Educare alla vita buona del Vangelo. Riflessioni…

Educare alla vita buona del Vangelo. Riflessioni…

Dal ‘RisVeglio Duemila’ N. 20/2011
 
Iniziamo il nostro percorso sui passi del documento Cei per questo decennio, che ci invita a pensare, anzi a ripensare all’azione educativa sia a livello familiare che a livello sociale, nonché ecclesiale. Negli ultimi decenni del secolo scorso, a partire dagli anni ’70, siamo stati indottrinati da tutti i mass media alla ”miglior educazione possibile”, nel senso che ai genitori di allora veniva soffiata l’idea, che era un buon metodo educativo quello di non porre alcuno ostacolo, alcun paletto, alcuna regola ai figli, perché ciò avrebbe avuto come conseguenza il complesso d’eterna colpa la ”castrazione” spirituale dei figli e pertanto la parola d’ordine era”laissez faire”; altra idea dominante era l’abbattimento dell’autorità paterna perché aspetto retrogrado della società borghese, il padre doveva diventare un amico, un compagno di giochi, non doveva imporre i suoi valori, men che meno la sua fede, i figli avrebbero scelto in piena libertà e autonomia da grandi, da adulti. Le conseguenze di tale pedagogia sono ormai evidenti, sotto gli occhi di tutti.
Che significa allora ”emergenza educativa”? Ci può essere un emergenza, in un campo che richiede ”tempo, pazienza, accompagnamento”? Vi presentiamo questo passaggio dall’introduzione degli orientamenti pastorali ”Educare alla vita buona del Vangelo” secondo il quale ”chi educa è sollecito verso una persona concreta, se ne fa carico con amore e premura costante perché sboccino, nella libertà, tutte le sue potenzialità. Educare comporta la preoccupazione che siano formate in ciascuno l’intelligenza, la volontà e a capacità di amare, perché ogni individuo abbia il coraggio di decisioni definitive” (cfr par.5 cit. Benedetto XVI).
Se i genitori degli anni ’70 non hanno ”educato” i loro figli, ora diventati padri e madri, chi educherà la nuova generazione, nata nel nuovo millennio? Dovremo forse ripartire dai nonni? Oppure dai genitori, molti dei quali alle prese con i loro problemi esistenziali, professionali, spirituali?
Chi educherà chi?
Dal commento di Paola Bignardi al primo capitolo degli orientamenti pastorali offriamo alcuni spunti di riflessione su questi aspetti; il primo è un domanda: ”la situazione di oggi è responsabilità dei giovani, o di una generazione adulta che non ha dato loro punti di riferimento, valori cui ispirarsi, ideali nei quali credere?”. Il secondo spunto esprime invece un giudizio: ”nelle nuove generazioni oggi si riflette la crisi di un mondo adulto chiuso in sé stesso, che ha perso la dimensione generativa e oblativa della vita e che in tal modo è diventato sterile anche sul piano educativo”. Il terzo punto afferma che ”nel contesto sociale di oggi non si può non dire che educare è difficile e mette alla prova la maturità e la responsabilità degli adulti, in forme diverse nei diversi contesti”. Completiamo il nostro quadro introduttivo con le parole del Santo Padre quando ci avverte che ”oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti e rischiamo di diventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini senza speranza e senza Dio in questo mondo. Proprio da qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa: alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita”.
Vogliamo con questa introduzione aprire il dialogo con tutti i soci e lettori genitori sugli aspetti educativi, per realizzare un breve sondaggio sul tema; chiediamo la vostra collaborazione affinché i nostri discorsi e il nostro impegno educativo nelle parrocchie parta dal vissuto quotidiano. Alle quattro domande qui proposte, vi chiediamo di rispondere indicando la vostra età e il numero dei figli e specificando se siete padre o madre.
–                   Che cosa significa per te padre/madre ”educare” tuo figlio?
–                   Quali sono gli aspetti più importanti nell’educazione?
–                   È importante per voi genitori ”mettere dei paletti”, dei confini all’esuberanza dei vostri figli? Se sì, quali sono?
–                   Quale valore vostro vorreste che vostro figlio accogliesse come ”eredità spirituale”?
Aspettiamo le vostre risposte per poter continuare ad approfondire insieme l’argomento.
Maurizia Bubani