Le capriole di Dante

Le capriole di DanteDal “RisVeglio Duemila” N. 32/2017   “Parlare di Dante a due passi dalla sua tomba è come tornare a casa, ma hai sempre l’impressione che il ‘babbo’ ti guardi e la paura di essere ripreso”. La letteratura è qualcosa di vivo per Annalisa Teggi, autrice di “Capriole Cosmiche. Da qui all’eternità (e ritorno) per mano a Dante e Chesterton” (Landau edizioni) che sarà protagonista degli appuntamenti organizzati dall’Ufficio per la Pastorale della Cultura in collaborazione con Dante in Rete per questo Settembre dantesco (“Ravenna per Dante”). E lo si capisce da come ne parla, ma anche dagli “esperimenti” che con essa fa. Ad esempio quello di mettere insieme l’opera di Dante e quella di Gilbert Keith Chesterton, che ha studiato, tradotto, e sul quale ha pubblicato vari libri: “Dante l’ho sempre amato – racconta – Chesterton invece l’ho incontrato, mi sono messa a studiarlo e mi ha affascinato. In comune, tra loro, hanno una formula per stare dentro la realtà che io sintetizzo nella parola ‘capriola’. Ed è quella consapevolezza che bisogna toccare l’Inferno per rivedere le stelle. La meraviglia è sempre una capriola”. Gli aforismi e i paradossi di Chesterton hanno la stessa dinamica, ragiona, a partire da cose concretissime. Quali di queste “capriole” sentiremo, dunque, venerdì 8 settembre (ore 17.30 agli antichi Chiostri francescani) e venerdì 22 (stessa ora stesso posto) nell’ambito del ciclo “Oltre la Selva Oscura”? L’8 il tema della conversazione con Franco Palmieri e Franco Gabìci sarà “Riveder le stelle: presenze luminose oltre i nostri inferni” (a introdurre invece sarà Giovanni Gardini): “Tutto parte da un lavoro di Franco Palmieri sull’Innominato. Dante, come d’altra parte Manzoni, partono dal concreto. Beatrice e Lucia non sono delle dive ma donne piccole in grado di portare la luce nelle vite di chi le incontra. Come Frodo ne ‘Il Signore degli Anelli’. Il bene passa misteriosamente dal piccolo. Ed è per questo che dobbiamo riscoprire quelle ‘presenze luminose’ nella nostra vita. È questione di sguardi”.  Ce lo insegnano i bambini, gli unici in grado di educare o rieducare lo sguardo degli adulti: “Si intromettono sempre – dice Annalisa che a casa ne ha tre –, e introducono variabili sconclusionate nei discorsi che spesso fanno perdere il filo del discorso. Ma in questo modo mettono in primo piano l’affettività, cioè la cosa veramente importante. Pensate alla storia del piccolo Ciro (il bimbo salvato dal terremoto di Ischia – ndr) che mentre tutti parlavano di abusivismo e case, ha fatto l’unica domanda sensata in quel momento al suo soccorritore: ‘Ma tu mi vuoi bene?’”. Venerdì 22 settembre, invece, la parola passa direttamente a Dante, con le letture ad alta voce della Commedia della Compagnia degli accesi (Luciano Chiesi, Manuela Rugiero e Giovanni Tonelli) e la stessa Teggi che dimostreranno come la lettura di Dante non è solo un’esperienza intellettuale ma soprattutto è collettiva in una serata dal titolo “Parole e sangue: la voce di Dante è viva e ci rende vivi”.