insieme
per essere operatori di pace
Dal “RisVeglio Duemila” N. 44/2015
Il Signore dichiara beati gli operatori di pace e la Chiesa c’insegna che la pace è un dono di Dio e un compito affidato a tutti; è sintesi e coronamento di ogni aspirazione al bene comune. A una settimana dai tragici avvenimenti di Parigi, l’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia ha organizzato la fiaccolata interreligiosa intitolata “Accendi una luce per la pace”, per ricordare tutte le vittime della violenza e delle guerre, per pregare per la pace e la fratellanza contro l’odio e il fondamentalismo, per coltivare una cultura d’integrazione e di dialogo, per una società multiculturale e interetnica, dove la libertà, i diritti civili e sociali siano uniti in maniera indissolubile.
Nel tardo pomeriggio di venerdì 20 novembre scorso, una leggera nebbiolina avvolgeva piazza san Francesco, a Ravenna. Quest’atmosfera autunnale ha fatto da cornice alla cerimonia a cui hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, l’arcivescovo mons. Lorenzo Ghizzoni, Bakir Osmani, presidente del Centro culturale e studi islamici della Romagna presso la moschea “Assalam” (della pace) di Ravenna e i rappresentanti della Chiesa ortodossa locale. Centinaia le persone comuni che hanno illuminato con le fiaccole la notte e testimoniato con la loro presenza di credere nel valore del rispetto reciproco e dell’integrazione.
Il sindaco ha espresso questo sentimento dicendo che il fondamentalismo non ci appartiene e non metterà radici nella nostra realtà, perché la Costituzione italiana è garanzia di libertà e argine al fanatismo. Il rappresentante musulmano ha ribadito con forza che “i cittadini ravennati di fede musulmana esprimono la loro rabbia e dolore per l’attacco terroristico a Parigi e condannano senza mezzi termini tutti gli attacchi contro l’umanità… e la violenza praticata nel nome di Dio, che nulla ha a che vedere con l’Islam ed i suoi principi”.
L’arcivescovo Ghizzoni ha ricordato parti del Corano che parlano di pace, che le sette fondamentaliste vanno combattute dai musulmani stessi insieme con noi per il bene di tutta la società e ha ribadito l’idea di papa Francesco di una moratoria seria al traffico di armi anche dall’Occidente verso le milizie terroristiche. Prendendo spunto dall’articolo di Luigino Bruni (“Basta armare la guerra”, Avvenire, 17 novembre 2015), ha infatti affermato: “Al tempo stesso, non dobbiamo essere così ingenui da dimenticare che in questa guerra gli aspetti economici in gioco sono enormi. In questi mesi si parla molto delle armi che alimentano questa guerra: è un elemento decisivo, insieme con il petrolio. Una moratoria internazionale seria che imponesse un divieto assoluto di vendita di armi ai Paesi in guerra e chiudesse le vie commerciali soprattutto del petrolio, non segnerebbe certo la fine del califfato e del terrorismo, ma sarebbe una mossa decisiva nella direzione giusta. Non si può nutrire il male che si vuol combattere”. E siccome, luce ai nostri passi è la parola del Signore, con le preghiere cattoliche e musulmane si è chiesto a Dio che doni al mondo la pace e la giustizia, dichiarando un sentito “No alla morte! No all’egoismo! No alla guerra! Sì alla Vita! Sì alla Pace!”, con cuore aperto e la convinzione che lo Spirito ci aiuterà a superare questo momento. “Sappiamo – disse Giovanni Paolo II – che la pace, nonostante tutto, è possibile, perché inscritta nell’originario progetto divino”. E così sia!
Stefania Bonadonna
