Accogliere, che fatica
Sulla scia di schiamazzi a Marina Romea
Dal “RisVeglio Duemila” N. 11/2015
Non è facile essere cristiani. Lo dico per me in primis. Amare il prossimo come se stessi è una fatica grande. Gesù, però, ancora oggi ci dice che questa è la strada per seguirlo. In Matteo lo dice in risposta a una domanda di un dottore della legge circa quale fosse il comandamento più grande: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.
E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Giovanni, nella sua prima lettera, capitolo 4, 20, scrive “Se uno dicesse: ‘Io amo Dio’, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”.
Cosa potrebbe fare un cristiano ravennate, oggi, per cercare di amare Dio? Se avesse locali non occupati, potrebbe metterli a disposizione della Prefettura nell’eventualità che questa sia chiamata in causa per ospitare profughi in fuga da uno dei vari scenari di guerra dell’Africa del Nord.
A Marina Romea come altrove. Sì, perché prima di essere gente senza documenti, quelli che sfidano il mare sui gommoni, cercano la pace, cercano un futuro migliore. Per sé e per i propri cari. Faremmo così anche noi? Credo proprio di si!
È per questo che quel che sembra successo a Marina Romea nei giorni scorsi, almeno stando alle cronache dei quotidiani o dei giornali web, non ha niente di cristiano. Sentire gente che dice “no a un centro di raccolta immigrati”, non ha niente di cristiano, ma nemmeno di umano.
Allora, è la solita Ravenna laica e miscredente come qualcuno vorrebbe talvolta descrivere sbrigativamente la città di Sant’Apollinare? Stando sempre alle cronache, non si direbbe! Certo, alla vigilia dell’apertura della stagione balneare è possibile discutere sull’opportunità di impegnare una struttura alberghiera, piuttosto che un altro edificio. Questa sarebbe una discussione legittima e ragionevole.
Ma leggere di un “No netto e assoluto a qualunque progetto di accoglienza che riguardi il sociale e immigrati. Ravenna è già piena e non ne può più.
Ravenna ha già dato il suo contributo, già accoglie numerosissimi immigrati portati attraverso i barconi e non mi sembra abbia dimostrato di poterli aiutare. Ravenna è stracolma di immigrati che vivono di espedienti, spaccio droga e criminalità”, questo non è umano, quindi non è nemmeno cristiano.
Quand’anche questa “fotografia” della città avesse in sé un po’ di verità, può bastare a farci credere di essere a posto con la nostra coscienza di ravennati del terzo millennio?
Se queste sono le premesse di una campagna elettorale che inizia a mostrare le schermaglie per una volata destinata a durare più di un anno (si vota a primavera 2016), diciamo subito che non siamo affatto contenti!
Senza calcolare che la questione è molto complessa di quel che sarebbe accogliere un po’ di profughi.
Prima di tutto si deve considerare che siamo di fronte a un’emergenza globale dalla quale non possiamo tirarci fuori con quattro urla o con un esposto.
Facendo perfino finta di non sapere che da certi paesi importiamo petrolio e gas.
L’appello ai cristiani, specie a quelli impegnati in politica, è quindi quello di cercare soluzioni e proposte dignitose per tutti, a partire dai più deboli.
Giulio Donati
Foto: www.famigliacristiana.it
