Mensa d’agosto in seminario, oltre 1.800 pasti serviti

Mensa d’agosto in seminario, oltre 1.800 pasti serviti

Dal “RisVeglio Duemila”  N. 32/2016

 

Conclusa l’esperienza di servizio che ha coinvolto molti volontari. Riapre San Rocco

Settembre, riapre la mensa quotidiana di San Rocco e chiude la “mensa” estiva della Caritas organizzata, per la prima volta, nel cortile del Seminario. Quest’anno, infatti, si è pensato di offrire un servizio diverso e meno sterile rispetto alla semplice distribuzione di panini preparati al centro d’ascolto negli anni scorsi. Cogliendo l’apertura e la disponibilità del seminario, si è voluto offrire un pasto dando alle persone la possibilità di consumarlo con calma, seduti e in compagnia, creando così occasioni di relazione attorno alla tavola, come dovrebbe succedere in una normale famiglia. Ed è proprio un clima familiare che si è respirato durante questo nuovo servizio di agosto e, fin da subito, di persone ne abbiamo incontrate molte, circa 70 al giorno, tutti i giorni. Sono stati preparati 1.881 pasti (133 in più rispetto ai 1.748 pasti dell’anno scorso) consegnati a 694 presenze italiane e a 1.187 presenze straniere. Ma non sono i numeri che ci interessano (questi purtroppo aumentano sempre e ce lo aspettavamo): molto più importante è stato l’incontro con queste persone a cui abbiamo chiesto solo il nome, perché il nome non fa statistica ma restituisce identità e ti rende visibile agli occhi di chi lo pronuncia. Abbiamo incontrato e chiamato per nome uomini, donne, italiani, stranieri, persone dalla pelle scura per l’origine o semplicemente abbronzata dal sole della strada; persone di passaggio in cerca di fortuna e persone che la fortuna non l’hanno trovata pur vivendo stabilmente in città. Persone senza casa, che vivono per strada e persone che una casa ce l’hanno senza il gusto di viverla e che, paradossalmente, trovano proprio sulla strada un po’ di compagnia.

Persone con la propria storia, con traiettorie diverse, che hanno saputo stare insieme rapportandosi fra loro con garbo; persone alla deriva, sole, anche non giovani, materialmente povere ma che hanno saputo esprimere, con piccoli gesti, una loro ricchezza, mostrando così il loro lato buono, quello che spesso si fraintende o che rimane invisibile se ci si ferma all’apparenza. C’è chi ha portato un fiore per le volontarie, chi si è ripetutamente offerto per rendersi utile al servizio, chi si è stretto per aggiungere un posto a tavola e chi ha diviso con gli altri quanto di troppo aveva nel proprio vassoio. C’è stato anche chi, ripreso per aver buttato via il pane, il giorno dopo ha consegnato a una volontaria tutto quello in esubero di altri per metterlo a disposizione di chi si doveva ancora sedere.  Persone inizialmente diffidenti al contatto, non abituate a strette di mano ma che hanno saputo scongelare, piano piano, la propria resistenza aprendosi al saluto, al dialogo e, talvolta, al racconto di sé. Persone inizialmente venute sole che si sono poi presentate insieme ad altri della propria famiglia, che hanno saputo ringraziare e fermarsi a salutare prima di andar via e che, seguendole, con lo sguardo mentre si allontanavano, ti riempivano inconsapevolmente di domande rispetto al loro vivere la quotidianità. ll pane è stato il punto di tangenza fra questo variegato mondo di “persone del mondo” e il piccolo, utile, satellite dei volontari che si sono adoperati per garantire un servizio dignitoso e favorire questi momenti di incontro.

Volontari che, con le parole di Santa Madre Teresa di Calcutta, hanno dimostrato un “cuore per amare e mani per servire il prossimo” e che hanno voluto chiudere questa esperienza con un pranzo particolare di fine servizio: un pranzo in cui questi due mondi si sono stretti tutti allo stesso tavolo, condividendo lo stesso pasto come un’unica grande famiglia.

 

Silvia Masotti, centro di ascolto Caritas