Sant’Apollinare, educatore modello per tutta Italia

Sant’Apollinare, educatore modello per tutta Italia
Dal “RisVeglio Duemila” N. 5/2017   

Oltre 500 ragazzi da ogni parte d’Italia a Ravenna per riscoprire la figura di Sant’Apollinare come grande educatore. È quel che succederà il prossimo 21 febbraio quando la nostra città diventerà una delle tappe del convegno nazionale di Pastorale Giovanile (che si svolge in quei giorni a Bologna) dal titolo “La cura e l’attesa. Il buon educatore e la comunità cristiana”. L’idea del Servizio di Pastorale Giovanile è stata appunto quella di prendere spunto dai nostri mosaici e in particolare dalla figura di Sant’Apollinare per insegnare questa “cura e attesa” ai tantissimi educatori provenienti da tutt’Italia. “Ravenna è un luogo simbolo per l’Italia – spiega don Gero Manganello, vicedirettore della Pg nazionale –. Da sempre per i nostri convegni scegliamo un luogo significativo a livello nazionale per un momento di preghiera e credo che i vostri mosaici siano un ottimo strumento di preghiera”. Soprattutto se si parla di educazione. Quest’anno il convegno si sofferma proprio sullo stile educativo di chi sta accanto ai ragazzi, fatto di pazienza e cura, come quello dell’agricoltore, che spera di vedere i frutti ma non può pretenderlo: “Prendersi cura e saper aspettare sono gli atteggiamenti che vorremmo trasmettere a chi parteciperà al convegno – prosegue don Manganello –: non sempre vedremo i frutti dei nostri sforzi ma comunque ne vale la pena”. E di tutto questo il patrono della nostra diocesi e di tutta l’Emilia Romagna non può che essere un modello: “Perché, come il Buon Pastore raffigurato in Galla Placidia, ha educato seguendo il modello di Gesù Cristo: mettendosi davanti o dietro al suo gregge, per guidarlo senza mai sostituirsi ad esso. E soprattutto seguendo il Vangelo. Anche noi siamo educatori perché il Vangelo ci spinge al servizio”. Una sfida complessa quella dell’educazione oggi, spiega don Gero: “E la complessità maggiore sta nel restituire speranza nel futuro ai giovani, e soprattutto al Sud, farli vivere nel loro contesto”. Una sfida che si gioca oggi su due frontiere in particolare: “L’oratorio per noi è un vero e proprio laboratorio educativo, un luogo di incontro e scambio, anche educativo, perché si incontrano ragazzi che in parrocchia non verrebbero. E poi c’è il sinodo sui giovani che vediamo come uno straordinario momento d’ascolto. Un momento nel quale la Chiesa ascolta i giovani, sul modello dei due sinodi sulla famiglia, un’occasione per capire cosa cercano e cosa vogliono i giovani da questa istituzione.