“Famiglie fragili”, l’antidoto è la comunità Dal “RisVeglio Duemila” N. 6/2017 Famiglie fragili. E una società che fatica a sostenerle. L’analisi delle povertà 2016, che la Caritas ha appena iniziato a fare sui dati di accesso al centro d’ascolto diocesano non vede la fine della crisi. Nonostante il -10% di richieste d’aiuto che gli operatori hanno registrato l’anno scorso “Le povertà non diminuiscono – chiarisce il delegato diocesano per la carità don Alain Gonzalez Valdès –. I dati non dicono tutto. E anche quelli vanno letti in prospettiva. Se infatti confrontiamo il numero di accessi al centro d’ascolto degli ultimi 8 anni (prendendo come punto di riferimento il 2008, anno nel quale in molti fanno risalire l’inizio della crisi), l’aumento è del 200%, le richieste d’aiuto sono quanto meno triplicate”. Occorre poi tenere presente il tipo di servizi che offre la Caritas di Ravenna: in piazza Duomo si va essenzialmente per il pacco viveri, un bisogno di base ma di chi è appena arrivato sul territorio o ha bisogno di una casa. “Spesso si tratta di persone che lavorano, ma non riescono a mantenere la propria famiglia perché il lavoro è instabile o poco retribuito – spiega il delegato Caritas –: nella maggioranza dei casi vediamo stranieri con famiglie numerose e italiani sempre più anziani che perdono il lavoro o si trovano a non poter affrontare spese impreviste”. Basta il conto del dentista, o una multa, a volte, a far precipitare una famiglia sotto la soglia della povertà. E, se non ci sono altre famiglie a sostenerle, o una comunità, gli elastici sociali non tengono più. O peggio, favoriscono l’uscita dalla classe media. Sono questi tipi di povertà quelle sulle quali può intervenire la Caritas. Povertà che forse, pur di poco, si stanno riducendo, a favore di forme più emergenziali o dello scivolamento nella povertà assoluta di altri. Stabili o in crescita infatti gli utenti alla mensa di San Rocco e il dormitorio Buon Samaritano che affrontano invece l’emergenza più immediata: Alla mensa nel 2016 io pasti serviti sono stati 100.500, un centinaio in più rispetto all’anno precedente, oltre 150 al giorno. Mentre il dormitorio “Il Buon Samaritano” nel 2016 ha accolto 306 persone di cui 244 migranti.Sono state 907 le famiglie che si sono rivolte al centro d’ascolto Caritas di piazza Duomo l’anno scorso, per un totale di 2676 persone aiutate. Il 60% circa di essi è straniero, un dato molto più basso rispetto a quello registrato da altre Caritas a livello regionale: “E’ un dato sul quale occorre fare ancora una riflessione. Certamente incide il tipo di servizio che diamo. In altre Caritas al servizio doccia o al dormitorio accedono ovviamente più stranieri. Ma potrebbero esserci altre ragioni”. 214 poi le famiglie che hanno chiesto aiuto per la prima volta nel corso del 2016 al centro d’ascolto. Mentre non è ancora stato quantificato il dato degli accessi nelle Caritas parrocchiali. Di fronte a questa situazione, la sfida per la Caritas antica e nuova, è quella di intercettare le povertà prima che diventino croniche, sostenere le famiglie su quel piano inclinato che magari inizia con la perdita del lavoro o una spesa imprevista: “Come prete vedo situazione di vera disperazione. Persone impiegate solamente per tre ore a settimana. Anziani che vanno in crisi per l’arrivo di una multa. Famiglie fragili, che hanno bisogno di una comunità vicina”. Come ci ripetono spesso dalla Caritas, il miglior antidoto alla povertà sono le relazioni.
“Famiglie fragili”, l’antidoto è la comunità
