CEN: Eucaristia, Passione di Dio per l’uomo

CEN: Eucaristia, Passione di Dio per l’uomo

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 33/2011
 
Lunedì 5 settembre è stata la giornata dedicata all’approfondimento dell’ambito della vita affettiva attorno al tema, ‘Eucaristia: Passione di Dio per l’uomo’.
Su questi temi sono intervenuti Ina Siviglia, docente a Palermo alla Facoltà teologica dell’Italia meridionale e Domenico Simeone, docente di Pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore e presidente della Confederazione dei Consultori d’ispirazione cristiana.
Rispetto al passato l’affettività è cambiata, gli educatori fanno fatica e c’è molta confusione. La crisi delle agenzie educative ‘ famiglia, scuola, Parrocchia ‘ sta nel non agire in modo sinfonico. Così i giovani crescono in discontinuità diventando sempre più fragili con un concetto di libertà e autonomia distorto che porta a un relativismo etico: ‘Un fai da te’.
Di fronte alla necessità di compiere scelte, i giovani hanno bisogno di orientamento, di qualcuno che insegni loro a mediare il desiderio.
Sesso senza amore. Amoresenza matrimonio. Matrimonio senza figli. Quella che viviamo oggi è la cultura dei senza, un’epoca di rapporti sessuali estemporanei fuori da ogni progetto di vita
comune, convivenze, diminuzione del numero delle nascite, aumento delle relazioni tra omosessuali, pratica diffusa dell’aborto, separazioni, divorzi.
L’uomo tende a diventare di più ciò che ‘sente’, dove le emozioni e i sentimenti stanno diventando linee guida nel nostro progettare e in questo, il tema della ‘volontà’ viene un po’ bandito: va recuperato.
Non puntiamo il dito solo sui giovani, il problema siamo noi adulti che spesso ci ritiriamo da questo compito educativo.
La famiglia rimane il luogo privilegiato per l’educazione, per la trasmissione dell’affettività. La generatività non è solo dare la vita biologica, ma prendersi cura dell’altro.
Oggi c’è l’idea che si può separare l’affettività dall’Eucaristia e si pensa che essa sia per i ‘sani’, quando invece le parole di Gesù dicono che non sono i sani che hanno bisogno del medico. E l’Eucaristia è proprio il cibo dei deboli, deimalati, dei peccatori cheaspirano alla santità, cioèall’unione totale col Cristomorto e risorto, perché ilcibo eucaristico opera unavera e propriatrasformazione, cambiandol’essere umano in tutte lesue componenti fisiche,psichiche e spirituali econformando i credenti aCristo.
Solo in Cristo possiamo raggiungere la qualità alta d’amare, come Lui stesso disse: ‘Amatevi come io vi ho amato’. È questa la misura dell’amore!
L’amore raggiunge la sua maturità quando si spezza, si dona, si elargisce senza risparmiarsi verso l’altro. Matura nel donarsi, regredisce e muore quando si chiude.
L’Eucaristia è la mensa dove ci si alimenta per maturare un amore generoso, libero e liberante, capace di farsi altro senza ricevere nulla in cambio.
La vita familiare odierna richiede essere nutrita e alimentata dal Pane eucaristico. Ma il pane dell’Eucaristia non sempre incrocia le vie e i percorsi dell’uomo comune.
È un cibo che deve essere portato la dove non c’è.
Come fare? Passando per i sentieri della quotidianità.
Quali prospettive pensare?
–   Occorre formare i formatori ‘ genitori, educatori, sacerdoti ‘ unendo le scienze umane e teologiche, aiutandoli a non aver paura dell’affettività.
–   Ripensare alla progettazione pastorale come accompagnamento di fede: dalla nascita all’ultimo respiro.
–   Educare i giovani all’amore che si dona, al per sempre, aiutandoli a unire intelligenza, affettività e volontà.
–  Far sì che le Comunità cristiane siano luogo di educazione all’affettività.
 
Ad Ancona domenica 11 settembre, il Papa ha incontrato insieme gli sposi e i sacerdoti nella Cattedrale di S. Ciriaco, rivolgendoci, tra l’altro, queste parole.
 
‘Ordine sacro e Matrimonio si riconducono all’unica sorgente eucaristica. Due stati di vita, un’unica fonte: l’amore di Cristo, che dona se stesso per la salvezza dell’umanità. Entrambi, sono chiamati a una missione comune: quella di testimoniare e rendere presente quest’amore a servizio della comunità, per l’edificazione del Popolo di Dio.
Occorre superare una visione riduttiva della famiglia, che la considera come mera destinataria dell’azione pastorale. La famiglia è ricchezza per gli sposi, bene insostituibile per i figli, fondamento indispensabile della società, comunità vitale per il cammino della Chiesa.
Valorizzare la famiglia significa riconoscerne la rilevanza nell’azione pastorale. Essa, infatti, poiché luogo privilegiato di educazione umana e cristiana rimane la migliore alleata del ministero sacerdotale.
Cari sacerdoti incoraggiate i coniugi, condividetene le responsabilità educative, aiutateli a rinnovare continuamente la grazia del loro matrimonio. Rendete protagonista la famiglia nell’azione pastorale. Siate accoglienti e misericordiosi, anche con quanti fanno più fatica ad adempiere gli impegni assunti con il vincolo matrimoniale e con quanti, purtroppo, vi sono venuti meno.
Cari sposi amate i vostri sacerdoti, esprimete loro l’apprezzamento per il generoso servizio che svolgono. Sappiate sopportarne anche i limiti, senza mai rinunciare a chiedere loro che siano fra voi, ministri esemplari che vi parlino di Dio e che vi conducono a Lui. La vostra fraternità è per loro un prezioso aiuto spirituale e un sostegno nelle prove della vita.
Cari sacerdoti e cari sposi ‘ è stato l’appello del Papa ‘ sappiate  trovare sempre nella santa Messa la forza per vivere l’appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa, nel perdono, nel dono di sé stessi e nella gratitudine. Il vostro agire quotidiano abbia nella comunione sacramentale la sua origine e il suo centro, perché tutto sia fatto a gloria di Dio’.
Edo Assirelli

 
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