“Amoris Laetitia”,
il nuovo linguaggio della Chiesa
sull’amore
Dal “RisVeglio Duemila” N. 14/2016
Appunti a margine dell’esortazione apostolica di papa Francesco sulla famiglia pubblicata l’8 aprile scorso
“Il consiglio è di leggerla per intero”. Difficile, quasi impossibile riassumere in qualche modo l’esortazione apostolica sulla famiglia di papa Francesco “Amoris Laetitia” pubblicata venerdì 8 aprile. A margine della festa della Famiglia di domenica scorso, l’arcivescovo Lorenzo ha comunque cercato di dare qualche chiave di lettura sul documento. Troppo ricco e troppo rivoluzionario (non dal punto di vista delle regole ma dello stile) per essere raccontato a parola. “Il suo linguaggio – raccontato l’arcivescovo è così originale e nuovo che non si può riassumere, come una poesia”. La nuova esortazione si pone in continuità con l’Evangelii Gaudium della quale riprende il tema della gioia, del Vangelo in quel caso, e dell’amore coniugale in questo. “D’altra parte tutto il sinodo ha ruotato sulla bellezza della famiglia. La chiave di lettura di tutto quello che dice sulla famiglia – ha chiarito Ghizzoni – è l’amore. Non si parte dai problemi né dalle contrapposizioni perché in nessun modo dice Papa Francesco la Chiesa deve rinunciare a proporre la bellezza del matrimonio cristiano”.
“La riflessione ecclesiale che scaturisce dal testo, in coerenza con la progressione del magistero dal Vaticano II ad oggi – spiega in una nota monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio Pro Familia -, dichiara la necessità di un nuovo rapporto della Chiesa con la condizione familiare. La vita delle famiglie, per la Chiesa, non deve essere prima di tutto un insieme di questioni morali da risolvere, ma piuttosto la sorgente della vitalità della fede che porta l’amore di Dio fra gli uomini”. È questo il senso del commento ragionato che si trova nel cuore del quarto capito del brano di Corinzi 13: “Una mossa che indica l’orizzonte dell’altezza e della concretezza che riportano l’amore – ogni amore – alla suprema sorgente dell’agape di Dio; una chiave tutt’altro che mistica e romantica. L’amore, come lo descrive papa Francesco seguendo passo per passo San Paolo, appare pieno di concretezza e di dialettica, di bellezza e di sacrificio, di vulnerabilità e di tenacia (l’amore tutto sopporta, l’amore non cede mai…). L’amore di Dio stesso è così! Siamo lontani da quell’individualismo che chiude l’amore nell’ossessione possessiva “a due”, e mette a rischio la “letizia” del legame coniugale e famigliare”.
“A noi vescovi e ai sacerdoti quindi Papa Francesco chiede di formare le coscienze, personali e pastorali, alla luce dei valori che stanno alla base del matrimonio cristiano – concretizza l’arcivescovo Lorenzo -. No quindi alla distinzione tra regolari e irregolari perché siamo tutti al centro della Misericordia di Dio e il matrimonio è sempre un cammino che richiede una crescita”. Per questo Papa Francesco nell’Amoris Laetitia non ha voluto introdurre nuove regole canoniche: “Come Chiesa dobbiamo imparare a mettere prima la Misericordia e poi le regole, senza togliere nulla alla dottrina ufficiale che resta la stessa. Questo documento insomma rappresenta una sfida e una novità che parte non da regole nuove ma da un nuovo sguardo sulla famiglia, con la preoccupazione di aiutare a camminare chi è già sposato e chi si appresta a compiere questo passo”.
L’atteggiamento verso le fragilità dell’amore è dunque quello che ci aveva raccontato don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio di Pastorale per la Famiglia, nell’incontro del 16 marzo a Ravenna, e si articola in tre verbi chiave: accompagnare, discernere e integrare.
“Accompagnare – si legge in una nota della Pastorale della Famiglia – implica mettersi accanto nello stile di Emmaus, addirittura fingendo all’inizio di non sapere, come fa Gesù: “’Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?’. Domandò loro: ‘Che cosa?’ (Lc 24, 18-19). Discernere, significa implorare la luce dello Spirito per poter avere uno sguardo che si lascia illuminare dalla Parola e diviene capace di cogliere la via da percorrere in quel particolare caso: ‘E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui’ (Lc 24,27). Integrare, vuol dire riportare al centro dalla periferia: ‘Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: ‘Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!’ (Lc 24,33-34). È però anche l’atteggiamento delle parabole della misericordia; in particolare, della donna che si lascia illuminare dalla lampada e, ritrovando la dracma perduta, le restituisce tutto il suo valore” (Mt 15,14).
Nell’esortazione, poi, sono toccati altri temi: dall’accoglienza delle persone omosessuali, con un chiaro no al matrimonio tra esse però alla condanna dell’aborto e di ogni violenza in famiglia, dall’educazione sessuale dei giovani alla paternità responsabile. “Temi che fanno parte da sempre dell’idea della Chiesa del matrimonio e della famiglia – chiarisce l’arcivescovo – ma che non sono la sostanza e la novità di questo documento. Davvero un testo che ci darà la possibilità di approfondire e un’opportunità di crescita spirituale importante”.
a cura di Daniela Verlicchi