1 Marzo 2013

Corso di Bioetica: Sintesi degli incontri – 2

 

Corso di Bioetica: Sintesi degli incontri/2
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 8/2013
 
Corso di Bioetica ‘Cultura di morte, risposte di vita’
5 febbraio ‘ ‘La vita e la famiglia nel magistero di Benedetto XVI’
Il professor Giorgio Maria Carbone op, docente di Bioetica alla Facoltà di teologia dell’Emilia Romagna, ha fatto un excursus degli scritti e dei discorsi di Papa Benedetto XVI inerenti la vita e la famiglia. Uno dei primi documenti sui principi non negoziabili è la ‘Nota Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica’ del 2002 della Congregazione della Fede, firmata da Cardinale. Altri documenti sono il ‘Discorso del Santo Padre Benedetto XVI al Reichstag di Berlin’ del 22-09-2011 e il discorso per la Visita Pastorale all’Arcidiocesi di Milano e VII Incontro Mondiale delle famiglie al Parco di Bresso del 03-06-2012.
Il Papa abitualmente parla di principi non negoziabili. Il primo principio è la tutela e la promozione della vita fisica in qualsiasi condizione e in qualsiasi età, quindi dall’età embrionale, all’età fetale, all’età senile e all’età decrepita del vecchio. E questa vita in quanto vita umana va promossa e tutelata. Questo è un principio non negoziabile cioè sul quale non sono ammessi compromessi di carattere politico. Ed è un principio cioè un fondamento della pacifica convivenza fra le persone umane.
Gli altri principi sono la tutela e la promozione dell’unione matrimoniale fra uomo e donna, quindi della famiglia fondata sul matrimonio, non si pensi soltanto al matrimonio sacramento, ma anche al matrimonio civile, perché anche quella è una forma di unione che garantisce l’ordinamento e l’ordine tra le generazioni umane. L’altro principio non negoziabile è il diritto-dovere dei genitori di educare i figli perché l’educazione non è altro che una seconda generazione alla vita. Con il concepimento e la gravidanza c’è una prima generazione alla vita naturale, con l’educazione i genitori consentono al figlio di trarre fuori da sé il meglio di se stessi e li generano alla vita sociale.
Il magistero del Papa sulle unioni omosessuali e sull’adozione è ben chiaro: indica di tutelare il matrimonio fra un uomo e una donna. Questa non è una posizione di carattere confessionale, ma che fa appello alla ragione umana e alla natura umana.
Il diritto civile, di qualsiasi stato, non disciplina, non regola qualsiasi forma di rapporto umano, ad esempio non si interessa dei rapporti amicali, di amicizia. Il diritto civile si interessa dell’unione matrimoniale tra uomo e donna solo al fine di garantire l’ordine fra le generazioni umane. Poiché l’unione fra persone dello stesso sesso è un’unione che strutturalmente è sterile, il diritto civile perché se ne dovrebbe occupare?
 
7 febbraio, ‘La scienza, il diritto e il fine vita: a che punto siamo’. Tavola rotonda.
L’incontro, moderato dalla dott.ssa Cinzia Baccaglini, ha permesso di chiarire dubbi ed interrogativi sul fine vita e sui Dat (Dichiarazione anticipata di trattamento).
Il dottor Luigi Montanari, Responsabile della Struttura delle Cure palliative dell’Ausl di Ravenna e degli Hospice di Lugo e Faenza ha spiegato che le cure palliative sono una disciplina che è stata riconosciuta dal Ministero come disciplina medica. Cicely Saunders è stata la fondatrice del primo Hospice. Le cure palliative sono un approccio clinico e di cure attive globali finalizzate alla tutela della dignità delle persone nella fase avanzata e terminale della loro malattia e della loro vita tutelando e supportando contestualmente anche i familiari del malato e promuovono l’umanizzazione in medicina e lo sviluppo di relazioni con il malato e con tutta la sua famiglia. perseguendo obiettivi professionali e utilizzando competenze ‘trasversali’ quali la relazione, l’ascolto, l’empatia, la collaborazione, la capacità critica e la responsabilità. Oltre al controllo del dolore, l’obiettivo è quello della qualità della vita, di dare dignità alle persone per la loro perdita di validità, di autonomia e questo è un percorso che parte da lontano, che può iniziare anche tanti mesi prima del fine della vita, pertanto si parla di cure simultanee per la collaborazione fra le diverse equipe. L’80% dei pazienti sono oncologici. Dare valore a questa disciplina significa dare valore anche alle cure più adeguate per il paziente. Questa è una risposta positiva a una cultura che cerca invece di negare l’importanza del fine della vita delle persone perché finché c’è vita, c’è una persona viva che ha bisogno di attenzione e di essere supportata e sentirsi accolta da un gruppo formato professionalmente per la cura dei sintomi, creando una grande empatia fra paziente ed equipe. Importante è anche la ricerca clinica per adeguare le cure per ogni paziente. Anche Ravenna avrà presto il proprio Hospice. Il periodo dell’ultimo tempo se viene preparato e aiutato da persone che sanno prendere in carico adeguatamente i malati e le loro famiglie, può essere decisamente più sostenibile. 
L’onorevole Prof. Domenico Di Virgilio, relatore della legge ‘Alleanza terapeutica, consenso informato, dichiarazione anticipata di trattamento’ approvata alla Camera dei Deputati e attualmente ferma al Senato da più di due anni, ha presentato gli articoli salienti della legge. Questa legge è stata formulata conseguentemente alla morte di Eluana Englaro, resa possibile dall’intervento della Magistratura. La Legge parte con la tutela della vita e della salute, pertanto contro l’eutanasia. L’articolo 2 parla del consenso informato perché attualmente non esiste una legge specifica anche se i medici sono tenuti al consenso informato dalla deontologia medica. L’idratazione e la nutrizione non possono essere interrotti se non in pochissimi casi estremi per motivi di cura. Il fine vita è un argomento che implica la libertà dell’individuo di voler rifiutare una terapia quando non ci sia più nulla da fare e il rapporto con il medico. Il medico non sarà vincolato dalla dichiarazione, perché se la scienza scoprisse qualcosa che può essere positivo per il paziente, non potrebbe applicarlo. Invece il medico deve agire sempre per il bene del paziente, questo è importante. Se non può fare nulla deve prendersi cura del paziente, quindi l’uso della medicina palliativa, gli antidolorifici, stare vicino al malato, alla famiglia. Il medico deve tornare a curare l’umanità, non soltanto la scienza. Come medico sono contrario alla legge, ma come politico mi sono reso disponibile per la miglior legge possibile.
Il dottor Giacomo Rocchi, Magistrato presso la Corte di Cassazione ha spiegato che le spinte verso l’eutanasia sono sempre più forti, si cerca sempre di più in tutto il mondo e anche in Italia di permettere che persone in stato vegetativo, disabili, anziani, bambini prematuri, vengano uccisi, perché la loro vita non è ritenuta degna di essere vissuta. Rispetto a questa situazione la legge sulle Dichiarazione Anticipata di Trattamento è una risposta sbagliata. Anzi è una risposta che facilità questa spinta verso l’eutanasia, verso l’uccisione dei deboli. Noi dobbiamo ricordarci che veniamo dal caso Englaro, dove una ragazza che non l’aveva nemmeno chiesto, fu uccisa soltanto perché la sua vita non era ritenuta degna di essere vissuta. A cosa servono le leggi? Le leggi sono in grado di cambiare la mentalità e la società e per evitare i divieti del Codice Penale che non prevede l’eutanasia, serve una legge. Ampliando il concetto di malattia, di trattamento sanitario, si enfatizza il diritto all’autodeterminazione del paziente a rifiutare la cura e si toglie il ruolo e ogni autonomia ai sanitari. Qual è il concetto di fine vita? La legge garantisce che in caso di pazienti in stato di fine vita o in caso di morte prevista imminente il medico debba astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati alle condizioni cliniche del paziente e agli obiettivi di cura. Cosa significa questo? I pazienti in stato vegetativo persistenti o gli anziani malati sono considerati in stato di fine vita, per loro la legge stabilisce un criterio, non più trattamenti straordinari. Una discriminazione dei malati. Prevedendo che il medico debba astenersi, condurrà a cause civili per obbligare il medico a sospendere determinate terapie, venendo meno la discrezionalità del medico. Meglio nessuna legge, meglio un rapporto tra paziente e medico ricco di umanità e non di diritto. Non ci sono diritti rispetto alla malattia, c’è un rapporto umano che deve svilupparsi anche quando la malattia è grave, anche quando la morte si avvicina.
Il prof. Mario Palmaro, Docente di Filosofia del diritto all’Università Europea di Roma, nel suo scritto letto da Don Pierre Laurent Cabantous, ha puntualizzato la contrarietà assoluta all’approvazione di leggi che prevedano l’eutanasia. Anche la legge sulle Dat è assolutamente inaccettabile; se proprio si voleva fare una legge, si poteva approvarne una fatta di un unico articolo che vietasse la sospensione di idratazione e alimentazione ai soggetti incapaci. Se il problema sono le ‘sentenze creative’ con ogni probabilità non saranno scongiurate dalla legge sulle Dat, ma al contrario si moltiplicheranno, e si assisterà a quello stesso stillicidio di ricorsi, anche in sede costituzionale, che dal 2004 a oggi hanno smontato come una matrioska la legge 40 sulla fecondazione artificiale. Il giudizio politico di una legge, il criterio di scelta, non dovrebbe mai essere ‘il male minore’ e l’inseguimento affannoso di una posizione di mediazione in grado di allargare il consenso e indebolire le opposizioni. ‘Quando discuto di bioetica e di filosofia del diritto, anche con la persona più lontana, vorrei portarle il meglio di me, vorrei mettere nelle sue mani la vera soluzione a un problema, non il prodotto posticcio di una mediazione politica. Anche se non può pretendere di essere accolta, la verità esige di essere presentata in modo integrale e razionalmente argomentato. Se tradisco questo mandato, inganno il mio interlocutore. Non dialogo con lui, non lo rispetto come uomo’.  
 
12 febbraio – ‘L’embrione umano: il grande attacco’
Il dottor Antonio Oriente, Dirigente del Dipartimento Materno infantile dell’Azienda Sanitaria provinciale di Messina ha portato la propria esperienza di medico e raccontato la propria storia personale creando empatia con tutti i presenti.
L’embrione è come un povero essere umano che viene attaccato da più parti, che deve combattere quotidianamente dal momento in cui si viene a formare. Dalla fecondazione deve combattere una battaglia in molti casi senza speranza perché è attaccato dalla scienza e dalla mentalità. Siamo in un periodo di estrema crisi dei valori. E proprio in questo periodo, il riconoscere la vita come qualcosa di importante può aiutare e dare coraggio. Il primo attacco è sull’inizio della vita e l’annidamento, il secondo attacco è il riconoscimento dell’embrione come vita umana ma non come persona, giustificando così l’aborto. L’aborto è un concentrato di sofferenza con il quale si compromette la salute psichica e fisica della donna, si uccide suo figlio e si limita la sua capacità gestazionale. Ci sono degli studi, debitamente occultati, che dimostrano che esiste una compromissione della salute psichica e fisica della donna, come l’incremento di tumori alla mammella, l’aumento di casi di sterilità e complicanze psicologiche che portano a una sofferenza estrema. L’Italia è al quarto posto in Europa per numero di aborti e c’è stato un notevole incremento degli aborti oltre la 12a settimana. L’evoluzione diagnostica ha portato all’incremento degli aborti cosiddetti terapeutici. Una vera ecatombe amplificata dall’aborto chimico con la Ru486; in Emilia Romagna sono state vendute 645 confezioni nel 2011, che significano 1935 aborti, e dalla fecondazione artificiale che nel 2010 in Italia ha causato la morte del 93% degli embrioni prodotti. Ogni medico dovrebbe difendere la vita, come enunciato nel giuramento di Ippocrate, che tutti hanno fatto, e negli articoli del Codice deontologico professionale, stravolti e superati dalle leggi in vigore che causano morte. I medici cattolici devono essere luce della vita e ‘con le loro opere’ annunciare, proclamare e gridare il sì alla vita. L’Aigoc è nata per testimoniare questo impegno alla vita, toccando con mano il Gesù sofferente.
La storia di conversione di fede e di vita del dottor Oriente, da medico abortista a strenuo difensore e divulgatore della vita, ha concluso questo corso di Bioetica con un momento di grande empatia con tutti i presenti.
Giulia Plazzi
 
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