Famiglie e giovani, tempo di partire

Famiglie e giovani, tempo di partire

Dal “RisVeglio Duemila” N. 35/2017

Dopo la formazione (che però prosegue come spieghiamo a pagina 5 con il programma della scuola San Pier Crisologo), per la nostra diocesi è tempo di partire. Con le indicazioni di papa Francesco, accanto ai giovani e alle famiglie di oggi, ma è giunto il tempo della missione. C’è l’urgenza dell’annuncio, in una terra, come la nostra, che sta perdendo Dio, nel messaggio che l’arcivescovo Lorenzo ha voluto dare agli operatori pastorali riuniti in assemblea, sabato 23 settembre a San Simone e Giuda.
Un annuncio da dare insieme, presbiteri e laici, in mezzo alla gente e al popolo di Dio e con un’attenzione tutta particolare ai giovani e alle famiglie, al centro della proposta pastorale di quest’anno. E da dare, trasformando la diocesi e le sue strutture in chiave missionaria (a partire dagli uffici pastorali, al centro quest’anno di un esperimento di conversione missionaria), senza paura dei cambiamenti. Il percorso degli ultimi cinque anni, riletto dall’arcivescovo in assemblea, va proprio in questa direzione: nel 2013 l’attenzione è stata rivolta a crescere nella comunione, nel 2014 si è focalizzato sulle parrocchie come luoghi di formazione per la missione, nel 2015 sui laici come protagonisti di questa missione e infine nel 2016, dopo Amoris Laetitia, l’obiettivo è stato quello di rilanciare la pastorale famigliare per annunciare sempre più il Vangelo della gioia.

Anche nel quinto anno di questo cammino pastorale, “la scelta è anche quella di respirare al ritmo della Chiesa universale, che in questi anni dal 2013 ad oggi gode della presenza profetica e illuminante di papa Francesco”, ha detto monsignor Ghizzoni. “In una terra come quella di Romagna, abbiamo bisogno di una riscoperta del Vangelo di Gesù e di un nuovo volto di Chiesa”. L’alta percentuale di indifferenti o lontani, la pratica scarsa, un terzo di matrimoni in chiesa sul totale, il tasso di abbandono degli adolescenti troppo alto, ma anche la diminuzione di presbiteri e seminaristi, ancora poco compensato dalla crescita delle vocazioni al diaconato (che pure c’è) che caratterizzano il nostro territorio, ci porta alla domanda: “Cosa ci sta chiedendo il Signore in questa situazione?”. “Noi ci fidiamo dell’insegnamento di papa Francesco e ripartiamo anche in questo anno da due indicazioni che ci sono state date – spiega l’arcivescovo –. Da un lato, teniamo ferma l’attenzione alla famiglia come luogo della generazione e del servizio alla vita, nel momento del più basso numero di nascite che la nostra terra di Romagna ricordi. Ma, collegato a questo, ci poniamo in ascolto degli adolescenti e dei giovani che quest’anno 2018 saranno al centro del Sinodo ordinario dei Vescovi: come trasmettere loro la fede? Quali atteggiamenti cambiare e quali persone preparare affinché non si interrompa la catena delle generazioni nelle nostre comunità ecclesiali?”. Su queste domande e su altre ha ragionato l’assemblea, anche all’interno dei gruppi di lavoro che si sono riuniti subito dopo la relazione di monsignor Ghizzoni.
E l’auspicio è che si prosegua anche dopo, nelle parrocchie. “Siamo tutti convinti che non ci servono ritorni al passato, per trasmettere la fede in una società talmente cambiata che rispetto a soli quaranta anni fa è irriconoscibile – provoca l’arcivescovo –? Ci serve invece riuscire a presentare un volto nuovo di Chiesa, che non spende tutte le sue energie per ‘difendere i suoi bastioni’, ma si preoccupa di quelle pecore che non sono del nostro ovile”. “Vogliamo anche noi con papa Francesco una vera riforma della Chiesa perché diventi più evangelica e missionaria, più sinodale e aperta a tutti. È un cammino di conversione personale e comunitario: ci è chiesto di rinunciare a stare nel nido caldo del nostro solito gruppo; di abbandonare le tane protettive delle nostre abitudini pastorali; e di diventare discepoli missionari, ovunque, testimoniando la fede con rispetto e dolcezza, aprendoci a tutti con una carità senza preferenze… una Chiesa dove i laici e le famiglie, i giovani e i nonni sono tutti missionari, dove i presbiteri e i diaconi, i religiosi, saranno sempre meno protagonisti e sempre più fermento e lievito a servizio della vocazione battesimale di tutti. Qualcuno non è d’accordo con questa visione, ma la storia è in movimento, e non si può scendere”.

Daniela Verlicchi