9 Gennaio 2015

Isole di misericordia. Le parole del Papa per la Quaresima

Isole di misericordia
 
Le parole del Papa per la Quaresima
 
 
Dal “RisVeglio Duemila”  N. 7/2015
 
 
L’amore può guarire anche l’indifferenza, malattia mortale dei cuori e del mondo.
 
È una delle sfide più urgenti del momento, “reale tentazione” alla quale parla Francesco dedica quest’anno il messaggio per la quaresima: che è, nella spiritualità comune dei cattolici, il colore del tempo dal mercoledì delle Ceneri (18 febbraio) a Pasqua (5 aprile).
 
E se la malattia ha preso una dimensione mondiale (globalizzazione della indifferenza), globale deve essere anche la cura. Non potremo sentirci felici finchè qualcuno attorno a noi ancora soffre e lotta ogni giorno.
 
È il primo passo proposto da papa Francesco con le parole dell’apostolo Paolo:
“Se un membro soffre, tutte le membra soffrono” (1cor. 12, 26).
 
La ragione, nel linguaggio dei credenti cristiani, è fortissima: Dio non è indifferente. Ama sempre tutti per primo, fino a donarci suo Figlio (Gv 3,16).
 
Nel volto di ognuno dovremo scoprire: tratti di un fratello per il quale Gesù è morto e risorto. La prima cura è rivestirsi dei sentimenti di Cristo.
 
Il rito della lavanda dei piedi, il giovedì santo, dice il desiderio di lasciarci andare per primi, per imparare ad amarci. Diventare in Gesù un cuor solo e un’anima sola.
 
Il secondo passo è proprio questo: continuare a creare “isole di misericordia” nel gran mare dell’indifferenza. Creare spazi e momenti in cui ci si prende cura almeno dei più deboli, dei piccoli, dei poveri. Ci sono utili opere di misericordia da fare, ma anche una coscienza di fraternità da risvegliare de liturgie quaresimali vogliono essere eco dei profeti antichi e nuovi che scuotono dal sonno. Deve risuonare nel cuore di ognuno la domanda antica rivolta a caino: “dov’è tuo fratello?” (Genesi 4,9).
 
Restano preziosi gli elenchi di “opere” quaresimali sperimentate nei secoli, ma si colorano di tonalità e stili all’altezza di un nuovo umanesimo per i nostri giorni. È serena e condivisa convinzione, tra cristiani, che: “Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, si fa lui pure più uomo” (Gs 45 41). Cosi la preghiera è entrare in sintonia col cuore del Mistero, rivolgendo lo sguardo a Gesù, entrare in comune in dialogo con Lui.
 
I segni del nuovo umanesimo non sono un compendio di convinzioni, che pur esistono e resistono nel tempo, ma l’insieme di esperienze vive dei nuovi discepoli che, nel farsi carico delle ferite e delle necessità dei fratelli, manifestano briciole dello splendore dell’amore del Padre, che suo Figlio ci ha svelato.
 
Infine, ma non ultimo, dobbiamo prenderci il tempo necessario su la formazione del cuore. Cuori non più indifferenti sono cuori forti, saldi, aperti allo spirito di Gesù che continua a sospingerci sulle strade dell’amore. Cuori che conducono le proprie infinite povertà una che non hanno paura di spendersi umilmente con amore. E a cristo, fratello universale, chiediamo cento, mille volte al giorno: “rendi il nostro cuore simile al tuo”.
 
Tra i mari dell’indifferenza, e i rumori di terrore e di angoscia che ci inseguono, è urgente far crescere isole di misericordia su cui sbarcare.
 
 
Giuseppe Piancastelli