Appartamento cercasi per Ioseph, Osas e Bonifacio

Appartamento cercasi per Ioseph, Osas e BonifacioDal “RisVeglio Duemila” N. 8/2017
 C’è una data che rischia di segnare la fine del progetto “Protetto, rifugiato a casa mia”, che negli scorsi mesi ha coinvolto una ventina di famiglie della parrocchia di San Biagio a sostegno di tre giovani nigeriani che hanno ottenuto varie forme di asilo sul territorio. Il prossimo 14 marzo scade il contratto d’affitto dell’appartamento nel quale sono ospitati i tre, Osis, Bonifacio e Ioseph (tra i 21 e i 27 anni) e, nonostante i tentativi di molte delle 20 famiglie “adottive” dei tre ragazzi, non se ne trova un altro. Anche se a pagare sarebbero, com’è stato fatto regolarmente finora, le famiglie stesse. E nonostante i tre abbiano instaurato uno splendido rapporto con i vicini di casa e lascino l’appartamento esattamente come l’hanno trovato. Anche il lavoro, nonostante la rete davvero protettiva messa in piedi dalle famiglie (che in questi mesi ha accompagnato i ragazzi nella ricerca di lavoro, li ha iscritti a corsi per ottenere ad esempio l’idoneità a lavorare in cucina, ha organizzato lezioni settimanali di italiano) non è arrivato: non solo stabile ma nemmeno precario. “Bonifacio alla fine della scorsa stagione estiva aveva lavorato in alcuni stabilimenti per le manutenzioni di fine stagione, e Osas e Ioseph hanno trovato un impiego in campagna, ma solo per alcune settimane – spiega Pierluigi, uno dei tutor del progetto –, eppure hanno grandi capacità. Bonifacio è bravissimo a fare il muratore, Osas è un meccanico eccellente e Ioseph vorrebbe lavorare in campagna con gli animali, perché l’ha già fatto in Nigeria”. Oltretutto Pierluigi parla a ragion veduta, perché, non avendo trovato un impiego fisso, quest’inverno i tre lo hanno seguito in manutenzioni e piccoli lavoretti in parrocchia: “Abbiamo verniciato tutte le finestre e sistemato parte dell’oratorio”, spiega. “Sono molto preoccupata – dice Annalisa Obbi, che fa parte di un’altra famiglia tutor del progetto –: già da settimane, noi famiglie, chiamiamo in stabilimenti balneari, ristorante e cerchiamo appartamenti, ma quando diciamo la nazionalità le opportunità che sulla carta c’erano, spariscono. Mi pare ci sia un po’ di pregiudizio, un po’ di paura. Certo, anche le modalità di ricerca del lavoro di oggi non aiutano: si basa tutto sul curriculum vitae, non c’è mai un contatto diretto”, che possa magari smorzare l’eventuale paura. Il problema principale, sul fronte lavorativo, è certamente la conoscenza dell’italiano: “I ragazzi lo capiscono ma fanno fatica ad esprimersi – spiega Annalisa – Ora stanno frequentando il corso per stranieri alla Ricci”. “In questi mesi si sono creati legami belli ed importanti tra le famiglie e questi ragazzi – spiega il parroco di San Biagio don Alberto Graziani –. Le famiglie si chiedono come fare e c’è delusione perché quando si tessono intrecci positivi si ha la speranza che tutto vada bene, ma purtroppo non si può avere la certezza. La sfida è grande: ma occorre cogliere questi germi di fraternità che sono nati e farli crescere. I legami resteranno”. Ma il loro percorso potrebbe interrompersi la prossima settimana se non troveranno una sistemazione, anche provvisoria: “Ormai non abbiamo più opzioni – racconta Annalisa –: al dormitorio possono stare qualche notte, al massimo qualche settimana. Onestamente, ci aspettavamo qualche aiuto in più”. L’appello è lanciato, alle istituzioni in primis. Ma vale per chiunque abbia un’opportunità di donare a Ioseph, Osas e Bonifacio un pezzo di futuro.