”Cercava il bene nell’altro”

“Cercava il bene nell’altro” 
Dal “RisVeglio Duemila” N. 39/2017  10 anni senza don Oreste, ma anche 10 anni nei quali il germe del suo messaggio ha prodotto risultati, evidenti, anche nel territorio di Ravenna. È stata inaugurata proprio poche settimane prima della morte del fondatore della Papa Giovanni XXIII (di cui il 2 novembre ricorre il decennale della morte) la casa famiglia di via Fiume Abbandonato, che in questi anni ha accolto trenta persone, aiutandole a reinserirsi nel tessuto sociale.
Don Oreste sarà ricordato in modo particolare in un incontro presso la sede centrale della Comunità, a Rimini martedì 31 ottobre, durante un evento che sarà trasmesso in diretta da Tv2000. “Don Benzi? Aveva una grande capacità di guardarti dentro e di capire quale era la cosa giusta da dirti”. Così lo ricorda Mauro Maraldi che assieme alla moglie gestisce la casa famiglia di via Fiume Abbandonato a Ravenna, una delle ultime che don Benzi pensò di realizzare, sempre con lo scopo di essere una struttura accogliente, a servizio degli ultimi. “Don Benzi – continua Maraldi – parlava e accoglieva ogni persona, senza scandalizzarsi mai del suo passato, di quanto poteva aver fatto. E nei confronti degli altri era sempre propositivo, sapeva indirizzarli al bene”. In questi 10 anni la Papa Giovanni ha raddoppiato la sua presenza all’estero (ora è attiva in 42 Paesi) e ha visto aumentare notevolmente il numero di coloro che ne fanno parte e la rendono operante in mezzo alle tante forme di emarginazione e solitudine che caratterizzano la nostra società. “Uno dei ‘segreti’ di don Benzi – aggiunge Silvia Santi, che col marito Massimo è responsabile dell’altra casa famiglia della Papa Giovanni in diocesi, la ‘San Benedetto’ a Gambellara (inaugurata il 28 maggio 2005) – era l’intensa preghiera, che ci invitava a fare spesso, trovandoci il tempo tra i numerosi impegni”. Lo si vedeva spesso girare con il rosario in mano, pregando e pronto a parlare con un senza tetto, o ad incontrare una prostituta chiedendole “Ami Gesù?” e cercando di farla uscire dalla vita di strada. “A volte arrivava in ritardo agli impegni istituzionali – continua Santi – e se ne scusava, ma poi scoprivamo che era stato fermato da persone bisognose, che per lui erano la priorità. E poi aveva un grande amore per la Chiesa e un enorme rispetto: le scelte che ha fatto sono sempre state approvate dal vescovo cui si riferiva”. Don Benzi ha lasciato un insegnamento che gli appartenenti alla Papa Giovanni cercano di tradurre nel quotidiano. “Ci ha fatto capire – conclude Santi – che abbiamo una grande responsabilità individuale, quella di annunciare il Vangelo e di farlo nel concreto, aiutando ogni giorno chi è in difficoltà, perché è questa la strada per costruire davvero il bene comune”.
 Fabrizio Casanova