del malato 2018 prende spunto da un passo del Vangelo di Giovanni: “‘Ecco tuo figlio… Ecco tua madre’. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”.
L’evento è promosso dall’Ufficio per la Pastorale della Salute, in collaborazione con il Cvs, Unitalsi Ravenna, Legio mariae, Mac e, per la prima volta, con l’hospice Villa Adalgisa.
Parola alle associazioni e ai movimenti ecclesiali impegnate nel sostegno a chi soffre: un servizio che arricchisce prima di tutto chi lo compie
Un passo verso un ammalato è un passo verso Dio stesso. Questa la realtà che toccano con mano, nei loro tanti servizi, le associazioni e i movimenti che si occupano di assistenza (materiale e spirituale spesso) agli ammalati in diocesi. Saranno loro a portarli in prima fila, domenica 11 febbraio, alle celebrazioni diocesane per la Giornata del malato, che hanno concretamente contribuito ad organizzare. Quest’anno, abbiamo deciso di dare voce a loro per raccontare questa Giornata, perché attraverso le loro mani, i loro sorrisi, la loro creatività e intelligenza, rappresentano la cura e l’attenzione di tutta la diocesi verso chi è più fragile nel corpo. “Se riesci a incontrare il loro sguardo, colmo di gratitudine, non lo lasci più”, garantisce Patrizia Amici, presidente dell’Unitalsi Ravenna, che sabato scorso, a Santa Teresa, ha celebrato l’assemblea ordinaria dei soci, circa 250 in provincia. Il sostegno materiale e spirituale a chi sta male (che l’Unitalsi realizza concretamente in varie forme, nell’accompagnamento ai pellegrinaggi, agli incontri conviviali, al sostegno spirituale) dà una qualche “dipendenza”, racconta Amici: nel rapporto con gli ammalati si scorge il “perché si vive. Negli occhi di queste persone vedi il Signore, è un’unione incredibile tra cielo e terra”. “Non possiamo fare quello che fa la medicina – ragiona la presidente dell’Unitalsi – ma di contro nemmeno la medicina può fare quello che facciamo noi per l’ammalato che sempre più spesso, purtroppo, vive afflitto da solitudine e depressione”, mali nel male, che, in forme lievi, si curano proprio con l’amore e le relazioni. “Per noi sono fratelli e sorelle da accompagnare – conferma Ivana Mengozzi del Centro Volontari della Sofferenza –, per far in modo che la loro sofferenza non sia gettata ma vissuta nella Grazia di Dio”. Ecco perché i volontari (una decina a Ravenna, che assistono 39 ammalati in diocesi) organizzano mensilmente incontri di preghiera e giornate di spiritualità, nello stile insegnato dal fondatore del Cvs, il beato Luigi Novarese. “è un carisma – prosegue Mengozzi –: quando si parla di sofferenza è sempre difficile trovare volontari. Ma, con questo servizio, a me sembra di servire il Signore, di essere sempre più vicino a lui”. Quest’anno per il primo anno, nell’organizzazione della Giornata del Malato è stato coinvolto anche l’hospice di Ravenna, Villa Adalgisa, una realtà pubblica che ha scelto di esserci quando si parla di malati: “Per noi sono persone da accompagnare, assieme alle loro famiglie – spiega Stella Coppola –. È importante esserci proprio perché per noi c’è prima di tutto la persona, con le sue tante esigenze, e poi la malattia”. Fra le associazioni ecclesiali che parteciperanno alla Giornata c’è anche la Legio Mariae, presente in sette parrocchie, per un totale di una cinquantina di aderenti. “Stare accanto a una persona malata, ascoltarla è un arricchimento: è più quello che si riceve, che quello che si dona, è proprio così”. Lo dice Bruna Giacomelli, che, in diocesi, è presidente. I volontari della Legio Mariae si occupano di visitare anziani e gli ammalati, soprattutto a casa, continua Giacomelli, ma anche, nelle case di riposo, in ospedale: “Alcune di noi, come ministri dell’Eucaristia, portano loro la Comunione”. Ma c’è anche chi, pur avendo una disabilità, riesce e vuole mettersi a servizio di altri malati. è l’esperienza del Mac, Movimento apostolico ciechi che conta una trentina di volontari in diocesi che si impegnano nell’assistenza di 60 ammalati.
“Il Mac – spiega Irene Scarpa, vicepresidente dell’associazione, da anni accanto a Rino Cicognani, fondatore del movimento a Ravenna – ha nei suoi carismi l’accoglienza e l’inclusione: davanti a una persona che non conosciamo scatta l’input dell’amicizia, della condivisione”. Chi aderisce al Movimento, si reca a trovare altri non vedenti, oppure anziani soli, malati.
“Le persone che incontriamo – prosegue Scarpa – hanno un gran bisogno di essere ascoltate, di relazionarsi. Il fatto di avere in comune un limite fisico – prosegue Scarpa – aiuta a creare un clima di amicizia. E aiuta a chiedere alla persona che incontriamo se vuole fare un cammino di fede comune, partecipando insieme a noi agli incontri mensili, ai pellegrinaggi, agli eventi diocesani”.
Daniela Verlicchi, Fabrizio Casanova