ACR: Spiritualità dei cristiani laici

Spiritualità dei cristiani laici

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 24/2011
 
Cittadini di due città
Lo scritto ‘A Diogneto’ descrive la condizione dei cristiani nel mondo, con una immagine che sembra adattarsi particolarmente bene alla condizione dei laici: ‘i cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio né per lingua o abiti. Essi non abitano in città proprie né parlano un linguaggio inusitato; la vita che conducono non ha nulla di strano… Abitano nelle città greche o barbare, come a ciascuno è toccato, e uniformandosi alle usanze locali per quanto concerne l’abbigliamento, il vitto e il resto della vita quotidiana, mostrano il carattere mirabile e straordinario, a detta di tutti, del loro sistema di vita… Abitano nella propria patria, ma come stranieri… Ogni terra straniera è loro patria e ogni patria è terra straniera… Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano sulla terra, ma sono cittadini dei cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi…’. I cristiani sono dunque cittadini di due città: quella dei cielo, che li rende testimoni di valori diversi da quelli professati nel mondo, e al tempo stesso cittadini della città degli uomini, con i quali condividono cultura, condizioni concrete, responsabilità, attese e speranze.
Innanzitutto i laici cristiani vivono nel mondo la loro originaria appartenenza a Dio. Vivere nel mondo significa non appartarsi, non separarsi dalle ordinarie condizioni degli uomini e delle donne dei proprio tempo, per essere fedeli al Signore: restare dentro un’esperienza familiare, professionale, sociale comune a quella di ogni contemporaneo, condividendola, nel suo svolgersi, nelle sue responsabilità, nel suo evolversi storico.
Il non separarsi dal mondo è un implicito riconoscimento della bontà del mondo, della vita umana, della storia comune…
Il mondo infatti, uscito buono dalle mani di Dio, non cessa di portare l’impronta del gesto di amore che l’ha creato e che ha suscitato la compiacenza di Dio: ‘Dio vide che era cosa buona’ (Cfr. Gen 1). Il peccato che ha offuscato la bellezza e l’armonia del disegno originario non ne ha cancellato l’impronta divina e non ha smesso di rendere prezioso il mondo agli occhi di Dio, se Dio ha potuto inviare il Figlio e sacrificarlo per restituire il mondo e le cose alla bontà delle origini.
Il sacrificio del Figlio di Dio per riscattare il mondo lo rende più prezioso, più meritevole di essere guardato con interesse e vissuto con simpatia. E non solo il sacrificio estremo indica il valore divino del mondo, ma anche il rapporto che il Signore Gesù ha instaurato con esso, salvandolo senza restargli lontano, ma immergendosi nella storia, nella cultura, nell’umanità…
Dunque il laico cristiano ama il mondo condividendo dall’interno la comune vicenda di ogni uomo; imitando, del mistero del Signore, soprattutto il suo immergersi nella vita ordinaria e semplice della gente e del suo tempo.
L’amore al mondo ‘ alle persone, alle cose, alle situazioni, alla realtà ‘ è ciò che rende visibile il Cristo agli altri; è ciò che testimonia che anche Dio ama il mondo, la storia umana, la vita di ogni uomo.
Il laico cristiano è tuttavia cittadino anche di un’altra città, nella quale è titolo di cittadinanza avere come riferimento ultimo un orizzonte che supera quello terreno; nella quale sono legge il dono di sé, il servizio, la mitezza, l’impegno per la giustizia… il primato della persona; nella quale è sovrano il Signore crocifisso; alla quale si appartiene solo a condizione di accettare la sapienza della croce come criterio di interpretazione della vita.
E’ chiaro che le due logiche entrino facilmente in conflitto; queste ‘due città’ convivono nella coscienza del laico cristiano, così come devono convivere nella sua esperienza quotidiana.
Ci aiuta il ricordare che in questi anni la Chiesa ha avviato il processo di beatificazione di laici quali Lazzati, La Pira e De Gasperi, laici che hanno vissuto con generosità proprio questa dimensione crocifiggente della laicità, che è il non arrendersi alla fatica di essere leali cittadini di entrambe le città, resistendo alla tentazione di identificarsi troppo con una soltanto di esse.
 
La ricerca di Dio nella vita
Tutta la vita dell’uomo, più o meno esplicitamente, è una ricerca in quanto tensione verso un Oltre, desiderio di superamento, domanda di pienezza.
Anche per il laico cristiano il vivere nella città dell’uomo comporta il desiderare quella pienezza, quel compimento, che lo orienta oltre il tempo, oltre questa patria terrena, verso Dio.
‘Ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te, Signore’; l’inquietudine del cuore, allora, secondo questa espressione agostiniana, è il segno che esso è fatto per Dio; è segno che Dio è il destino e il riposo della vita umana; ma un riposo ancora lontano: per questo, cercato, preparato, desiderato, atteso, sofferto.
Nella vita del laico cristiano quindi l’esperienza della fede, il cuore della fede, non è un possesso, ma una continua ricerca di Dio.
Il termine ricerca fa riferimento a qualcosa che ancora manca’
Sappiamo anche che la nostra ricerca di Dio si incontra con la ricerca che Dio fa di noi: dice la ‘Dei Verbum’ che Dio ha voluto manifestare la sua volontà di ammettere gli uomini alla comunione con sé: nella rivelazione ‘Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli ed ammetterli alla comunione con Sé’.
Ma queste due ricerche ‘ quella che l’uomo fa di Dio e quella che Dio fa dell’uomo ‘ si incontrano a fatica. La nostra esperienza è quella di cercare Dio ‘andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi’ (At 17, 27). Forse uno dei momenti più alti dell’esperienza interiore di un credente è il sentirsi protagonista e testimone di questa duplice ricerca: la passione con cui lui cerca Dio è la stessa con cui Dio lo cerca.
Il nostro è un cammino incontro a un Dio che vive dentro di noi: ‘Lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi’ (Cfr. Rom 8, 11) dice Paolo. Lo Spirito guida la nostra ricerca in un ‘viaggio interiore’ alla scoperta della profondità di noi stessi e dei mistero della nostra stessa vita, ci porta a scoprire che il Dio che cerchiamo abita nel cuore della nostra esistenza.
Don Alessio Baggetto
Assistente Acr diocesana