Verso il Convegno Ecclesiale di Firenze/3
Dal “RisVeglio Duemila” N. 40/2015
Continuiamo ad approfondire i contenuti del Convegno Ecclesiale di Firenze (9-13 ottobre 2015); questa volta ci occupiamo della “terza via” che sarà approfondita nei giorni toscani, quella dell’“educare”. Lo facciamo proponendo anche una testimonianza.
Educare. Tirar fuori la passione per ciò che è vero e bello
Educare è il tema scelto dalla Chiesa per il decennio 2010-2020. A che cosa e in che modo vogliamo educarci ed educare per realizzare la nostra umanità? Intanto, l’umanesimo oggi deve essere “integrale e integrante» (Laudato si’ 141) perché “tutto è connesso”. Questa “totalità integrata” non è un nostro prodotto ma un dono ricevuto: da qui gratitudine e responsabilità, non sfruttamento. Consapevoli che questo è un dono d’amore, da parte di un Padre nel quale siamo fratelli. L’educazione non può prescindere dalla relazione. Come educare? Prima di tutto “uscendo”: e-ducere è “tirar fuori”, non riempire di nozioni. Uscire dai luoghi comuni, dal dato per scontato; riscoprire la meraviglia e la passione per ciò che è vero e bello. Rimettere al mondo: l’educatore è in un certo senso un ostetrico, che fa nascere la nostra umanità più piena: con l’esempio prima di tutto, risvegliando la scintilla di infinito che è in ciascuno. Ne siamo capaci? O preferiamo rifugiarci nel sapere preconfezionato?
Imparare a credere
Scuola di teologia per giovani e adulti
“Imparare a credere” è un nuovo progetto che la diocesi di Alba sta mettendo in atto in collaborazione con la pastorale giovanile. Si tratta di un itinerario di formazione/reintroduzione al Cristianesimo, che si assume il compito di ridire la fede cristiana oggi, per reimparare a credere a Gesù Cristo nel contesto del mondo odierno. In tal senso si situa appieno nella linea del prossimo tema del Convegno ecclesiale di Firenze. Lo scopo primario è quello di ridare al laicato criteri adeguati e strumenti accessibili per vivere la fede nel quotidiano e per un approccio personale e comunitario alla Scrittura che sia maturo ed equilibrato. Destinatari sono coloro che desiderano riscoprire, o scoprire per la prima volta, l’annuncio evangelico nella sua capacità di dare forma concreta alla propria vita. La proposta, in tal senso, è aperta a tutti, ma con particolare attenzione alla fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni.
Dopo il primo anno di attività, gli iscritti sono circa 250. La scuola si svolge a livello vicariale, affinché si radichi meglio all’interno dei diversi contesti delle otto vicarie della diocesi. I temi e l’impostazione sono comuni, preparati di anno in anno da un équipe composta da preti e laici, tutti volontari. Le lezioni non vogliono essere conferenze frontali, ma si alternano momenti più “scolastici” a laboratori biblici e a confronti di gruppo. La direzione dei contenuti è stata pensata sulla linea della rilevanza umana della fede (antropologia teologica) e della sua reinterpretazione alla luce della cultura attuale.
Mantenendo dunque la centralità di Gesù, il sentire odierno esige che ci si muova prima di tutto a livello antropologico. Il vangelo è rivolto a un uomo che c’è, che ha delle domande, che non dà più per scontata la fede, né tantomeno il posto e il senso dell’esperienza religiosa nella sua vita.
A partire da questa esigenza ineludibile, l’itinerario viene pensato secondo una triplice scansione:
Primo anno: la dimensione umana della fede. Si approfondisce il senso umano della coscienza e delle sue relazioni (corpo, affetti, alterità, mondo) in rapporto alla tecnica, alla scienza, alla società consumistica per riguadagnare la percezione di Dio dentro le esperienze elementari della vita. Il momento biblico sviluppa una lettura ordinata dell’Antico Testamento che mette in evidenza come il racconto scritturistico narri della presenza di Dio nelle comuni parole ed esperienze dell’umano in quanto tali (creazione, sapienza, storia di Israele).
Secondo anno: la fede singolare di Gesù, il Figlio di Dio. Si parte dalla narrazione evangelica dell’evento di Cristo come fondamento dell’umanità degli uomini, fino al significato proprio della speranza cristiana.
Terzo anno: la chiesa che nasce dalla fede. A partire dalla narrazione di Atti e delle lettere del Nuovo Testamento si recupera il senso originario dell’esistenza della chiesa, nel suo fondamento teologico (Parola, Sacramento, Ministero), nella sua determinazione concreta (chiesa universale/locale, sinodalità), nella sua dimensione missionaria (vangelo e cultura, presenza e visibilità della chiesa nel mondo di oggi).
(fonte: www.firenze2015.it)