Apollinare, pastore buono di una chiesa in cammino

Apollinare, pastore buono di una chiesa in cammino 
Dal “RisVeglio Duemila” N. 28/2017 

 La festività liturgica del santo patrono di Ravenna Apollinare, domenica 23 luglio, offre lo spunto a qualche riflessione iconografica sulla sua immagine musiva nella basilica di Sant’Apollinare in Classe.
La basilica fu edificata per intenzione del vescovo Ursicino (533-536) nel sito – fuori le mura della città portuale di Classe – dove era ubicata una necropoli romana in cui il primo vescovo di Ravenna Apollinare fu sepolto in seguito al martirio subito verso la fine del II secolo dopo Cristo. Dopo il vescovo Vittore (538-545) il successore Massimiano (546-556) completa e consacra la basilica il 9 maggio del 549. Un’epigrafe marmorea del VI-VII secolo dopo Cristo, collocata a metà della navata destra, che qualifica Apollinare come “sacerdos” (vescovo) e “confessor” (martire), indica che fu proprio Massimiano a far trasferire il corpo del santo all’interno della basilica.
E spetta sempre a tale vescovo, originario di Pola, il merito di aver commissionato il sontuoso ciclo di mosaici che ricopre l’abside. Qui viene codificata l’iconografia del protovescovo Apollinare. Egli si trova immerso in un ricco giardino paradisiaco, nella preghiera orante rivolta alla preziosa croce gemmata della Trasfigurazione sul Monte Tabor. Tale croce gloriosa simboleggia Cristo che rivela – in presenza degli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni evocati nelle tre pecorelle – la sua duplice natura umana e divina. Alla luce della sua profonda cultura teologica e liturgica, Massimiano, insignito nel 549 dall’imperatore Giustiniano del titolo di arcivescovo, ha voluto esaltare il fondatore della chiesa ravennate Apollinare grazie all’ispirazione di un sermone di un altro suo illustre predecessore: Pietro I Crisologo (426-450). Questo vescovo, famoso per le sue coinvolgenti omelie (Crisologo significa “dalle parole d’oro”), scrive riguardo al protovescovo ravennate: “Ecco, è vivo, ecco, come il buon pastore fa sorveglianza in mezzo al suo gregge…”. Così Apollinare viene raffigurato al centro del catino absidale classense in posizione solenne e frontale, evidenziato dal nimbo dorato che gli circonda il capo, il volto profilato da una candida barba bianca e con le braccia alzate aventi le palme delle mani rivolte al Cielo. Egli chiede la Grazia per i suoi fedeli in atteggiamento di totale fiducia e adesione verso la volontà divina. Apollinare è vestito da una tunica bianca e da una casula decorata da numerose api dorate, simbolo di eloquenza e sulle spalle porta il pallio di lana di pecora che testimonia la bontà paterna del pastore verso il suo gregge. Difatti le dodici pecore guidate da Sant’Apollinare sono segno visibile della Chiesa di Ravenna in cammino.
La basilica di Sant’Apollinare in Classe riveste una funzione di basilica episcopale e sepolcrale perché custodisce le spoglie del santo patrono. In questo senso è da interpretare la stessa immagine musiva di Apollinare da Antiochia, discepolo di San Pietro secondo la tradizione agiografica (il testo della Passio Sancti Apollinaris è stato composto nel VII sec.). Attraverso l’ episodio della Trasfigurazione Sant’Apollinare trasmette alla comunità cristiana di Ravenna l’eredità apostolica della chiesa fondata dal Messia. Non a caso nel primo registro della decorazione musiva – in basso fra le grandi finestre – sono immortalati quattro vescovi successori di Apollinare, vissuti fra IV e VI secolo, autentici testimoni della missione pastorale della chiesa di Ravenna primitiva nella sua continuità storica: Severo, Orso, Ecclesio e lo stesso Ursicino.
 Filippo TreréOpera di Religione della Diocesi di Ravenna