02/12/2015

Sabato 5 dicembre la Messa di trigesimo di don Guido

Sabato 5 dicembre
la Messa di trigesimo
di don Guido

Dal “RisVeglio Duemila”  N. 45/2015

 

La Santa Messa di trigesimo, a un mese dalla scomparsa di don Guido Marchetti, sarà celebrata in Duomo a Ravenna sabato 5 dicembre alle ore 18.30 e sarà presieduta dall’arcivescovo mons. Lorenzo Ghizzoni.

 

Pubblichiamo due testimonianze riferite a don Guido

 

Ha portato la Luce di Cristo

È trascorso un mese dal ritorno alla Casa del Padre di don Guido Marchetti, che è stato parroco della Cattedrale di Ravenna (San Giovanni in Fonte) dal 10 ottobre 1998. Ricordo ancora la Celebrazione di Ingresso, alla presenza dell’allora arcivescovo mons. Luigi Amaducci, che dopo aver espresso tanta gratitudine a mons. Antonio Zani per i trenta anni di prezioso servizio ministeriale donati alla comunità del Duomo, spiegò le motivazioni che lo avevano indotto a nominare proprio mons. Marchetti come sostituto.

Egli già era presente in città come Vicario Episcopale per gli Affari Economici e come Direttore dell’Opera di Religione della Diocesi di Ravenna-Cervia, per cui fu logico operare questa scelta. Inoltre la notevole esperienza e le capacità dimostrate nel suo ministero a Portomaggiore, fecero sì che i parrocchiani del Duomo potessero trovare in mons. Marchetti un buon parroco. Chi era presente ricorderà il discorso di don Guido, che disse fra l’altro: “Sono felice di essere giunto a Ravenna, città sacra ed antica. Chiedo il vostro aiuto per diventare sempre più un ‘esperto di luce’, di quella luce che il Cristo è venuto a portare nel mondo”. Da quel giorno la comunità cristiana si è subito stretta attorno a lui. Il primo momento della giornata in cui i parrocchiani (e non) lo potevano incontrare era la Santa Messa delle ore 8, che ha sempre celebrato fino al suo ricovero in ospedale. Don Guido voleva che la sua Cattedrale fosse sempre bella, tenuta bene, adornata da fiori e piante; e lo stesso chiedeva per i paramenti sacri che indossava per le Celebrazioni, perché al Signore – diceva – bisogna dare il meglio.

I parrocchiani ricordano le sue omelie, in cui spesso si divertiva a interrogarli e non tralasciava, quando c’era l’occasione, di riportarli idealmente ai luoghi della Terra Santa, che lui conosceva perché vi si recava almeno una volta all’anno. Qualcuno, scherzando, afferma “conosceva anche le singole pietre!”. Don Guido aveva anche una grande devozione alla Madonna. È per questo che nel calendario pastorale parrocchiale inseriva i pellegrinaggi in luoghi mariani. In Cattedrale ha reso più significativa la devozione alla Madonna del Sudore e in occasione del 350° anniversario della costruzione della Cappella a Lei dedicata, fece coniare una medaglia commemorativa con la pubblicazione di un interessante libretto.

Julles Metalli

 

Era umile, semplice e generoso

Che meraviglia aver conosciuto don Guido e fortunati coloro che già lo conoscevano. Mi ha messa subito a mio agio istaurando un rapporto di grande fiducia stima e riservatezza ma soprattutto molto paterno, prendendo a cuore le difficoltà e sapendo portare quasi per mano i giovani a essere grati e a ringraziare per tutto ciò che si ha, tra questi anche i miei figli. Quando veniva a trovarci a casa o quando mi recavo nel suo ufficio a dialogare dei vari problemi che i figli danno – e non sai come agire – con il suo parlare mi illuminava di positivo, trasmetteva serenità; andavo via con una carica in più. Era emozionante quando chiedeva “E Domenico? Dov’è come sta?”, “Bene bene” rispondevo, e lui, diceva: “Salutalo. Ho ricevuto una sua cartolina. E Simone il tuo nipotino? E che dire di Carlo? Siete stati dei bravi genitori…”.

La conoscenza si è approfondita quando ho cominciato a preparare le gustose parmigiane, le delicate orecchiette, focacce e dolci (tutto alla pugliese). Ma io che in alcuni eventi (Pasqua, Natale, compleanno) per fargli auguri quasi con timidezza facevo un gesto di alzata di mano, mi sono commossa quando mi disse “Prepari tanta di quella roba, sei molto parsimoniosa e in questo mi ricordi tanto la mia mamma sai? Anche lei spesso preparava le polpette di pane e con poco faceva tanto”.

L’ultimo ricordo di don Guido che porterò nel mio cuore, risale a quando io e mio marito lo andammo a trovare a Cotignola. Lui era seduto in seggetta, io gli ho detto: “Forza don Guido, guarda che voglio preparare ancora le orecchiette e la parmigiana. Torna presto che ti aspettiamo tutti e con la preghiera ti siamo vicini”. Con occhi dolci e con un fil di voce mi ha detto: “Dammi un bacino” e mi ha voluto salutare così. Ciao don Guido, grazie.

Elisabetta Pepe