C’è un tempo per’ l’Arcivescovo Lorenzo
Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 3/2013
In ogni realtà il passaggio di consegne è sempre un momento a tinte forti.
Nella successione episcopale, che è ben di più di un passaggio di consegne, lo si avverte ancora di più.
Sentimenti di affetto e gratitudine per chi lascia; sentimenti di gioia e riconoscenza per chi arriva.
Grazia, Fede, Carità, Poveri: quattro parole che hanno segnato l’ingresso dell’Arcivescovo Lorenzo nella nostra Diocesi e che tracciano un itinerario pastorale.
In primis, non per caso, l’incontro con le realtà dove la Grazia del Signore, nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio, si fa più sovrabbondante: i monasteri delle suore di clausura.
La Grazia di Dio genera attraverso lo Spirito Santo il grande dono della Fede, origine della Carità e della Speranza.
A seguire l’incontro con le realtà della sofferenza, del bisogno, dei reietti della società.
Il Carcere dove l’Arcivescovo, annunciatore della Parola di Dio, diviene segno di speranza di una vita nuova anche per chi ha vissuto esperienze negative: la possibilità che Dio offre di cambiare è per tutti noi, anche per chi ha sbagliato nel peggiore dei modi.
La Grazia e la Fede trasformano l’uomo nella Carità. La Carità che ha anche il nome della Comunione tra tutti i membri del popolo di Dio e che si fa Servizio. La carità nella Comunione afferma la testimonianza dell’unità e nel servizio esprime un enorme potenziale vocazionale, di evangelizzazione e di umanità, se e in quanto realmente cristiano.
Ecco l’incontro dell’Arcivescovo con la cittadella della Carità che è l’Opera di S. Teresa.
La carità così è testimonianza di una fede che salva e che redime tutti. Ma la carità ha un terminale fondamentale e sono i poveri. I poveri che hanno il volto dell’ammalato, dell’emarginato, di chi è o si sente solo, dei piccoli e dei giovani, così belli e così fragili.
Come ha detto qualcuno, i poveri sono i ‘Signori della storia’ e con un’attenzione speciale a loro una Chiesa Missionaria deve portare l’annuncio di speranza, servendoli, come Gesù, Servo dei servi per amore dell’Umanità, ha offerto tutto sé stesso fino al sacrificio di sè sulla croce.
Una Chiesa così è una Chiesa davvero cristiana che genera anche una societas autenticamente umana, una città con più dignità.
Enrico Maria Saviotti