Caritas, raccolti 50mila euro per i terremotati
Dal “RisVeglio Duemila” N. 37/2016
Ora l’impegno è far crescere i centri d’ascolto parrocchiali
Una solidarietà quasi “istintiva”, importante, ma da diffondere e “sostenere”. Oltre le emergenze. Come il Papa che ha visitato le zone terremotate martedì scorso, 4 ottobre, anche Ravenna è vicina al centro Italia. È quasi un programma quello che, a partire dalla straordinaria risposta dei ravennati alla colletta pro-terremotati del 18 settembre scorso, traccia il delegato per la Carità don Alain Gonzalez Valdès per questo anno pastorale. Per un’emergenza come il terremoto in centro Italia, tutte le parrocchie hanno risposto con il cuore dalle più grandi (la concattedrale di Cervia ha raccolto 4mila euro, ma cifre altrettanto importanti sono state raccolte da San Paolo, oltre 2mila euro, San Biagio, 1.755 euro, Pinarella e Tagliata e il Duomo di Ravenna) alle più piccole: Cannuzzo, Fornace Zarattini, Mensa Matellica, per fare degli esempi, che hanno donato grandi cifre, se rapportate al numero di residenti. A queste cifre si è aggiunta la generosità dell’Opera di Religione che ha devoluto l’intero incasso di domenica 18 settembre derivante dai biglietti dei monumenti che gestisce (16.242 euro), donazioni di privati che si sono rivolti direttamente alla Caritas al di là della colletta per 1.760 euro e la comunità di Shekinah che ha donato 1.500 euro.
In totale sono stati raccolti quasi 50mila euro, che sono già stati versati alla Caritas nazionale per i progetti di ricostruzione che verranno definiti in base alle esigenze di quella popolazione.
Ma la sfida ora per don Alain è anche quella di suscitare la stessa solidarietà anche oltre le emergenze, per le tante e tante povertà “quotidiane” che la Caritas incontra, attraverso il centro d’ascolto di piazza Duomo ma anche quelli parrocchiali (che esistono e che sorgeranno), e cerca di contrastare. Due le direttrici dell’impegno dell’organismo di cui è responsabile: “Animare le parrocchie a prendersi cura delle povertà dove sono, perché è proprio la parrocchia che conosce meglio il territorio e le sue necessità.
E collegare tutte le realtà che si occupano di carità”. Per avvicinarsi al primo obiettivo la Caritas anche quest’anno parte dalla formazione, e il corso per operatori della carità verrà riproposto non solo nella sede di piazza Duomo ma anche nei vicariati (non solo a livello centrale): “Abbiamo già iniziato tra Porto Maggiore e Argenta – racconta don Alain – e hanno partecipato una ventina di persone che provenivano da varie realtà caritative del territorio. E questo è positivo perché l’obiettivo è cercare di creare una mentalità e linguaggi comuni per poi riuscire ad intervenire insieme. I poveri non sono “di proprietà” di qualcuno. Ed è proprio la rete di supporto a queste persone che può fare la differenza”. Il progetto è quindi quello, avviato già l’anno scorso, di intraprendere un percorso di rinnovamento delle Caritas parrocchiali, creando una rete tra esse, e dotandole di strumenti per andare oltre l’aiuto concreto (la classica “sportina”), intercettando le persone in condizioni di fragilità e inserendole in un percorso per superarle.
L’Anno della Misericordia sta per finire anche nella nostra diocesi (il 13 novembre verrà chiuso l’anno Giubilare e le Porte Sante in diocesi) ma i progetti nati in quest’occasione hanno già portato frutti, racconta il delegato diocesano per la Carità. In cantiere c’è un grosso progetto che coinvolgerà il centro d’ascolto ed è ancora in via di definizione. Mentre il laboratorio di mosaico in carcere, avviato nella primavera scorsa, a gennaio sfocerà in una mostra delle opere realizzate dei ristretti all’interno della casa circondariale di via Port’Aurea. E il progetto “Rifugiato a casa mia”, che coinvolge al momento tre ragazzi nigeriani, letteralmente “adottati” dalle famiglie della parrocchia di San Biagio” proseguirà perché sta generando integrazione: “I ragazzi hanno trovato piccoli lavori, instabili ma importanti – spiega don Alain – e soprattutto le famiglie, si stanno prendendo cura di loro e questo genera integrazione”. Infine i percorsi di “Arte e Fede” in collaborazione con l’Ufficio per la Pastorale della Cultura: lunedì 10 ottobre, come raccontiamo a pagina 2, operatori e persone della Caritas, insieme, hanno visitato la mostra temporanea “Signum Crucis” all’interno del Museo Arcivescovile: “Un altro modo per andare oltre l’assistenza materiale – conclude don Alain Gonzalez Valdès –, perché chi bussa alla Caritas ha bisogno di molto più che una ‘sportina’, ha bisogno di sentirsi persona”.
Daniela Verlicchi