 
				Tenete vivo il fuoco della memoria
Che cosa sarebbe una mattina senza incontrarLo ancora, senza poterLo riconoscere presente, una mattina in cui vincesse la distrazione o il formalismo? Che cosa sarebbe la vita senza di Te, Cristo? Sarebbe davvero insopportabile. Solo rendendoci conto di questo, possiamo capire quale grazia accade ogni mattina, quando il Signore ci sceglie di nuovo destandoci dal sonno per farsi sentire compagno del nostro cammino, tirandoci fuori dalla smemoratezza per poterLo riconoscere ancora vivo, per farci capire chi è Lui.” La piazza ha ascoltato in un silenzio, quasi irreale, quelle parole e poi ha pregato le lodi con una compostezza che sembrava quasi di essere in un convento di clausura all’ora della preghiera e questo è sicuramente un segno dell’unità di questo popolo.
Don Carron saluta papa Francesco esprimendo il sentimento di tutti: “Siamo felicissimi di poterLa incontrare in un anno così significativo della nostra storia. La ringrazio di cuore, a nome di tutti i miei amici qui giunti da tutto il mondo, per questo gesto di paternità verso il popolo nato dalla testimonianza di don Giussani.”
E per il Santo Padre è chiaro che “Tutto, nella nostra vita, oggi come al tempo di Gesù, incomincia con un incontro.” Poi indica che “Il luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù Cristo verso il mio peccato. È grazie a questo abbraccio di misericordia che viene voglia di rispondere e di cambiare, e che può scaturire una vita diversa. La morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi decide di essere coerente e ci riesce, una sorta di sfida solitaria di fronte al mondo. No.
 Questa non è la morale cristiana, è un’altra cosa questa. La morale cristiana è risposta, è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura ‘ingiusta’ secondo i criteri umani, di Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da me”.
Poi papa Francesco ricorda l’anniversario della nascita di CL e afferma con certezza che “Dopo sessant’anni, il carisma originario non ha perso la sua freschezza e vitalità.” E che “Però, ricordate che il centro non è il carisma, il centro è uno solo, è Gesù: Gesù Cristo! Quando metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale, il mio modo di attuarlo, io esco di strada. Tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere “decentrati”: al centro c’è solo il Signore!”. 
Amorevolmente poi il Santo Padre invita tutto il movimento a riflettere sul fatto che “Il carisma non si conserva in una bottiglia di acqua distillata” e fedeltà al carisma “non vuol dire “pietrificarlo”, giacché – ribadisce – è solo “il diavolo quello che “pietrifica””: “Il riferimento all’eredità che vi ha lasciato Don Giussani non può ridursi a un museo di ricordi, di decisioni prese, di norme di condotta. Comporta certamente fedeltà alla tradizione ma fedeltà alla tradizione – diceva Mahler – “significa tenere vivo il fuoco, e non adorare le ceneri”. Don Giussani non vi perdonerebbe mai che perdeste la libertà e vi trasformaste in guide da museo o adoratori di ceneri. Tenete vivo il fuoco della memoria di quel primo incontro e siate liberi!”. 
E da questa libertà, precisa papa Francesco, nascono “braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa “in uscita”. “Uscire” significa anche respingere l’autoreferenzialità, in tutte le sue forme, significa saper ascoltare chi non è come noi, imparando da tutti, con umiltà sincera. Quando siamo schiavi dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una “spiritualità di etichetta”: “Io sono CL” questa è l’etichetta; e poi cadiamo nelle mille trappole che ci offre il compiacimento autoreferenziale, quel guardarci allo specchio che ci porta a disorientarci e a trasformarci in meri impresari di una Ong”.
Papa Francesco al termine dell’udienza, con l’umiltà che lo caratterizza, ha chiesto: “Per favore non dimenticatevi di pregare per me!”
Sulla strada del ritorno era evidente in tutti la gratitudine al Santo Padre per “l’abbraccio” che aveva voluto darci riconfermando che “il centro è uno solo, è Gesù: Gesù Cristo!”
