Archivio Storico Diocesano. A Sant’Apollinare Nuovo la Mostra di documenti dal 557 al 1927
Dal “RisVeglio Duemila” N. 28/2014
Volete sapere il motivo per cui il corpo di Sant’Apollinare è custodito nella basilica di Classe?
Oppure, volete leggere il testo della più antica canzone d’amore in volgare italiano, risalente agli inizi del 1200?
Bene, per risolvere questi e altri enigmi, prendetevi un po’ di tempo e andate a visitare la mostra dell’Archivio Storico Diocesano di Ravenna-Cervia (sono esposti documenti che coprono un periodo storico dal 557 al 1927) presso la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, in via di Roma a Ravenna. E’ stata inaugurata lunedì 14 luglio e resterà aperta sino al 14 settembre, si può visitare tutti i giorni dalle ore 9 alle 13 e dalle 14 alle 19, al costo di soli due euro.
L’Archivio Storico Diocesano di Ravenna-Cervia è universalmente noto per essere il più antico archivio del mondo occidentale e la sua irripetibile caratteristica è di possedere “continuità documentaria dal secolo V ad oggi”. Conserva: cinque papiri, quasi quattordicimila pergamene, oltre cinquemila fra pezzi cartacei, registri, volumi e buste; la Biblioteca Diocesana “San Pier Crisologo” ospita circa ottantamila volumi.
Presentando l’evento, presso la sede dell’Archivio e della Biblioteca, in P.zza Duomo, 4 – mons. Guido Marchetti, direttore dell’Opera di Religione e delegato arcivescovile per i Beni Culturali, ha evidenziato come – attraverso di esso – la Fondazione Ravenna Capitale e l’Opera di Religione forniscano un ulteriore contributo culturale all’obiettivo di Ravenna 2019. I cinquanta “pezzi” dell’Archivio che sono esposti hanno un enorme valore storico, contenutistico, ed anche geografico – lo ha sottolineato Giuseppe Rabotti direttore dell’Archivio e curatore della mostra –: tramite le antiche mappe, ad esempio, si arriva a una precisa conoscenza del nostro territorio e alle modifiche che ha avuto nel corso dei secoli.
L’importanza dell’Archivio è legata anche al fatto che l’arcivescovo di Ravenna era il metropolita della regione ecclesiastica Emilia sino dai tempi di Pier Crisologo (426-450). La Chiesa di Ravenna, ebbe una funzione fondamentale nella conservazione della tradizione romano-bizantina, anche tramite la conservazione dei numerosi papiri dei secoli V-IX tutti provenienti proprio dall’Archivio.
Tra le “meraviglie” esposte, ci sono: le lamine argentee che furono ritrovate sul corpo di Sant’Apollinare, nel 1173, nella cripta della basilica di Classe; alcune preziose mininature; un grande papiro (lungo due metri e venti centimetri) con uno scritto di Papa Pasquale I all’arcivescovo Petronace, risalente al luglio dell’819; un antifonario (libro liturgico utilizzato soprattutto per l’ufficio del Coro) della basilica di San Francesco, del XIII secolo; una parte dei diari di don Giovanni Minzoni.
La mostra è anche testimonianza del prezioso lavoro di studio e catalogazione che gli archivisti locali conducono da decenni.
Essa farà da “apripista” all’avvio dei lavori per la nuova sede dell’Archivio e della Biblioteca, che inizieranno entro il prossimo settembre per terminare nell’arco di due ani. I nuovi locali saranno quelli – su tre piani – dell’ex cinema Roma, in via don Angelo Lolli. Il progetto, è stato affidato al “Nuovo Studio Architettura e Territorio” nelle persone dlel’ing. Gianluca Bonini e dell’Arc. Emilio Rambelli, due professionisti, ricchi di esperienza, geniali nelle scelte, capaci di coniugare il vecchio alla architettura moderna “nella missione di una ampia volumetria di spazi e di luci”; ha già ottenuto i permessi necessari e a breve saranno aggiudicati i lavori. Archivio e Biblioteca avranno ambienti più ampi in cui si potrà collocare l’enorme patrimonio culturale e storico. Come già accade ora, saranno ambienti aperti al pubblico, per la visione e la consultazione. Il costo complessivo dei lavori è di tre milioni di euro, coperti in parte dall’Opera di Religione e dalla nostra Diocesi, in parte dagli sponsor (alcuni sono già certi, altri sono in arrivo).
Tuttavia, proprio perché l’Archivio e la Biblioteca sono un bene inestimabile per tutta la città (e non solo), ogni privato cittadino potrà contribuire, attraverso la pratica – già messa in atto in altre circostanze – di “adotta un mattone” o “adotta un documento storico”. Le modalità e i tempi per fornire questi contributi saranno rese note in seguito.
F. C.