I The Sun in concerto a Castiglione. Lorenzi: “La vita parla” Dal “RisVeglio Duemila” N. 30/2017
20 anni per un uomo sono l’età delle scelte (alcune), ma anche quella dei primi bilanci, di quel che conta veramente, si guarda al futuro alla luce dei valori scoperti.
Un po’ quello che succederà ai The Sun, gruppo rock di Vicenza che canta l’amore di Dio, il 4 dicembre prossimo, quando appunto festeggeranno i 20 anni di attività. “Sarà una tappa importante del nostro cammino professionale: sono in arrivo cambiamenti”, spiega in quest’intervista il cantante del gruppo Francesco Lorenzi. E forse qualche anticipazione arriverà il 6 agosto, quando il gruppo sarà a Palazzo Grossi a Castiglione per un concerto-testimonianza offerto dalle due parrocchie di Castiglione di Cervia e Ravenna (ore 21.30).Francesco, mai stato a Castiglione?“No, sono curioso di vederlo, mi han detto che è un’ottima scena. In compenso ho un ricordo bello della serata di due anni fa a Ravenna (Ponte Nuovo – ndr). Facciamo tante serate, ma quella mi aveva colpito per la partecipazione e la qualità dell’ascolto, si vedeva che in molti avevano letto il libro e ci seguivano. C’era la sensazione di un cammino insieme”. Il prossimo anno festeggiate i 20 anni insieme. Siete cresciuti? Uno di voi si è anche sposato…“Già, Matteo, l’ultimo di noi che, pensavamo, potesse fare questo passo… e invece. È stato un evento epocale: non abbiamo suonato perché ci ha chiesto di goderci la festa con lui. Ci penso molto, vedo la Grazia di Dio che agisce in lui, in loro. È un percorso che alla fine, nella riflessione, ci ha coinvolto tutti…”. Quindi, a 20 anni siete diventati grandi, basta con il rock?“No, anzi. Ne faremo anche di più (ride –ndr)… posso dire che questo compleanno sarà una tappa importante del nostro percorso professionale. Iniziamo a festeggiarli il 4 dicembre. Vogliamo raccontare la bellezza della fedeltà ad un progetto; far capire che Grazia c’è in un percorso non a breve termine”.Perché sono così importanti le testimonianze nei vostri incontri con il pubblico? Perché non basta il concerto?“La musica può cambiare le coscienze. Ma una testimonianza riesce forse a fare qualcosa di più profondo, di potentissimo. Il racconto della vita vissuta, parlare con le persone, è la strada maestra. Perché mostra come la Grazia agisce nella nostra vita. È quel che può fare la differenza, in un mondo che tende a misurare esperienze e relazioni solo in base a criteri umani. L’azione della Grazia dice invece che c’è un Creatore che ci ha amati per primi, e ci permette di amare”.“Cuore aperto”, oltre che essere il titolo del vostro ultimo album, è un modo di vivere che proponete ai giovani…“Sì, esatto. È un atteggiamento che fa la differenza. Tanto che ci viene da dividere l’umanità così: tra chi ha il cuore aperto e chi non ce l’ha. Il cuore aperto sa ascoltare, vedere e comprendere gli altri, in una prospettiva che rende elastici alle necessità degli altri. È un atteggiamento che fa vivere nella gratitudine, perché tutto è dono di Dio. È un grande abbraccio che permette di distinguere il bene dal male. Col cuore chiuso invece rischiamo di non accorgerci di quel che accade davvero”.Sono parole che dice spesso anche papa Francesco…“Sì, in effetti gli mandiamo sempre i nostri cd e libri (ride – ndr). Scherzi a parte, ‘cuore aperto’ è un’espressione che ultimamente ha usato diverse volte”.Infine, negli ultimi anni non vi siete limitati al rock, avete iniziato a fare iniziative con una ricaduta sociale (concerto per l’Unitalsi, progetti Avsi per la Siria, etc…). Perché? “Perché non possiamo essere felici da soli. C’è un mondo che ci chiede partecipazione, solidarietà, fraternità… È qualcosa che sentiamo come singoli, ed è logico che lo riportiamo nel nostro essere gruppo. Anche per dare il buon esempio. E, come spesso succede, è conveniente fare il bene: la generosità si moltiplica. Abbiamo fatto esperienze bellissime e incontrato persone che ci hanno arricchito: penso ad esempio ad alcuni operatori dell’Avsi che hanno lavorato in Siria, hanno letteralmente donato la propria vita per degli ideali. È fondamentale sapere e far sapere che esiste questa possibilità. Tutti abbiamo bisogno di buoni esempi”.
20 anni per un uomo sono l’età delle scelte (alcune), ma anche quella dei primi bilanci, di quel che conta veramente, si guarda al futuro alla luce dei valori scoperti.
Un po’ quello che succederà ai The Sun, gruppo rock di Vicenza che canta l’amore di Dio, il 4 dicembre prossimo, quando appunto festeggeranno i 20 anni di attività. “Sarà una tappa importante del nostro cammino professionale: sono in arrivo cambiamenti”, spiega in quest’intervista il cantante del gruppo Francesco Lorenzi. E forse qualche anticipazione arriverà il 6 agosto, quando il gruppo sarà a Palazzo Grossi a Castiglione per un concerto-testimonianza offerto dalle due parrocchie di Castiglione di Cervia e Ravenna (ore 21.30).Francesco, mai stato a Castiglione?“No, sono curioso di vederlo, mi han detto che è un’ottima scena. In compenso ho un ricordo bello della serata di due anni fa a Ravenna (Ponte Nuovo – ndr). Facciamo tante serate, ma quella mi aveva colpito per la partecipazione e la qualità dell’ascolto, si vedeva che in molti avevano letto il libro e ci seguivano. C’era la sensazione di un cammino insieme”. Il prossimo anno festeggiate i 20 anni insieme. Siete cresciuti? Uno di voi si è anche sposato…“Già, Matteo, l’ultimo di noi che, pensavamo, potesse fare questo passo… e invece. È stato un evento epocale: non abbiamo suonato perché ci ha chiesto di goderci la festa con lui. Ci penso molto, vedo la Grazia di Dio che agisce in lui, in loro. È un percorso che alla fine, nella riflessione, ci ha coinvolto tutti…”. Quindi, a 20 anni siete diventati grandi, basta con il rock?“No, anzi. Ne faremo anche di più (ride –ndr)… posso dire che questo compleanno sarà una tappa importante del nostro percorso professionale. Iniziamo a festeggiarli il 4 dicembre. Vogliamo raccontare la bellezza della fedeltà ad un progetto; far capire che Grazia c’è in un percorso non a breve termine”.Perché sono così importanti le testimonianze nei vostri incontri con il pubblico? Perché non basta il concerto?“La musica può cambiare le coscienze. Ma una testimonianza riesce forse a fare qualcosa di più profondo, di potentissimo. Il racconto della vita vissuta, parlare con le persone, è la strada maestra. Perché mostra come la Grazia agisce nella nostra vita. È quel che può fare la differenza, in un mondo che tende a misurare esperienze e relazioni solo in base a criteri umani. L’azione della Grazia dice invece che c’è un Creatore che ci ha amati per primi, e ci permette di amare”.“Cuore aperto”, oltre che essere il titolo del vostro ultimo album, è un modo di vivere che proponete ai giovani…“Sì, esatto. È un atteggiamento che fa la differenza. Tanto che ci viene da dividere l’umanità così: tra chi ha il cuore aperto e chi non ce l’ha. Il cuore aperto sa ascoltare, vedere e comprendere gli altri, in una prospettiva che rende elastici alle necessità degli altri. È un atteggiamento che fa vivere nella gratitudine, perché tutto è dono di Dio. È un grande abbraccio che permette di distinguere il bene dal male. Col cuore chiuso invece rischiamo di non accorgerci di quel che accade davvero”.Sono parole che dice spesso anche papa Francesco…“Sì, in effetti gli mandiamo sempre i nostri cd e libri (ride – ndr). Scherzi a parte, ‘cuore aperto’ è un’espressione che ultimamente ha usato diverse volte”.Infine, negli ultimi anni non vi siete limitati al rock, avete iniziato a fare iniziative con una ricaduta sociale (concerto per l’Unitalsi, progetti Avsi per la Siria, etc…). Perché? “Perché non possiamo essere felici da soli. C’è un mondo che ci chiede partecipazione, solidarietà, fraternità… È qualcosa che sentiamo come singoli, ed è logico che lo riportiamo nel nostro essere gruppo. Anche per dare il buon esempio. E, come spesso succede, è conveniente fare il bene: la generosità si moltiplica. Abbiamo fatto esperienze bellissime e incontrato persone che ci hanno arricchito: penso ad esempio ad alcuni operatori dell’Avsi che hanno lavorato in Siria, hanno letteralmente donato la propria vita per degli ideali. È fondamentale sapere e far sapere che esiste questa possibilità. Tutti abbiamo bisogno di buoni esempi”.