Non possiamo disperare
perche’ possiamo capire
di Aldo Moro
Tempo di guerre, attentati, terrorismo: oggi come tante altre volte prima di oggi spesso ci troviamo disorientati di fronte alla cronaca di tanta violenza degli uomini nei confronti di altri uomini. E così, il rischio di cadere nello sconforto e nella disperazione è reale, dietro l’angolo. Ecco perché vogliamo riproporre questo scritto di Aldo Moro, pubblicato sulla rivista Studium, numero 10 (pag 290), del 1945. Sembra scritto per i nostri giorni.
“Mentre la lotta armata tra i popoli è appena terminata e la pace degli spiriti è ben lontana dall’essere costruita, tra l’incredibilità che desta la fine di un conflitto del quale l’umanità sembrava non potersi più liberare e la preoccupazione per quel che sarà domani, noi ripercorriamo attoniti e dolenti il cammino di sciagure, di odio, di miserie, di ipocrisie fatto in questi anni. Ci accorgiamo che la vita nelle sue più grandi risorse fu sperperata con una paurosa sconsideratezza. Ci accorgiamo che al furore della lotta il fragile e stanco amore degli uomini non ha resistito. Nell’oscuramento dei valori, nella provvisorietà pericolosa dei rapporti sempre minacciati dall’incomprensione e dall’odio, noi subiamo la tentazione di non saper trovare nella vita una luce di razionalità che ancora la spieghi, la indirizzi, le attribuisca valore. Siamo tentati, in una parola, dalla disperazione.
Ma noi uomini di cultura non possiamo disperare, perché possiamo capire. Sembrerà ben piccolo conforto questo, inefficace promessa di cose migliori, ed è invece una stupenda risorsa che non dobbiamo disperdere.
Capire non è tutto, ma è tanto. Significa esso non farsi ingannare dalle apparenze, non attribuire ad una fatalità misteriosa quello che è colpa invece degli uomini, ritrovare la prova certa della libertà e responsabilità dello spirito, individuare di più, con precisione, gli aspetti lacunosi ed ingiusti della nostra esperienza sociale, le deficienze, straordinariamente determinanti, dell’educazione e del costume.
Una rinascita comincia da qui, da questa comprensione attenta e spregiudicata, da questo doloroso sapere che è pur pieno di consolazione. Perché capire, vuol dire certo scoprire determinanti così remote, profonde e insidiose da far quasi disperare dinanzi all’immane lavoro da compiere. Ma vuol dire pure ridurre il problema al problema della libertà umana, riportandosi sul terreno della elevazione morale, nel quale, se siamo stati molte volte vinti e possiamo esserlo ancora, siamo stati pure qualche volta e possiamo essere ancora vincitori”.