Accogliamoli, con cuore e cervello. Venerdì una tavola rotonda sull’emergenza profughi con monsignor Giancarlo Perego Dal “RisVeglio Duemila” N. 5/2017 Il 60% circa delle persone che si rivolge al centro d’ascolto della Caritas diocesana (l’anno scorso sono stati 908 famiglie) è straniero. Meno di quelli che bussano alle porte di altre Caritas in regione (la media è del 21%) probabilmente perché diversi sono i servizi offerti dal centro d’ascolto (il pacco viveri è per definizione più richiesto da chi già una casa ce l’ha ad esempio o attraversa difficoltà economiche magari inattese e recenti) ma rappresenta una parte preponderante degli sforzi di accoglienza e sostegno dell’organismo diocesano. Da sempre. Ora però c’è bisogno anche di altro, spiega il delegato diocesano per la carità don Alain Golzalez Valdès: una riflessione e un approccio anche “accademico” al fenomeno dell’accoglienza dei rifugiati. Per questo la Caritas collabora in vari modi all’organizzazione del corso post-laurea “Pratiche sociali e politiche sull’accoglienza e l’integrazione dei migranti” che partirà a marzo, organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza nel campus di Ravenna (ne parliamo a pagina 9): “Manderemo due operatori e soprattutto saremo sede dei tirocinii – spiega il delegato diocesano –. Perché ci sembra utile affrontare il tema con idee chiare e soluzioni innovative. E cercare anche sul territorio di creare una rete per andare oltre un approccio emergenziale al fenomeno”. Il principio del “prima gli italiani”, insomma, qui non è di casa. E c’è una ragione, spiega don Alain: “’Ero straniero e mi avete accolto’, diceva Gesù. La Chiesa da sempre si mette in gioco per essere vicini a chi soffre, indipendentemente da dove vengano. E questa non è una scelta politica, né tanto meno una scelta nuova: da secoli congregazioni religiose sono partite per sostenere a livello religioso e materiali gli italiani che emigravano per lavoro, e non solo”. Certo, l’accoglienza deve seguire regole certe, altrimenti non crea giustizia e nemmeno uguaglianza, ragiona il delegato diocesano per la carità: “Non ho la soluzione in tasca. La maggioranza dei progetti di accoglienza purtroppo non promuove forme di aiuto attivo e quindi nemmeno l’integrazione. Ed è per questo che iniziative come quelle promosse dalla facoltà di Giurisprudenza (non solo il corso ma anche la tavola rotonda del 10 febbraio alla quale parteciperà monsignor Perego, ne parliamo sempre a pagina 9) possono essere utili: perché ci si siede attorno a un tavolo e si ragiona insieme sul fenomeno”. Un fenomeno che però ormai non è possibile ignorare, né minimizzare: “Alzare i muri non serve. Le persone arriveranno lo stesso. Con più limitazioni e discriminazioni, aumenterà semplicemente il numero di chi rischia la vita per arrivare”. Siamo nel pieno di un’emergenza umanitaria, esemplifica don Alain: “Questa gente è in mezzo al mare. E nessuno ci si butta se ha un’alternativa per la sua vita”. Ok allora al salvataggio nell’emergenza, ma poi occorre ragionare sui flussi, e appunto a un’accoglienza che riesca a creare integrazione. Di tutto questo discuteranno, venerdì 10 febbraio nella sede di Scienze Giuridiche di via Oberdan, all’interno della tavola rotonda “Oltre l’emergenza rifugiati. Quali soluzioni?” il direttore della Fondazione Migrantes Giancarlo Perego e tanti rappresentati di organizzazioni e gruppi che accolgono quotidianamente migranti e rifugiati, e molto spesso li salvano. Sentire le loro voci, il confronto con le istituzioni ravennati (apriranno la tavola rotonda l’arcivescovo Lorenzo, il Questore, Rosario Eugenio Russo e il Prefetto, Francesco Russo), un serio approfondimento sul tema, è una strada da percorrere, per andare oltre l’emergenza.
Accogliamoli, con cuore e cervello. Incontro con monsignor Giancarlo Perego
