Storie che parlano

Storie che parlano

Dal “RisVeglio Duemila” N. 43/2017

 

Porte del Duomo spalancate, domenica 19 novembre, per la Giornata dei Poveri. La “chiesa più importante di Ravenna” ha accolto i volti e le storie delle persone in stato di bisogno, invitate dalla Caritas diocesana.
“Siamo tutti un po’ poveri – ha spiegato in apertura l’arcivescovo di Ravenna-Cervia monsignor Lorenzo Ghizzoni, che ha accolto le persone assieme al direttore della Caritas don Alain Gonzalez Valdès – perché tutti abbiamo bisogno degli altri. A qualcuno manca il cibo o i vestiti, ad altri la salute, c’è chi è solo, chi ha un handicap, c’è infine chi non ha cultura o non conosce la lingua e quindi fa fatica ad entrare in un mondo tanto complicato quale è il nostro”.
L’obiettivo della serata, l’ultima di una serie di iniziative per la Giornata voluta da papa Francesco e organizzate in diocesi dalla Caritas, era appunto “mettersi in dialogo e in ascolto con chi è nel bisogno e arricchirsi reciprocamente”. Da persona a persona. “Da mangiare in giro si trova – ragiona l’arcivescovo –: il problema per molti è essere ascoltati”.
L’esercizio di ascolto è cominciato sin da subito, con l’esibizione del Coro degli Afasici dell’associazione Alice, che riunisce persone colpite da un ictus cerebrale: un coro da ascoltare in modo “diverso” dal solito, ha spiegato la musicoterapeuta che li segue, Mara Luzietti: “C’è una povertà che è arrivata nella vita delle persone che vedete, assieme all’ictus, e cioè la difficoltà ad esprimersi. E ora stanno provando a parlare con una voce diversa”. Padre Pietro Gandolfi, direttore della Stella Maris e della Pastorale dei Migranti ha raccontato la condizione dei marittimi, di chi è “sospeso” tra il mare e la terra, tra il porto d’arrivo e quello di partenza. . Per Massimo e Silvia Santi, della Papa Giovanni XXIII, hanno parlato le storie delle persone che hanno accolto: dai giostrai, a una ragazza di strada, da un handicappato grave a Sandra, che ha deciso di passare gli ultimi mesi della sua malattia con loro. Ancora, il racconto di Giuseppe, accolto al Re dei Girgenti da Carla Soprani e da suo marito, che ha tentato di spiegare cosa ha provato nell’aiutare sei profughe nigeriane, appena arrivate, con i loro bimbi neonati: “Un’esperienza che lascia il segno”. Alla fine, anche alcune delle persone aiutate dalla Caritas hanno voluto prendere la parola. Patience, dalla Nigeria ha voluto dire il suo grazie agli operatori del centro d’ascolto per esserle stata accanto, nella malattia, e anche per esperienze uniche come il pellegrinaggio a Roma da papa Francesco o il Treno della Grazia di Loreto: “Non ero mai stata al ristorante o in albergo – spiega – è stato incredibile, soprattutto vedere il Papa. Non sono i soldi che possono risolvere i problemi ma qualcuno che ti sta accanto”. Corrado ha raccontato un viaggio di ritorno dalla Spagna, nel quale, con 5 euro in tasca, ha potuto però sperimentare la “misericordia di Dio e la generosità della gente”, toccata con mano nel gesto di una signora di conservare la sua bottiglia di acqua in frigo o nel regalo di un sacchetto di cioccolatini.

Doni insessenziali (con i cioccolatini non si mangia? Forse, ma così importanti per chi non ha nulla, simboli di un’accoglienza vera, e non solo di assistenzialismo.