27/03/2015

Caritas: Il Report 2014 del Centro di Ascolto

Caritas: Il Report 2014 del Centro di Ascolto
 
Dal “RisVeglio Duemila”  N. 12/2015
 
 
Un bilancio sulle attività realizzate l’anno scorso, i dati, le statistiche, le nuove povertà e il fenomeno dell’immigrazione; le problematiche presenti ma anche i progetti e le idee portati avanti con determinazione e disponibilità, il tutto alla luce della Parola del Vangelo che invita sempre ad aprire il cuore al bisognoso.
 
“La Caritas ha il compito di camminare accanto al povero, condividendo la fatica del vivere e testimoniando la gioia e la speranza del Risorto”
 
Dal 1° marzo 1999, giorno in cui iniziammo il cammino del Centro di Ascolto diocesano Caritas secondo le linee suggerite dalla Caritas nazionale, sono ormai passati 16 anni. Sicuramente la realtà è molto cambiata. Sono cambiate le persone che si rivolgono a noi, i bisogni e le richieste che ci portano, è cambiata la società che ci circonda e anche noi siamo cambiati in relazione anche alla comunità cristiana. Abbiamo cercato, anche se spesso non siamo riusciti ma continuiamo a cercare di farlo, di farci prossimo per accogliere, consolare, condividere, com-patire l’altro; nel silenzio, con attenzione, con stupore perché l’altro è sempre nuovo e bisogna lasciar sempre spazio e speranza al cambiamento. Ascoltare l’altro come persona (e non solo i bisogni che porta) ci conduce a vederlo nella sua totalità, portatore di storie personali (a volte dolorose), di relazioni (a volte spezzate), ma anche di tante risorse (troppo spesso sopite) e capace di nuove conquiste. Ascoltare l’altro nella sua totalità come persona ci porta inevitabilmente a uscire dal nostro ufficio per aprirci alla società civile. Solo lavorando insieme in un’ottica di alleanza (che supera la semplice rete) per il bene comune si possono dare risposte più significative a chi chiede aiuto. È un colorare anche di relazioni il principio di sussidiarietà; dove ogni soggetto è disposto a mettersi in discussione e in gioco per creare nuove strade e non il limitarsi ognuno a fare il proprio pezzetto per quanto grande o piccolo che sia.
 
Ascoltare l’altro nella sua totalità come persona ci porta sempre più alla comunità cristiana perché ognuno di noi fa parte della famiglia cristiana della nostra diocesi, e in una famiglia un occhio particolare si offre a chi sta attraversando in quel momento un periodo difficile. Gli si dedica del tempo, gli si sta vicino, gli si asciugano le lacrime e si patisce con lui, si sostiene per nuovi passi (senza a lui sostituirsi). Ascoltare l’altro nella sua totalità ci porta a non fermarci al cercare di soddisfare le singole richieste, ma a cercare di essere antenna a servizio della comunità.
 
Captare i bisogni, essere in ascolto non solo delle povertà ma anche riflettere sulle cause che la determinano, sugli stili di vita, per cercare, insieme agli altri soggetti, risposte non solo “riparatrici ma anche generatrici” di bene. Ecco perché raccogliere i dati: non per elencare le poche o tante attività intraprese, ma per essere un piccolo strumento di riflessione (per la comunità civile e quella ecclesiale), nella semplicità, senza pretese di completezza, e con un profondo rispetto per le tante persone incontrate. In questa pagina ecco allora solo alcuni dati: il report completo è presente nel link del Centro di Ascolto all’interno del sito della Caritas diocesana: www.caritasravenna.org
 
Le persone incontrate
Una prima attenzione va all’affluenza delle persone che in questo ultimo anno abbiamo incontrato.
Rispetto al 2013 quando avevamo registrato 5530 passaggi, nel 2014 abbiamo aperto la nostra porta 6212 volte registrando un aumento di +12,33%. Se lo confrontiamo con i passaggi avuti nel 2008 (l’anno preso di riferimento come identificativo per l’inizio della crisi economica) quando erano stati 2696 registriamo un aumento di +209%. Tali cifre riguardano i passaggi: molte persone sono venute una sola volta, la maggior parte invece torna periodicamente perché con loro si avvia un accompagnamento di sostegno che si traduce in un percorso. Sono dati significativi se si pensa anche che riguardano il solo Centro di Ascolto diocesano e che in questi anni numerose sono state le parrocchie che hanno aperto un punto di ascolto. Se poi si aggiungono le presenze registrate nel mese di agosto quando vengono distribuite le sportine pasto in sostituzione del servizio mensa offerto dalla Mensa della Fraternità di San Rocco si passa da 6212 a 7649 presenze registrate.
Ponendo ora l’attenzione sui nuclei incontrati emerge come abbiamo accolto 1154 nuclei diversi (nel 2013 erano stati 1059), registrando così un +9%.
Se calcoliamo la composizione numerica dei singoli nuclei si arriva a un totale di 3285 persone sostenute attraverso i servizi erogati quotidianamente dal Centro di ascolto (senza in questo registrare le persone sostenute nel mese di agosto per le sportine pasto). Di questi 1068 persone erano italiane (32,5%), 2082 di cittadinanza non italiana (63,5%), di 84 il dato non è registrato. 348 sono stati i nuclei nuovi (491 persone; 34% italiani e 59,2% stranieri, 6% doppia cittadinanza). Se confrontiamo questi ultimi dati vediamo come fra i “nuovi poveri” la percentuale di italiani aumenta rispetto al dato relativo alla percentuale relativa agli italiani già conosciuti negli anni precedenti.
A questo dato è da accompagnare sicuramente anche quello di numerosi rimpatri di famiglie straniere a cui abbiamo assistito anche nel corso del 2014.
 
L’età, il lavoro, i Working Poors e le famiglie numerose
Anche nel 2014 si attesta forte la presenza di famiglie giovani-adulte: in 367 nuclei (31,8%) il capo famiglia ha dai 35 ai 44 anni; in 279 nuclei (24,17%) ha dai 45 ai 54 anni, e in 251 nuclei (21,75%) ha dai 25 ai 34 anni. Ancora una volta coloro che sono considerati “la forza lavoro” di un Paese si trovano sempre più costretti a chiedere aiuto e non sono autosufficienti. Spesso ascoltiamo persone demoralizzate che tendono a perdere la speranza di trovare un lavoro, alcuni l’hanno già persa e in questi casi cerchiamo di fare sentire loro la nostra vicinanza e di spronarli a non arrendersi. Sempre più in questo anno abbiamo ascoltato persone che denunciavano la totale assenza di entrate. Molte aziende hanno esaurito la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione e sempre più persone non usufruiscono più di questi ammortizzatori sociali. Abbiamo ascoltato sempre più persone che hanno contratti a chiamata e che vedono ridursi progressivamente il lavoro e quindi le entrate. Torna il fenomeno dei cosiddetti working poors, i “poveri nonostante il lavoro”.
Diamo uno sguardo alla composizione dei nuclei famigliari. Se parliamo di famiglie senza figli minori i nuclei italiani si attestano a 145 rispetto agli 86 stranieri ma quando si inizia ad analizzare il numero dei figli la forbice fra italiani e stranieri si allarga sempre più. 172 sono i nuclei stranieri che hanno un figlio minore rispetto ai 77 italiani; 135 sono i nuclei stranieri che hanno 3 figli minori rispetto ai 24 italiani; e ben 28 sono i nuclei stranieri che hanno 4 figli minori rispetto ai soli 6 nuclei italiani. Ricordiamo che tutti gli studi ormai concordano nell’affermare che maggiore è il numero dei figli minori maggiore, nel nostro paese, è la fragilità economica a cui è esposta la famiglia e che in Italia il “fattore famiglia” non è sufficientemente preso in considerazione sia nelle politiche di contrasto alla povertà sia in quelle di sostegno a tutta la cittadinanza.
 
Italiani e stranieri
Su 1154 nuclei 325 (28,10%) provenivano dall’Africa (di cui 122 dal Nord Africa), 726 (62,9%) provenivano dall’Europa (di cui 430 (37,25%) dall’Italia e 170 (14,65%) dall’Europa dell’Est); 4 provenivano dalle Americhe; 24 dall’Asia di cui 4 dal Medio Oriente e 10 dai Caraibi.
Fra le 60 nazionalità incontrate le maggiormente rappresentate sono state la Nigeria con 125 nuclei, l’Albania con 90 nuclei, il Marocco con 77, la Romania con 71, il Senegal con 34, la Tunisia con 27, la Moldavia con 24, la Polonia con 19, la Macedonia con 18, l’Ucraina con 17, la Bulgaria con 14, il Camerun e l’Algeria con 13, Pakistan e Bangladesh con 8, Serbia-Montenegro e Eritrea con 7, Cuba Egitto e Bosnia Erzegovina con 6, Russia con 5 e Filippine con 4.
Fra queste nazioni segnaliamo come presenti per la prima volta il Pakistan, il Bangladesh, l’Eritrea, l’Egitto, la Bosnia-Erzegovina e le Filippine. Facendo un confronto con i dati relativi agli anni appena trascorsi notiamo come nella maggior parte dei casi esiste una certa stabilità rispetto alla presenza delle persone straniere delle nazionalità maggiormente rappresentate. Se invece guardiamo nel suo complesso il “fenomeno dell’immigrazione” (che si è avvicinata a noi), notiamo come sia quello che nel corso degli anni ha avuto maggiori cambiamenti. Siamo passati da una prima fase dove gli stranieri erano, nella maggioranza dei casi, uomini soli che erano qui per lavorare e inviare il denaro alle famiglie nei paesi d’origine.
Col passare degli anni abbiamo assistito prima ai ricongiungimenti famigliari e poi al nascere dei figli (e a successivi ricongiungimenti anche con i genitori anziani venuti per accudire i nipoti).
Molte famiglie straniere avevano acceso mutui e acquistato abitazioni.
Ora le situazioni sono profondamente cambiate. Molte case sono andate all’asta (e questo anche per gli italiani) e negli ultimi anni vediamo sempre più famiglie che prima del rimpatrio provano con le coabitazioni. Il rimpatrio rimane “l’ultima spiaggia” e spesso viene vissuto come fallimento del proprio progetto di emancipazione non solo a livello personale da parte del soggetto stesso ma anche da parte dell’intera comunità del paese natio (perchè non essendo riuscito a mantenere la propria famiglia si è dimostrato di non essere affidabile e quindi faticano a trovare lavoro anche al rientro).
Ancora più difficile diventa il rimpatrio per chi ha i figli nati o cresciuti in Italia che non riconoscono come loro la lingua e la cultura del Paese d’origine dei genitori.
 
Gli aiuti alimentari
Lavorando in rete con le assistenti sociali abbiamo sostenuto molti nuclei con la fornitura di pacchi viveri (un pacco al mese per i nuclei che hanno fino a tre componenti famigliari, un pacco ogni 15 giorni per i nuclei con 4 o 5 componenti famigliari, un pacco ogni 10 giorni dai 6 componenti in su).
Nel 2014 abbiamo consegnato 4755 pacchi viveri (+ 9,66% rispetto al 2013). Se confrontiamo con il 2008, dove erano stati consegnati 1993 siamo a +145%. Se invece consideriamo il 2004 vediamo come in 10 anni siamo passati da 664 a 4755 (+616%). Sono dati significativi se si pensa che ad essi vanno sommati tutti i pacchi che vengono dati dalle 11 parrocchie che lavorano in rete con noi in città (S. Biagio, S. Maria del Torrione, S. Maria in Porto, S. Paolo, S. Rocco, S. Severo, S. Simone e Giuda, S. Vittore, SS. Redentore, S. Pier Damiano, S. Giuseppe Operaio) e da altre 9 nei restanti vicariati della diocesi (Porto Corsini, Marina di Ravenna insieme a Punta Marina, Lido Adriano, Cervia, Sant’Alberto, Mezzano, Argenta, Portomaggiore).
Nel mese di agosto sono state fornite 1437 sportine pasto in sostituzione del servizio della Mensa della Fraternità di S. Rocco.
 
Altre risposte…
In collaborazione con il Magazzino Mobili Caritas è stato fornito mobilio a 69 famiglie. Sono stati consegnati 12 set ospedalieri.
Con la campagna Regalo di Natale sono stati raggiunti 568 bambini.
Con il progetto “Tutti i bambini vanno a scuola”, attuata insieme al Tavolo delle Povertà, sono stati sostenuti 368 studenti di scuole di diverso ordine e grado.
Attraverso il progetto “Adozioni a vicinanza” sono state aiutate in modo diverso numerose famiglie residenti nella nostra diocesi.
 
Altri approfondimenti nel report completo in allegato
 
Grazie di cuore!!!
Un grazie di cuore ai 42 volontari e collaboratori che anche in questo anno hanno permesso lo svolgimento quotidiano delle diverse attività del Centro.
Un grazie di cuore a chi ci ha sostenuto con la preghiera, le offerte e le donazioni.
Un grazie di cuore a chi, bussando alla nostra porta, si è fidato di noi e ci ha permesso di condividere un pezzetto della stessa strada e di crescere insieme nell’incontro reciproco!
 
 
Raffaella Bazzoni, Coordinatrice Centro di Ascolto Caritas