
Francesco di Francesco
Vent’anni del Presepio Artistico in stile ‘Settecento Napoletano di un casertano a Ravenna”
di Gabriella Cottignola
Vent’anni fa nasceva il Presepe Artistico in stile ‘Settecento Napoletano a Ravenna, ad opera di Francesco di Francesco, casertano D.O.C., di nascita e di formazione, che volle realizzare, per la città dove vive dal 1972, un’ opera che parlasse al cuore e che gettasse un “ponte” di spirito, di sentimento, di cultura fra Caserta e Ravenna, fra la sua “olim Campania felix”, poi “Terra Laboris”, e la terra di Romagna.
A giudicare dagli apprezzamenti, dal numero dei visitatori di tale opera, divenuta addirittura permanente, con varianti ed immissioni di scene e di figure preparate dall’ Autore per ogni Natale, da vent’anni a questa parte, sembra proprio di poter dire che questa sorte di “gemellaggio” spirituale-culturale, nella realizzazione dell’opera, con l’aiuto, per la parte tecnica, di alcuni amici ravennati, Cherubino Scotto di Vettimo, Nazzareno Papetti e, quest’anno, Nicola Annese, ha dato frutto e che lo darà ancora.
È un’opera che ha suscitato di certo interesse verso cultura, arte, storia, tradizione, qualità campane in tutti coloro che la vedono.
E tanti, poi, sono, c’è da dire, i ” ravennati” d’ adozione provenienti dalla terra campana, sicche’ un’opera come quella di di Francesco si propone come un visibile, tangibile suggello di gemellaggio fra culture, usi, tradizioni, vita, fra le bellezze “campane” e quelle “ravennati”.
Moltissimi romagnoli conoscevano certamente anche prima del 1995 “de visu” gli scogli presepiali del ‘Settecento-‘Ottocento Napoletano ammirabili in Campania, o ne avevano visti di moderni in tale stile sempre in Campania o occasionalmente altrove, qua e là, ma trovarsi a Ravenna, e sempre visibile, proprio un’opera come quella ideata e realizzata da di Francesco, dal 1995, per cinque anni alla Chiesa del Suffragio e, in seguito, da quindici anni a tuttora, nella Basilica di San Giovanni Battista (sita in via Girolamo Rossi, 45), è evento, occasione di indubbio, rilevante impatto artistico-culturale.
L’opera di tale Autore, volta a mostrare, a comunicare storia, tradizione, arte, cultura della sua terra, si è allargata, oltre che nella realizzazione dello scoglio e della scenografia presepiali e della maggior parte delle figure (cd. “pastori “) e delle relative minuterie, anche nell’organizzazione di mostre e di conferenze in tema, per l’approfondimento della conoscenza culturale e materiale del mondo da lui amato e di cui è figlio.
Di Francesco ha operato dal 1996 al 1999 in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni A.A.A.S. di Caserta.
Nel 1996 ha promosso l’arrivo a Ravenna di una mostra fotografica itinerante in vari pannelli, sulla vestitura delle statue; nel 1999 organizzò una mostra, nella Chiesa di S.Domenico di Ravenna, di due “scogli ” addirittura originali, provenienti dalla Reggia di Caserta, con “pastori” alti ben sessanta centimetri.
Tre conferenze, tenute da studiosi di spicco e docenti universitari campani, da lui organizzate sul tema del Presepio Napoletano, ebbero, negli anni trascorsi, rilevante successo.
Quest’anno, accogliendo un suo invito, grazie anche la disponibilità ad ospitare l’evento del Rettore della Basilica di S. Giovanni Battista di Ravenna, Padre Gino Troetto, la Dott.sa Anna Maria Romano,che è storico dell’ arte MiBACT, docente universitaria e, da tempo, autorità anche in materia della Reggia di Caserta (e Presepio), per i suoi studi ed incarichi colà direzionali, ha concesso l’onore di tenere una prolusione di approfondimento storico, artistico, culturale sul tema: “Il Presepe Reale di Caserta “, Domenica 6 Dicembre 2015, al termine della Messa annuale del presepista delle 17,30, in occasione della serata d’ inaugurazione della ventesima edizione del Presepio in stile ‘Settecento Napoletano realizzato da di Francesco.
Un’iniziativa, questa, che offre un’occasione da non perdere per tutti gli interessati all’ arte, alla storia, alla cultura campane ed al presepio come genere artistico.
Parlare di “presepio in stile napoletano ” a Ravenna non è più strano, né sentito come genere “fuori zona”, da quando il Presepio di Francesco ha dato l’input anche ad altre rappresentazioni di tale tipo, che annualmente, per le festività natalizie, in alcune sedi vengono allestite anche da altri.
È, il Natale, messaggio d’ Amore e di Speranza universale, una Nascita per tutti, a cui tutti possono emotivamente partecipare e che si rinnovella ogni anno.
Il “Presepio di Francesco” è un presepio vivo, che parla al cuore, che colpisce “ictu oculi” e non solo per le monumentali dimensioni dell’impianto ” teatrale “, non solo per la grandiosa,cangiante, suggestiva scenografia, che si sviluppa in modo polifonico, con luci, suoni, scene in successione evidenziate diversamente, in una sorta di ” climax” che porta al trionfo della visione corale e globale della Nascita del Bambino, il Puer-Luce-Sole-Speranza-Amore; colpisce, questo presepio, anche e soprattutto perché le caratteristiche figure e le architetture,gli sfondi, le scene, gli scorci pur rifacendosi in modo calligrafico a modelli aulici, di corte e popolari del ‘Sette-‘Ottocento borbonico campano, non sono, però, come risultato, copie stereotipate, ma trasmettono un afflato, un’ anima del tutto personale, originale, caratterizzata, che esprime, dalle fattezze e dai colori e dal modo di drappeggiare le vesti, pensieri e sentimenti degli individui singoli raffigurati,mai ridotti a tipi, e, in generale, di un popolo tutto.
I personaggi dell’ iconografia degli ” scogli ” antichi certo non mancano, ci sono, anzi, tutti, ma sono sostanziati da un bagaglio culturale aggiunto, cromosomico e personale dell’ Autore, che dopo aver visto, vissuto, sentito, studiato e capito tanto del suo mondo d’ origine, quale amatore della tradizione, delle pratiche e dei riti, quale esperto ed amante di teatro e di musica e lui stesso con pratica di attore, ha assorbito il tutto, l’ ha fatto suo e l’ ha voluto partecipare, nell’ espressione di arte sacro-teatrale che è il presepio di Ravenna, ormai affettuosamente conosciuto in zona come “il presepio di S.Giovanni della cipolla” , o, più brevemente, “il presepio della cipolla”, una bellezza conosciuta ormai da chiunque abiti o frequenti Ravenna.
Non solo all’ antico, a quel che di bello fu nella Terra Laboris del tempo borbonico, si rifà e rimanda di Francesco, ma anche alla cultura di millenni del popolo campano, dalla Magna Grecia ad oggi, alle sue tradizioni, alle sue credenze, alle sue pratiche, ai suoi riti, religiosi e no, ai suoi desideri, alle sue aspirazioni, all’ aura “cosmopolita” , ora, come allora e ancor più, attuale, che dai tempi settecenteschi assunse una società dove non ci si stupiva già più di vivere in comune con genti di origini fra loro diverse e lontane, di conoscere il mondo di novità che queste portavano, dalle terre non della penisola nostra e, persino, da terre d’ Africa e d’ Asia, in una sorta di nuova koine’ culturale aperta.
Il Presepio di Francesco rimanda anche al più antico patrimonio musicale campano dello “Jesce ‘o Sole”, ad opere teatrali, dalla “Cantata dei Pastori” dell’ Abate Andrea Perrucci del 1698 all’ opera attuale del grande Maestro Roberto De Simone , sia con riguardo alle sue edizioni della Cantata stessa, che ai suoi libri, anche sul presepio nei suoi aspetti iconografici ed iconologici, che alla rilettura e messa in scena de ” La Gatta Cenerentola” liberamente mutuata dal “Pentamerone” (1634-1636) di G.B. Basile; ricorda l’opera presepiale, altresì, il teatro del grande Eduardo De Filippo, i cori del “Miserere” della Passione di Sessa Aurunca, la vita delle feste, bande, fanfare, danze, tarante e, non ultima, la magica e mistica musica di S.Alfonso Maria de’ Liguori, che è “sigla” del Natale conosciuta in tutto il mondo…
Nel grande palcoscenico presepiale si possono, peraltro, trovare, in veste di “pastori”, personaggi contemporanei, persino locali, a conferma di quanto il presepio dalle radici antiche continui a vivere ed a rappresentare la vita: storia di vita che continua.
E, nell’ampio palcoscenico presepiale, la grande scena della Grotta-Tempio unifica le scene di tempi, di vite, di ceti sociali diversi.
Ascoltare la musica e il parlato e l’urlato, il cantato in quel palcoscenico dal sipario sempre aperto, mentre si rimane incantati dal vario succedersi di effetti di luce su scene e personaggi ad evidenziare il crescere della narrazione, è un’esperienza unica, forte, mozzafiato, da non perdere!
Emanano, dalla visione, fede, storia,umanità , amore, cultura, senso artistico ad ampio raggio.
Anche ciò che può parere accostato in modo antitetico ed anacronistico ha una sua ragion d’ essere, a ben guardare ed a ben leggere le motivazioni che sottendono, esaustivamente spiegate nei libri in distribuzione presso la Basilica di S.Giovanni Battista (imprescindibili, una miniera di osservazioni, di spiegazioni, di arte e di storia e di usi e costumi da non perdere).
Ci si immerge in tale Presepio, bellezza unitaria formata da tante diverse scene, che interagiscono per l’effetto finale.
Si è nel mondo di un paesaggio romantico rupestre, con accenti di “rovinismo ” e, al contempo, anche fra architetture urbane ” vissute ” barocche, in mezzo alla vita all’ aperto, ” en plein air ” della gente campana; si è fra figure auliche, di corte, ma anche fra figure di popolani, di miseri, di mercanti, di artigiani; si è in processione, sotto le lummate, o fra il suono di fanfare, tamorre, tamburi e tamburelli, fra danze della taranta, fra i Santi e ai tabernacoli e fra i ghiottoni dell’ osteria, fra gli Angeli, che affollano i cieli, e i Diavoli sprofondati negli Inferi.
Vita e morte e morte che da’ vita e rinascita per tutti e tutti possono ricominciare e partecipare alla vita palpitante.
Questo trasmette il presepio casertano a Ravenna, personale, nostalgico, che fa ri-vivere il mitico mondo del ‘Settecento Napoletano, casertano in specie, con occhi nuovi, raccontando la “Storia più bella del mondo”, secondo la poetica definizione di Gianni Gugliotta e di Franco Schiano, amata, a ragione, da F. di Francesco.
La zampogna del Presepio ” di Francesco ” di Ravenna suona a tutti quella storia e fa innamorare della Vita, della Luce, della Speranza, pur nella lotta, inevitabile, con la morte, con il male fisico, con il male dell’ animo o delle azioni umane negative, mali tutti che affliggono ineluttabilmente gli uomini.
Vita, Luce, Speranza sono al centro della scena presepiale come valori di umanità per tutti.